“Stoner”: un capolavoro

stoner

Nei giorni scorsi ho letto un capolavoro, la cui lettura sono qui a consigliare a chiunque, senza cautele e senza distinguo.
È un romanzo che ha per protagonista una persona comune di cui racconta la vita dalla giovinezza alla vecchiaia.
– E perché dovrebbe interessarmi leggere la vita di una persona qualunque? – ha chiesto mia sorella mentre a tavola io e mio padre ci esaltavamo rievocando questo o quel passo.

Perché ogni vita, se osservata con attenzione, è degna di essere raccontata?
Perché la scrittura, quando è buona, rende degna di essere raccontata anche la vita più banale?
Ognuno trovi la propria risposta.

Personalmente ho divorato questo romanzo non riuscendo a smettere e vivendo come in apnea quelle ore di lavoro che mi separavano dalla ripresa della lettura; poi dopo averlo così divorato ho deciso di rileggerlo, stavolta per poterlo gustare con lentezza. Entrambe le letture mi hanno portato a sentirmi vicina al protagonista, a comprendere i suoi sentimenti, infine a commuovermi fino alle lacrime. Un po’ perché Stoner mi ricorda mio padre, che è anche la persona che mi ha suggerito di leggere questo libro.
Stoner è un agricoltore di Booneville, in Missouri, che a diciannove anni si iscrive all’università di agraria e all’università resterà per il resto della sua vita, grazie a una vera e propria epifania (già solo il modo in cui è raccontata vale la lettura del romanzo) che lo porterà a scoprire la potenza della letteratura inducendolo a diventare docente universitario di letteratura inglese. Il microcosmo dell’Università è descritto con a volte divertente a volte dolorosa precisione, sempre con partecipazione. Chiunque conosca quel mondo ne converrà. Nella vita di Stoner però ci sono anche la famiglia, l’amicizia, le tappe di una vita comune che si susseguono mentre lui resta saldo. Nonostante tutto. E da fuori, da lontano, giungono a intermittenza gli echi del mondo, della Storia che passa e arriva a lambire quel microcosmo (con le guerre mondiali, la crisi del ’29) ma senza stravolgerlo.
Non voglio raccontare troppo perché “guai allo spoiler”, dico solo che al di là della storia raccontata è anche la qualità della scrittura (pur letta in traduzione) a colpire, a esaltare. Una scrittura nitida, pulita, ma non fredda, una scrittura che segue il suo personaggio con amore. Quell’amore che lo stesso Stoner, forse inaspettatamente per il lettore, scopre in sé quando si trova a riflettere sulla propria vita. Quell’amore che descrive in un modo delicato, sereno ma anche struggente, lo sguardo di chi tramonta. E che fa bene al cuore, perché quello sguardo, in noi stessi e in chi amiamo, dobbiamo e dovremo affrontarlo volenti o nolenti.

Concludo con una considerazione perplessa. Dopo avere letto un romanzo che mi è piaciuto molto, lo ripercorro con la mente, medito e butto giù qualche considerazione personale. Poi cerco il confronto con altri lettori e se nessuno tra quelli che conosco personalmente lo ha letto, cerco qualche recensione o impressione su internet. In diverse di queste mi è capitato di vedere descritto Stoner come un personaggio arrendevole, debole, che si limita a subire il suo destino. A me pare invece lampante che Stoner sia un personaggio stoico, solido (come suggerisce il suo stesso cognome), che non si tira indietro. Mi pare anche che alcuni passi del romanzo vadano proprio nella direzione di suffragare questa mia impressione e lo facciano in modo anche parecchio esplicito.
Si tratta della stessa contraddizione che avevo notato a proposito dell’interpretazione del comportamento di un altro personaggio, il protagonista del film Manchester by the Sea, giudicato da me un uomo solido e amorevole e dai più freddo e indifferente.
Possibile che oggi lo stoicismo temperato dalla carità, un tempo atteggiamento quanto mai virtuoso e ammirevole, non venga più riconosciuto ma sia addirittura scambiato da molti per debolezza e freddezza, la tenacia e la saldezza morale confuse con la passività e la mediocrità di spirito?

 

[J. Williams, Stoner, Fazi, Roma 2012. Traduzione di Stefano Tummolini.
Il romanzo è stato pubblicato negli USA nel 1965 ma senza riscuotere particolare attenzione fino a che non è stato ristampato nel 2003, venendo riconosciuto negli USA e altrove come il gioiello letterario che è]


24 commenti on ““Stoner”: un capolavoro”

  1. libra63clan ha detto:

    Bellissimo libro, che ho incontrato casualmente nel reparto libri stranieri un paio d’anni fa. Non sapevo nulla dell’autore, l’ho comprato per istinto dopo aver letto la quarta di copertina. La lettura in inglese conferma e rafforza quanto hai scritto sullo stile di Williams. E sulle tue considerazioni finali, che condivido, aggiungo che anche se Stoner fosse un personaggio debole, il lettore lo amerebbe ugualmente. Non solo i personaggi eroici o vittoriosi si fanno strada nel nostro cuore quando leggiamo, anzi…

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    • Ilaria ha detto:

      Sì, infatti, sono pienamente d’accordo, quel che mi ha colpito di quel tipo di interpretazioni è come siano schiave dalla retorica del vincente vs perdente, che personalmente trovo insensata nella realtà, figuriamoci in letteratura…

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  2. M.T. ha detto:

    Libro che non ho letto e di cui non posso dire nulla. Rifletto però su tue due considerazioni.

    “Quell’amore che lo stesso Stoner, forse inaspettatamente per il lettore, scopre in sé quando si trova a riflettere sulla propria vita. Quell’amore che descrive in un modo delicato, sereno ma anche struggente, lo sguardo di chi tramonta. E che fa bene al cuore, perché quello sguardo, in noi stessi e in chi amiamo, dobbiamo e dovremo affrontarlo volenti o nolenti.”

    Purtroppo, prima o poi ci si ritrova a riflettere su chi pian paino sta tramontando, ed è una cosa dolce e straziante: dolce, perché si ricorda il tempo passato insieme; straziante, perché si sa che si avvicina il tempo dell’addio e quanto passato insieme non potrà più essere presente ma solo ricordo.

    “Possibile che oggi lo stoicismo temperato dalla carità, un tempo atteggiamento quanto mai virtuoso e ammirevole, non venga più riconosciuto ma sia addirittura scambiato da molti per debolezza e freddezza, la tenacia e la saldezza morale confuse con la passività e la mediocrità di spirito?”

    Sì, purtroppo. In una società che volge lo sguardo solo al successo, ai soldi, all’affermazione, dove si punta sulla sopraffazione, sulla vittoria a tutti i costi, valori come carità e saldezza morale sono per gli sconfitti, i perdenti, che portano solo al fallimento. Una simile mentalità la rigetto.

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    • Ilaria ha detto:

      La rigetto anch’io.
      In onore della prima parte del tuo commento e a beneficio dei lettori del post, cito il bel sonetto di Shakespeare che conquista il giovane Stoner alla bellezza della poesia:

      In me tu vedi quel periodo dell’anno
      Quando nessuna o poche foglie gialle ancor resistono
      su quei rami che fremono contro il freddo,
      nudi archi in rovina ove briosi cantarono gli uccelli.
      In me tu vedi il crepuscolo di un giorno
      che dopo il tramonto svanisce all’occidente
      e a poco a poco viene inghiottito dalla notte buia,
      ombra di quella vita che tutto confina in pace.
      In me tu vedi lo svigorire di quel fuoco
      che si estingue fra le ceneri della sua gioventù
      come in un letto di morte su cui dovrà spirare,
      consunto da ciò che fu il suo nutrimento.
      Questo in me tu vedi, perciò il tuo amore si accresce
      per farti meglio amare chi dovrai lasciar fra breve.

      (traduzione dall’inglese di M.A. Marelli).

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  3. ediaco ha detto:

    Mi hai proprio incuriosito! 😊

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  4. Dario ha detto:

    Se il libro assomiglia a Manchester by the Sea, film che ho provato a guardare in base al tuo consiglio e che ho trovato noioso, trovando conferma anche in altri commenti su siti di cinema, non lo leggerò. E’ per questi collegamenti ti ringrazio, perché sono quelli che fanno evitare di spendere soldi per niente. Da queste associazioni si capisce che quello che può essere un capolavoro per X non è detto lo sia per Y.
    A proposito di grandi professori o maestri, non necessariamente universitari, considero un film non noioso e adatto a profonde riflessioni, anche morali, Captain Fantastic, che poi non so se hai deciso di vedere. Anche questo non piace a tutti, è si può capire perché.
    Questo è il trailer.

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    • Ilaria ha detto:

      Ciao Dario, un conto sono i gusti (personali e soggettivi), un conto la valutazione critica. “Guerra e pace” puoi trovarlo noioso, ma il fatto che tu lo trovi noioso non mette certo in dubbio il fatto che si tratti di un capolavoro. “Stoner” rientra in questa categoria, quella dei romanzi che possono piacere o non piacere ma dei quali non puoi mettere in dubbio, oggettivamente, il valore artistico.
      In questo senso, consiglio il romanzo a tutti, certa che, “prenda o non prenda”, non sarà stato tempo sprecato (cosa che non faccio spesso, in effetti per es. “Manchester by the Sea” non lo avevo consigliato, avevo solo scritto che mi era piaciuto).

      Riguardo a “Manchester by the Sea” può darsi che abbiamo gusti dissimili in fatto di film anche se non è detto. Non ho visto “Captain fantastic” perché l’ho cercato ma non l’ho trovato. Quella sarebbe già una “prova del nove”, in effetti… 😉

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  5. ildiariodimurasaki ha detto:

    Ogni tanto Stoner riemerge dalle brume davanti a me, in modo casuale, e immagino che prima o poi proverò a leggerlo.
    Ma sul protagonista forte o debole ho una risposta: perché anch’io quando leggo qualcosa che mi entusiasma (o anche solo che mi piace) vado a caccia di recensioni, e dopo un po’ mi domando perplessa: “Ma è possibile che nessuno abbia letto lo stesso libro che ho letto io? E dove l’han trovata, questa cosa e questa e quest’altra? Dove accidenti sono riusciti a vederla? Eppure è TALMENTE CHIARO che le cose stanno così e colà”. Immagino che la forza dell’arte consista anche in questo, parlare attraverso lo stesso oggetto una lingua diversa ad ognuno, ma è un prodigio che non cessa mai di meravigliarmi 😄 🤔 😄

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  6. melchisedec ha detto:

    Dopo questa tua entusiastica recensione posso non leggerlo? Grazie per la segnalazione!😃

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  7. ornella ha detto:

    Prenotato in biblioteca. Poi se mi piace lo acquisterò senz’altro.

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  8. ornella ha detto:

    Terminato ieri. Come dissi non sono esperta di letteratura, quindi le mie non sono osservazioni mirate. Ma il fatto che sia riuscita ad arrivare all’ultima pagina è significativo. Poi ho scoperto che non è un romanzo recentissimo, e questo significa qualcosa: gli scrittori di “oggi” raramente li tollero oltre la decima pagina.
    Un bellissimo esempio di come una vita comune possa diventare esempio e insegnamento prezioso per affrontare giorno dopo giorno le nostre vicende umane. Con costanza, fermezza, decoro, onore , senso del dovere e di giustizia.
    Tutta roba fuori moda…

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    • Ilaria ha detto:

      Sono contenta che ti sia piaciuto… A me ha commosso molto la parte finale, il suo addio alla vita. Quando osserva una coppia di giovani e sa che hanno ancora tutta la vita davanti o quando ripensa alla sua vita e trova il proprio sguardo colmo d’amore. Una parte che mi fa ridere è il modo in cui la moglie lo estromette praticamente dal suo studio fino a ridurlo a sistemarsi in veranda… perché anche mio padre è stato spodestato in quel modo dal suo “regno”! In effetti la figura che trovo più tragica e che è stata realmente trascurata (dai genitori) è quella della figlia…

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  9. ornella ha detto:

    La fortezza del personaggio si rivela nelle ultime pagine , sono d’accordo con te, molto commovente il percorso finale: una operazione inutile, l’addio alla figlia, che in effetti è figura tragica, travolta dall’isteria materna e la remissività del padre.
    A me ha fatto ridere la sua rivincita su Lomax e le strane intemperanze della parte finale della carriera. Mi ha ricordato un professore di Latino che ho seguito a Ca’Foscari , appena dopo il diploma. Questo professore, molto avanti con gli anni, si infervorava talmente durante le sue traduzioni di Lucrezio che non si riusciva a tenergli dietro con gli appunti….

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