Il rocker che non ti aspetti

post-23_2016

Curiosando tra i miei cd mi sono imbattuta nel vecchio “Acme” dei Jon Spencer Blues Explosion, l’ho inserito nello stereo ed è partito il ricordo di un mio momento clou. Io a Reggio Emilia per il loro concerto che si sarebbe tenuto proprio quella sera; nel primo pomeriggio ero lì che camminavo per le stradine del centro ‒ deserte perché allora non si chiamava Caronte ma faceva caldo lo stesso e tutti stavano tappati in casa, stile “Mezzogiorno di fuoco” ‒, volto l’angolo e mi trovo davanti Jon Spencer in persona, solo soletto, che aveva avuto la mia stessa idea (era vestito come in questa foto, salvo per il giubbino di jeans che era più scuro). Nel cuore mi è partito un battito in più ma, quando mi è passato accanto, gli ho solo sorriso, neanche fosse un amico di quelli che incontri ogni giorno. All’epoca non c’erano smartphone né diavolerie varie (e se anche fossero esistiti non li avrei usati) ma l’immagine è rimasta nitida nella mia memoria, non tanto per l’avere incontrato il “personaggio”, che non mi cambia niente, ma così, perché il fatto di voltare l’angolo di una stradina di Reggio Emilia e incrociare Jon Spencer mi è sembrato così surreale da risultare simpaticissimo.