Il voto utile

Sabato pomeriggio: indegnamente stravaccata sul divano guardo fuori dalla finestra il cielo azzurro e le fronde agitate da un vento tiepido e mi dico: Quasi quasi potrei andare a votare adesso, così me la sbrigo subito. Detto fatto, mi alzo, mi do un’occhiata allo specchio e penso: A quest’ora non ci sarà nessuno, la gente ci andrà domani, non sto a cambiarmi. E così esco da casa con indosso pantaloncini dei tempi delle medie più magliettazza da combattimento e scarpe da tennis.
Avrei già dovuto insospettirmi quando, passando davanti al circolo Arci, ho visto la pista di bocce insolitamente deserta (di solito è affollata di umarells infervorati nel gioco, tra giocatori e spettatori), come anche avrebbero dovuto mettermi sull’avviso gli orti stranamente spopolati (qui a Bologna il comune, se un/a vecchio/a lo vuole, gli dà un orto da coltivare… e mooolti vecchi lo vogliono). Invece imperterrita ho proseguito fino alla mia ex scuola elementare, dov’era la mia sezione di voto. Ecco. Bene. Sono entrata e ci ho trovato mezzo quartiere. Essendo stata adocchiata contemporaneamente da almeno tre persone che mi salutavano da lontano, non ho potuto battere in ritirata. Così ho salito le scale, scambiato cenni di saluto e raggiunto la mia sezione: e qui, una coda di gente, tra cui la Rosa, la Rosy (mia dada di quand’ero piccola), la Giulia (una compagna di scuola che ha sempre sognato di diventare stilista e che forse, mentre mi squadra dall’alto in basso, riconosce perfino i miei pantaloncini delle medie), tre Luca (tra cui un mio cugino), i genitori della mia migliore amica, la mia maestra delle elementari con suo marito… insomma tutti. Tutti venuti con la convinzione di non trovare nessuno e fare in fretta (e tutti comunque vestiti meglio di me).
L’attesa si preannuncia particolarmente lunga anche perché arrivano vecchi in carrozzina, vecchi pencolanti su bastoni o stampelle, un vecchio con una specie di sondino infilato nel naso… a tutti costoro, ovviamente, viene data la precedenza, come arrivano entrano. Intanto in coda si comincia a chiacchierare, e dopo un po’ scopriamo che voteremo tutti allo stesso modo; anche chi aveva fatto un pensierino sul votare una qualche minima variante rispetto all’ortodossia conclamata si riallinea al pensiero del voto utile. A questo punto, accertata una tale unità d’intenti ed esauriti i vari convenevoli, il leitmotiv della conversazione diventa: “Speriamo di vincere al primo turno”. Credo di avere sentito pronunciare, in quella mezzora di attesa, questa frase in tutte le possibili sfumature e declinazioni.

Finalmente arriva il mio turno, do tessera e carta d’identità e mi ritrovo in mano quattro schede di cui una – quella del comune – sembra un lenzuolo matrimoniale. Mi ritiro per votare, estraggo dalla tasca il mio foglietto su cui ho scritto i vari cognomi per le preferenze, e comincio a compilare: scheda per il presidente di quartiere, scheda per il comune, per la provincia e per il parlamento europeo.
Non so perché al momento del voto vengo sempre presa da un’ansia da competizione per cui devo essere velocissima, ho questa sindrome da Voto più veloce del nord-est, quindi segno, scrivo, controllo di aver comunque segnato il simbolo giusto, piego ogni lenzuolo con grande destrezza, esco e con immenso orgoglio (per l’avere votato, non per la velocità) infilo personalmente le quattro schede nelle rispettive urne.
La signora anziana che mi restituisce i documenti esclama compiaciuta: “Soccia*, che velocità!”, al che io rispondo: “Eh, mi ero preparata a casa!”. E un’altra vecchia, di rimando: “Eeeeehhh, quando c’è la giovinezza…”. Esco compiaciuta; intanto perché realizzo che finché circoleranno anziani di quell’età io anche tra dieci anni sarò ancora definita una giovincella; ma soprattutto mi si estende un gran sorriso sul viso perché anche stavolta, come sempre, ho dato il mio voto; è solo un piccolo voto tra altri milioni (o centinaia di migliaia, nel caso delle amministrative), ma è comunque la mia opinione. Votare è il mio antidepressivo preferito, è una delle cose che mi riempie il cuore di gioia. Di sicuro, almeno in questo senso, mi è utile, eccome.

Mi spiace solo che la mia circoscrizione sia il nord-est; al nord-ovest si è candidata, per il parlamento europeo, una delle mie scrittrici preferite: Bianca Pitzorno, nelle liste di Sinistra e libertà. Per lei avrei davvero trasgredito alla regola del voto utile, non avrei esitato a votarla. Spero che ce la faccia, perché fa parte di quelle persone serie e preziose che non si fanno eleggere per “entrare in politica”, ma perché hanno degli ideali da portare avanti. Buon voto a tutti, scoraggiati compresi, e speriamo in bene…

 

*Colorita espressione bolognese decisamente poco raffinata ma molto usata e da pronunciarsi con la S più grassa e pastosa che si possa immaginare.


9 commenti on “Il voto utile”

  1. commediorafo ha detto:

    Ieri alle 19e30 da me c’era pochissima gente. Chissà, magari un modo diverso di vivere le elezioni, o il fatto che a Verona si sia votato (e si stia votando) solo per provinciali ed europee, da alcuni sentite più lontane rispetto alle comunali, chissà…
    Vabbè, vedremo se i miei voti sono stati utili o meno!
    Massimo

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  2. lauraetlory ha detto:

    A Roma eravamo veramente quattro gatti. Dell’Europa non frega niente a nessuno e la colpa, ancora una volta, è di chi non ha fatto nulla perché la gente capisse l’importanza di esserci e di partecipare… Però, a pensarci bene, perché la *ggente* vuole tutto a pappa fatta? Perché nessuno cerca di capire? Dov’è finita la curiosità? E la responsabilità? Mi sa che voi di Bologna, con tutti quei bei vecchietti, siete un’isola felice.
    Laura

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  3. flalia ha detto:

    Massimo: in effetti anch’io mi accorgo di dare spontaneamente più importanza alle comunali che non alle europee… anche perché i risultati delle europee non erano quelli che speravo, quindi mi aggrappo alle comunali…:-D Riguardo al voto, penso che sia sempre utile, per chi lo dà! :-))

    Laura: be’, diciamo che il dato positivo è che l’Italia risulta il Paese con la maggiore affluenza al voto; questo è comunque un dato positivo, nel resto d’Europa l’astensionismo è stato molto più elevato. Mi spiace, io credo nell’Europa, era il sogno dei nostri nonni un’Europa unita e in pace… Non a caso sono più i vecchi che i giovani a tenere al voto e a onorarlo: loro hanno sperimentato cosa vuol dire non poter votare e cos’è un’Europa divisa.

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  4. kittymol77 ha detto:

    Anch’io sono andata a votare appena aperti i seggi. Affluenza ma senza code. La cosa che più mi ha urtato, in queste specifiche elezioni, sono state le motivazioni di alcuni amici astensionisti o che hanno votato “scheda nulla” per protesta. Come se il non votare e sentirsi parte del “partito dell’astensione”, come osano poi chiamare se stessi, avesse una qualche nobiltà sconosciuta e significativa. O che il fare scheda nulla, scarabbocchiando una cazzata sulla scheda, fosse chissà quale atto rivoluzionario. Non capire che la democrazia si costruisce ogni volta attraverso quel votare, quel partecipare, accettando di mettere da parte vse stessi e il proprio narcisismo e facendo una scelta per il paese, non per soddsfare se stessi e un bisogno di protagonismo alla rovescia che definire da sfigati rivoluzionari senza rivoluzione in cui mettersi davvero in gioco, è fare una scelta sì, ma contro i propri interessi. Che, alla fine, sono per tutti quelli minimi di vivere in un paese democratico, in pace, con dei valori condivisi e regole rispettate uguali per tutti.

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  5. flalia ha detto:

    Kittymol: sottoscrivo ogni parola del tuo commento. Anch’io non capisco l’astensione o la scheda nulla, non si dimostra niente in questo modo, si subisce solo…

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  6. lauraetlory ha detto:

    @ilaria, come invidio il tuo poterti rinfilare i pantaloncini delle medie !
    :-))))
    lory

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  7. isabel49 ha detto:

    L’ultima parte del post è esattamente il mio pensiero.
    “Persone serie che portano avanti un ideale!”, io vorrei che in politica vengano presi in considerazione persone così, che si battono in nome di una nazione migliore e non per qualcos’altro.
    Hai ragione cara, quelle schede un vero lenzuolo.
    Buon pomeriggio, un saluto.
    Annamaria

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  8. utente anonimo ha detto:

    Mi trovo appieno ,non capisco e ritengo il voto un momento di godimento ..pochi ne restano.Mi è risultato difficile solo far capire a mia madre novantenne come chiudere il lenzuolo!Spero anchi’io per Bianca che era la scrittrice amatissima die miei alunni delle medie!Grazie
    Tinti

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  9. flalia ha detto:

    Lory: eh eh, da questo punto di vista in effetti posso ritenermi fortunata 🙂

    Annamaria: ciao, buona domenica! 🙂

    Tinti: purtroppo le due sinistre (scioccamente – a mio parere – divise) non hanno ottenuto neanche un seggio e dunque Bianca Pitzorno resterà a Milano, speriamo a scrivere nuovi romanziii!!! :-))

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