Carta e penna
Pubblicato: 26 ottobre 2015 Archiviato in: educazione, problemi linguistici | Tags: capacità cognitive, carta e penna, grafia, neuroni, nuove tecnologie, scrittura, scrivere a mano 7 commentiCirca un paio d’anni fa, mentre attorno a me fioccavano buoni propositi per il nuovo anno, tutti molto nobili ed elevati, io formulavo l’umile proposito di ricominciare a scrivere sistematicamente con carta e penna tutti i giorni almeno mezz’ora di seguito, e possibilmente di ricominciare anche a tenere metodicamente un diario, cogliendo i famigerati due piccioni con una sola fava. Mi ero infatti accorta che la mia grafia, un tempo bella e ordinata, era decisamente degenerata e, come se non bastasse, mentre in passato ero in grado di scrivere a mano per ore e ore di fila, adesso dopo tre minuti avevo già i crampi. Solitamente sono una vera frana nel mantenere i propositi ma questo mi stava troppo a cuore, anche perché nel frattempo avevo cominciato a leggere di studi specifici che attestavano un rapporto molto stretto tra scrittura a mano e funzioni cerebrali (e io tengo ai miei neuroni più che a qualsiasi altra cosa). Nonostante la grande fatica iniziale, non mi sono lasciata scoraggiare e ormai ho reintegrato tale buona abitudine nella mia routine. L’unico effetto collaterale è che ho ricominciato ad acquistare appassionatamente diari, taccuini, quaderni e moleskine (tutti comunque utilizzati), penne, pennine e pennette.
Sabato, durante un corso d’aggiornamento che sto seguendo, è stato affrontato proprio questo argomento: l’importanza della scrittura con carta e penna. È stato ribadito appunto come da tempo gli studi nell’ambito delle neuroscienze ci dicono che la scrittura tramite tastiera del pc non equivale a quella manuale su carta. Quest’ultima non solo ci permette di esercitare una competenza fondamentale acquisita in millenni di evoluzione ‒ cioè la motricità fine della mano ‒ ma soprattutto attiva zone del cervello che presiedono alla creatività e alla produzione di pensiero e di linguaggio, che la videoscrittura lascia praticamente spente e inattivate. Scrittura a mano e sviluppo cognitivo vanno di pari passo e, nonostante le nuove opportunità offerte anche a livello cognitivo dalle nuove tecnologie, la perdita del segno grafico comporterebbe il venir meno di tutta una serie di possibilità cognitive fondamentali. Non si tratta certo di demonizzare computer e tablet, che vanno benissimo, ma semplicemente di mantenere (o stimolare e incentivare, nei bambini) anche le nostre capacità grafiche. Il problema sta cominciando a diventare un’emergenza già nella scuola primaria, dove sempre più insegnanti si trovano alle prese con bambini che non sanno impugnare correttamente penna o matita. Quindi, il suggerimento è: non smettiamo di scrivere (anche) con carta e penna e se avete bambini abbiate cura delle loro abilità grafiche ossia della loro intelligenza.
Senza contare, poi, il valore che i nostri scritti autografi hanno per la nostra stessa identità. La nostra grafia ‒ anche senza fantasiose interpretazioni psicologiche ‒ parla di noi perché è unica ed è, assieme al supporto cartaceo a cui la abbiamo affidata, una di quelle cose che resteranno di noi anche quando noi non ci saremo più.