Primo marzo 2010: sciopero degli stranieri
Pubblicato: 9 febbraio 2010 Archiviato in: politica | Tags: primo marzo 2010 8 commentiForse avrete notato il banner che da un po’ campeggia su questo blog e magari qualcuno ci avrà cliccato sopra, scoprendo a cosa allude. Circa un mese fa ho letto sul giornale di un’iniziativa che stava nascendo e che ha subito colpito la mia attenzione: lo “sciopero degli stranieri”, indetto il primo marzo 2010, ispirato a un’analoga iniziativa francese. In quell’articolo, oltre a spiegare obiettivi e senso dell’iniziativa (che potete trovare qui), si diceva che diversi comitati locali stavano cominciando a formarsi nelle varie città, e che chiunque avesse voluto avrebbe potuto inserirsi nel comitato della propria città o fondarne uno se ancora non c’era. Come disse Martin Luther King nel famoso discorso del 28 agosto 1963, Now is the moment, mi sono detta. Ora è il momento di passare dal passivo e un po’ lagnoso scontento per l’ingiusta situazione in cui versano tanti migranti nel nostro Paese (e quindi in cui versa il nostro Paese stesso) all’azione concreta, piccola quanto si vuole, ma comunque azione. Ho contattato la referente dell’allora costituendo comitato bolognese – un medico congolese – e sono entrata a far parte del comitato organizzativo. Sono cominciate le prime riunioni, i primi confronti, le prime difficoltà nel riuscire ad allacciare e integrare le esperienze di realtà associative diverse, ma soprattutto è cominciato un bel percorso che non vuole concludersi il primo marzo, ma proseguire finché ce ne sarà bisogno, e in modo molto concreto, dato che in realtà non si sta creando – almeno qui – niente di completamente nuovo, semplicemente si sta creando una rete efficace tra le tante esperienze già presenti sul territorio. Infatti quello che mi entusiasma non è tanto la manifestazione in sé – cui pure tengo molto e che spero riesca bene nelle sue varie sfaccettature, che non riguardano solo lo “sciopero” inteso nel senso tradizionale del termine – quanto il percorso che si sta creando. È bello e dà speranza anche solo trovarsi e mettere in comune le esperienze che si stanno portando avanti (che sia il doposcuola per ragazzi stranieri – è il mio caso – o i medici che offrono assistenza sanitaria indipendentemente dal possesso del permesso di soggiorno, o chi insegna l’italiano, gli avvocati di strada eccetera), progettare, trovarsi insieme seduti in cerchio: siamo italiani (di diverse regioni, essendo Bologna città universitaria), europei dell’Est, sudamericani, africani; semplici persone unite da valori comuni, nell’attesa che non ci sia più bisogno di dover lottare per il rispetto dei diritti umani in un Paese come il nostro. Chiunque fosse interessato, può contattare il comitato della propria città (tramite il blog che vi ho segnalato o tramite facebook), partecipare allo sciopero nelle forme che preferisce (una buona idea mi sembra quella lanciata da Emergency; i soldi delle ore o della giornata di sciopero potete devolverli a Emergency o a qualunque altra realtà che conosciate e che sia magari vicina alle realtà migranti) o far conoscere l’iniziativa a chi non ne è al corrente. Io mi sento finalmente in una dimensione che sento mia; di fronte alle paludi che la nostra politica e i nostri partiti (tutti!) ci presentano ogni giorno, per me ormai la vera politica è quella costituita dall’associazionismo civile e dalle buone pratiche portate avanti attorno a valori condivisi da parte di normali cittadini, senza bandiere, senza ideologie, con ideali sì, ma realistici e non dogmatici, con la non violenza e anche con la gioia e la felicità di fare le cose insieme.