Piano con le offese…
Pubblicato: 18 ottobre 2012 | Autore: Ilaria | Archiviato in: curiosità, discorsi al bar, malanni, umorismo | Tags: antenne tese, astigmatismo, suscettibilità, visita oculistica | 10 commentiDialogo tra due uomini seduti al tavolino accanto al mio al bar:
– Ieri sono andato dall’oculista. La prima volta in vita mia! No, non è vero, la prima volta è stata per la visita della patente, ma proprio dall’oculista la prima volta è stata ieri. Sono andato perché sentivo un fastidio qui, a quest’occhio. E niente, aveva tutte delle sue macchine strane e… mi ha trovato un difetto. –
Ha pronunciato la parola “difetto” con l’indignazione di chi ha appena ricevuto un affronto. Poi ha proseguito:
– Sì, ha detto che ho un difetto: sono astigmatico. Ti rendi conto? Sono arrivato a quarant’anni senza che nessuno me lo avesse mai detto! Adesso arriva lui e mi dice che sono astigmatico! –
– Be’ – ha ribattuto l’amico – Nessuno te lo ha mai detto perché finora non eri mai stato a una visita oculistica. –
– Ok, questo è vero. Ma comunque io non ero andato lì per vedere se ero astigmatico, ma solo per questo fastidio all’occhio. Non c’entrava proprio che lui dovesse andare a vedere se sono astigmatico, sono fatti miei, ok? Che poi sai cos’è l’astigmatismo? È che non vedi da lontano le cose piccole. Cioè io sapevo che uno si mette gli occhiali perché non vede le cose da vicino. [No, amico mio, – chiosavo io nel frattempo dentro me – una per esempio si mette gli occhiali quando non vede niente da lontano e rischia di scambiare il proprio fidanzato con un rispettabile signore sconosciuto, al quale pertanto correrà incontro a occhi chiusi dalla gioia, gli salterà al collo, gli si avvinghierà al corpo, appiccicherà freneticamente le sue labbra contro le sue, e solo allora si renderà conto che la miopia le ha giocato un brutto scherzo. E a quel punto, dopo tante avvisaglie precedentemente trascurate, si deciderà ad andare dall’oculista e a mettersi quel paio di occhiali. E da allora poi sarà così più felice la sua vita? Ok, abbraccerà sempre la persona giusta e non rischierà più di salire sull’autobus sbagliato, ma chissà se così è più quel che guadagna o quel che perde…] Poi – proseguiva il tipo, accalorandosi sempre più – capisco se non vedi le cose grandi da lontano. Ma chi se ne frega se non riesco a vedere un moscerino a un chilometro di distanza? –
– Ok, calmati. Non sei mica obbligato… –
– Certo che no! Astigmatico, figurati! Be’, comunque poi per quel fastidio che avevo, ha detto che sì, nell’occhio c’è qualcosa che sporge. –
– Ma… come, qualcosa che sporge? Cos’è? Qualcosa… di che tipo?! –
– Non so, devo fare degli accertamenti, vediamo, intanto mi ha dato una roba da prendere. –
– Ma tu… te la prendi tanto per l’astigmatismo e non sei preoccupato per questa cosa sporgente? –
– Senti, non posso offendermi per una cosa vera. Per quella faremo gli esami e le terapie. Ma per l’astigmatismo… cazzo, io so che ci vedo benissimo, a me “astigmatico” non lo ha mai detto nessuno, ok? –.
Ecco. Io amo il mondo. Anche e proprio per dialoghi come questi. So che anche a ottant’anni non smetterò mai di restare profondamente affascinata dalla incredibile varietà di opinioni, sensibilità e suscettibilità di noi esseri umani. Sette miliardi di teste pensanti… e ognuna pensa, sente e si offende a modo suo!
Il perfido Marmocchi
Pubblicato: 27 agosto 2009 | Autore: Ilaria | Archiviato in: discorsi al bar, problemi linguistici | 8 commentiStamattina, nel baretto sotto casa, c’era il perfido Marmocchi che come al solito pontificava.
Il perfido Marmocchi si è meritato questo aggettivo perché per 40 anni è stato portiere del complesso condominiale che domina la strada, e odiava tutti i bambini (a dispetto del suo cognome). Non sopportava che i bambini facessero il loro dovere: giocare.
Il pensionamento è stato interpretato dal perfido Marmocchi come avanzamento di carriera: ora non è più il boss del condominio, ma della strada. La sua sede operativa è il bar. Ha un codazzo di proseliti più o meno coetanei, ma anche un’opposizione convinta, sempre tra i vari umarells che popolano la strada e affollano il bar. I più giovani invece, dai quarant’anni in giù, lo detestano cordialmente e, per principio, mai potranno appoggiare una posizione del loro antico o attuale aguzzino.
Io non ho capito su cosa vertesse l’odierna invettiva del perfido Marmocchi; ho solo sentito che, dopo adeguato climax e voce crescente, terminava così:
– Purché quelli lì non mi rompino le scatole a me! –.
– Ben detto! –, ha affermato un seguace del perfido Marmocchi.
– Giusto! –, ha esclamato un altro sostenitore.
Be’, proprio giusto giusto non direi, ho pensato io. Ma mi son ben guardata dal contraddire l’ira del perfido Marmocchi.