Deformazioni professionali
Pubblicato: 21 dicembre 2016 Archiviato in: riflessioni, uomini al lavoro | Tags: psicanalisi, teorie bislacche 7 commentiAccade che un giorno la signora Ansiolina decide di recarsi da uno psichiatra per farsi prescrivere di sua iniziativa un calmante. Poiché non le va di prendere l’autobus, si fa accompagnare dal marito – abituato a fungere anche da autista – il quale, già che c’è, la aspetta in sala d’attesa. Lo psichiatra le prescrive il farmaco ma assieme a qualche colloquio – benché Ansiolina trovi questa precauzione del tutto superflua; lei non ha problemi interiori ma solo un po’ di fastidiosa tachicardia – e quando, avendole il medico chiesto il suo numero di cellulare, la signora gli dà il numero del marito, il luminare compiaciuto sentenzia:
«Cara Signora, ecco, vede che lei ha un problema, su cui possiamo lavorare? Lei ha un chiaro problema di dipendenza da suo marito, altrimenti non mi avrebbe dato il numero di telefono di lui e non si farebbe accompagnare da lui».
La signora Ansiolina soffoca a fatica una risata, se no – visto l’andazzo – rischierebbe una diagnosi anche peggiore. Poi uscita dallo studio del medico, si lascia andare.
Il luminare non sa che lei, un po’ per pigrizia un po’ per tirchieria, non usa mai il suo cellulare ma trova molto più comodo deviare tutte le beghe sullo smartphone del marito che, magari nel bel mezzo di decisive riunioni di lavoro, riceve le telefonate dell’idraulico, del fabbro che deve sistemare la porta del garage o dell’ospedale che annuncia che è pronto il referto… della moglie. Né per dipendenza né per patologia ma solo per comodità. Ma chi glielo spiega al prestigioso psichiatra che spesso la realtà è più semplice delle teorie con cui pretende di leggerla?