Perché cantando il duol si disacerba

Oggi ho letto questobellissimo racconto di Decano e mi è subito venuta in mente questa storia di famiglia (che non c’entra niente col suo post ma c’entra molto con la forza della musica).

Durante la guerra la famiglia di mio padre viveva in un piccolo paese in provincia di Ancona. Erano tempi bui per tutti ma a causa delle loro opinioni politiche per loro la vita era particolarmente difficile. Uno zio di mio padre, che aveva appunto perso il lavoro, non riusciva a mettere insieme una cena ogni sera per la sua numerosa famiglia. Ma anche quando non c’era niente da mangiare lui e la moglie apparecchiavano ugualmente la tavola addobbandola di tutto punto, con la tovaglia migliore e il servizio buono. Poi, mentre moglie e figli sedevano ognuno al proprio posto di fronte al piatto vuoto (e quando scrivo vuoto intendo proprio vuoto), lui impugnava il suo amato violino e suonava per loro. Quella musica era la loro cena. E mia nonna, che spesso partecipava a queste “cene”, racconta che quella musica riusciva davvero a confortare la famiglia e anche a lenire la fame e l’ingiustizia. Secondo lui la musica, se unita alla buona coscienza, poteva nutrire più di un pollo arrosto. E non solo la musica: perché lo zio era capace di raccontare storie che facevano sbellicare dalle risate e amava moltissimo la sua famiglia; il calore e l’allegria che sapeva trasmettere permetteva a tutti di essere felici anche senza mangiare tutti i giorni (so che suona patetico e buonista ma se conosceste i miei familiari vedreste che sono ancora tutti più o meno fatti così e lo trovereste naturale). Questo zio era, un po’ come tutti nella mia famiglia paterna, un uomo sorridente e capace di volgere al meglio ogni situazione. Pensate che fu perfino incarcerato e torturato ma quando uscì, nonostante fisicamente facesse impressione, era sorridente e allegro come prima. E naturalmente tenne subito un concertino.

Quando vado al cimitero, visito sempre la sua tomba, anche se non l’ho mai conosciuto di persona. Sulla lapide, sotto al suo nome, è scritto a chiare lettere: Medico Musicista Uomo libero.

E penso sempre che voglio vivere in modo da meritare anch’io un simile epitaffio!


25 commenti on “Perché cantando il duol si disacerba”

  1. PaoloFerrucci ha detto:

    Lo meriterai, mia Flalietta! :)*

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  2. diegodandrea ha detto:

    Si, è vero, la musica è nutriente e può persino saziare… l’epitaffio, poi, lo sceglierei volentieri (ed in parte, forse, l’ho già fatto) come dichiarazione d’intenti per la mia esistenza!
    Bellissimo post!
    BAcio D

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  3. lauraetlory ha detto:

    La tua famiglia… solo da una famiglia così potevi uscire tu. Io e Lory abbiamo concordato sul fatto che il personaggio di Vanessa Romanelli su Mistero Etrusco ci ricordava te. Anche fisicamente. Anche se non ci conosciamo. Ma lei è forse troppo rigorosa, un po’ seriosa. Tu, ne sono certa, sei migliore del pur bello personaggio di Ferrucci. Che bella famiglia la tua. Che bella persona sei tu.
    Laura

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  4. commediorafo ha detto:

    Aveva ragione Colui che diceva “Non di solo pane vive l’uomo”!
    Massimo

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  5. Decano ha detto:

    Ci sono persone, apparentemente comuni, che nei momenti più difficili manifestano una forza e un’ umanità straordinarie e ti fanno capire che davvero siamo fratelli…
    Sarebbe bello ricordarlo sempre. 🙂

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  6. OzzyRotten ha detto:

    Un’altra dimostrazione della bella (e tutta italiana) arte di sapersi arrangiare. Di più, accontentarsi, direi. Anche se di niente nella pancia, purtroppo, tanto nel cuore e nell’anima.

    Commovente storia. Da far leggere a quei mocciosi imbecilli e stupidi che ancora oggi disegnano svastiche e fasci ai bordi delle strade. Nel caso loro, il violino servirebbe a farglielo ingoiare dalla parte della cassa.

    Benediko.

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  7. PaoloFerrucci ha detto:

    Sono contento che Laura e Lory vedano un’affinità fra Ilaria e la mia Vanessa Romanelli. Perché ce la vedo anch’io, con l’unica differenza che Vanessa ha degli atteggiamenti più distaccati, è più dura e diffidente. Ilaria, invece, non ha questa corteccia, la sua è più sottile e morbida, lascia trasparire quell’assoluta dolcezza d’animo che in Vanessa è molto più nascosta, e forse non è nemmeno così profonda come quella di Ilaria; perché Vanessa è comunque condizionata dal suo status sociale, cosa che in Ilaria è assolutamente assente.

    Poi, sono quasi sicuro (senza un vero motivo, ma lo sono) che, come Vanessa, anche Ilaria abbia la pelle chiarissima e la fisionomia nordica, se non anglosassone.

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  8. ondalungablu ha detto:

    è un racconto molto bello il tuo, come è bella la prassi di visitare la sua tomba…era un medico nel senso più alto del termine…anche dello spirito

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  9. flalia ha detto:

    Diego: allora siamo sulla stessa linea d’onda (be’, era già abbastanza chiaro)! Mi sembri sulla buona strada 🙂 Un bacio :-*

    Grazie Laura! E grazie anche a Lory, che onore essere paragonata a Vanessa! Anch’io mi sono sentita abbastanza simile a lei, tranne per il suo essere così “dura” e distaccata! Ciao 🙂

    Massimo: sì, ne sono profondamente convinta e non smetterò mai di crederlo. 🙂

    Decano: sì, sono quelle persone comuni che anche nei momenti più tragici ti fanno avere una fiducia nell’umanità. Grazie per avermi involontariamente ispirato il post!

    Caro Ozzy, hai ragione sull’arte di sapersi arrangiare e anche sugli odierni fascistelli d’accatto.

    Paolo: grazie!!! Se perfino il creatore di Vanessa approva la somiglianza mi sento davvero lusingata! E’ vero, ho la pelle chiara e non sono un tipo mediterraneo…

    Ondalungablu: hai ragione. E curare lo spirito è importante quanto curare il corpo, secondo me. Ciao!

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  10. lauraetlory ha detto:

    Bello il tuo racconto, ha evocato atmosfere a me care perchè legate al ricordo di persone che hanno influenzato la mia vita e che ora non ci sono più. Bello, perchè ogni tanto c’è bisogno di ricordare quell’Italia sana, ricca di valori e di principi che sono immutabili nel tempo. Bello, perchè mi fa venire voglia di conoscere la tua famiglia, la nonna, le zie, tuo padre e anche tua sorella che per certi versi mi ricorda la mia, l’ultima della covata, quella a cui, causa nove anni di differenza, ho fatto e faccio un po’ da mamma.
    Un bacio
    Lory

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  11. lauraetlory ha detto:

    E’ la seconda volta che capita: io che lascio un commento sul tuo blog mentre tu lo lasci nel mio. Che sia una qualche forma di telepatia?
    Lory

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  12. biancac ha detto:

    Saper vivere da Uomo Libero è davvero il più grande dono che si possa fare a se stessi e a chi si ama.

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  13. flalia ha detto:

    Lory: mi piace questa “sintonia” nel postare! Hai ragione, nella nostra cultura ci sono valori che è bello ricordare sempre (dato che tanti difetti ce li troviamo fin troppo sotto agli occhi!)

    Bianca: sì, la libertà interiore, la vera libertà, è uno dei valori più grandi e luminosi, uno di quelli cui tengo di più; per questo amo trovare esempi positivi attorno a me 🙂

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  14. silvii ha detto:

    La descrizione che tu fai della tua famiglia, ad iniziare dagli avi, ha sempre un non so che di romantico e affascinante, e il tuo modo di raccontare le cose e gli avvenimenti ha una tenerezza che lascia trasparire affetto! Leggerti è sempre un piacere e ti assicuro che fa bene al cuore!
    Un bacio
    Silvia

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  15. MariaStrofa ha detto:

    Straziante, anche se raccontato con gioia e leggerezza.

    ciao

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  16. flalia ha detto:

    Grazie Silvia, mi hai detto una cosa bellissima!

    Ciao Maria, grazie 🙂

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  17. latendarossa ha detto:

    Bellissimo epitaffio. Mi fa pensare a certi personaggi dell’antichità. Ecco, penso che lo zio sia un eroe degno di quelli antichi 🙂

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  18. flalia ha detto:

    Grazie, Marcello. Sì, persone come lui – e chissà quante ce ne sono tuttora in giro, solo che non fanno notizia – hanno una dignità e una forza interiore che li elevano a exempla, credo.

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  19. cappelliavolute ha detto:

    Anche mio nonno è così. Tempo fa, una sera, stava male. Era in condizioni veramente orribili a vedersi e io, mia nonna e mia zia eravamo spaventate a morte e cercavamo di convincerlo a farci chiamare la guardia medica. Niente da fare: lui era seduto a capotavola, il suo posto da pater familias da una vita, e per tutta la sera non ha fatto altro che fare battutacce sulla sua presunta prossima dipartita, finchè non ci ha definitivamente convinte (o almeno, ci ha convinte a far finta di essere convinte…) che, dopo tutto, se fosse morto così sarebbe stata una “bella” morte: mica tutti muoiono dal ridere… E che ci possiamo fare, noi?! CI tocca tenercelo così…

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  20. flalia ha detto:

    Che nonno, CaV! A volte mi chiedo se questo tipo di persone sono destinate a sparire per sempre. Cioè, intendo dire che guardando già alla generazione dei miei genitori o alle nostre, non vedo caratteri così stravaganti o personalità così “avventurose” come ne trovo negli anziani…

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  21. cappelliavolute ha detto:

    Forse hai ragione. In effetti non mi capita di vedere spesso in giro caratteri del genere. Forse dipende dal fatto che, in un momento in cui c’era poco, durante la guerra o il dopoguerra, bisognava ingegnarsi per trovare altro altrove. E chi riusciva a essere contento anche in quella situazione diventava così! =)

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  22. flalia ha detto:

    Sì, sicuramente dipende da quello, CaV. Secondo me c’entra anche il fatto che non erano cresciuti tutti “con lo stampino” come noi. Io ho sempre notato che gli anziani hanno ognuno un proprio modo di parlare che li distingue spesso oltre che da noi giovani anche dai loro stessi coetanei. Probabilmente anche a causa di un’istruzione meno standardizzata rispetto alla nostra, non so…

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  23. cappelliavolute ha detto:

    Vero. Soprattutto in un periodo in cui arrivare oltre i primi anni di superiori era una cosa rara. Il mio bisnonno era poco istruito, ma scriveva poesie in dialetto veronese che facevano sbellicare dalle risate! Aveva un’acutezza tutta particolare nel guardare il mondo (io non l’ho conosciuto, lo deduco dalle poesie…). Mio nonno, invece, ha tre lauree e ancora adesso frequenta master universitari e sta prendendo la patente europea per il computer… Dice che gli serve per “tener vivo il cervello”!

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  24. flalia ha detto:

    Accidenti, CaV, che nonno! Tiene più lui vivo il cervello di noi che siamo giovani, mi sa! 😉

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  25. cappelliavolute ha detto:

    Eccome!! Ogni volta che tira fuori una di queste iniziative, mia nonna minaccia il divorzio (è 40 anni che lo minaccia…!) =)

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