Non calpestateci

Stamattina la qui presente Ilaria si trovava alla cassa del suo bar di fiducia, coi suoi due euro e 20 centesimi in mano per pagarsi il bignè alla crema e il caffè appena gustati, quando, benché fosse il suo turno, ha visto apparire al di sopra della sua testolina una mano maschile e poi il susseguente braccio, il quale allungandosi giungeva a depositare sul bancone davanti a lei una banconota verde da 100 euro.

No, non si trattava di un milionario che, folgorato dalla mia beltà, desiderava offrirmi la colazione e magari rapirmi con i suoi 720 cavalli vapore; si trattava bensì di un maleducato che, forte della sua altezza e del suo lungo braccio, pretendeva letteralmente di scavalcarmi e passarmi davanti; e non perché avesse fretta o avesse appena saputo che la mamma si era rotta il femore e giaceva abbandonata a se stessa in un pronto soccorso; poiché il suo fare era tranquillissimo e pochi istanti prima, passandogli accanto, lo avevo osservato mentre, appoggiato tranquillamente con un gomito a un bancone, dava una sbirciatina distratta al quotidiano.

Io, non sapendo cosa dire, sono stata zitta. Sì, l’ho guardato con uno sguardo che nelle mie intenzioni doveva essere il classico ed eloquente sguardo inceneritore e può anche darsi che il mio sguardo fosse davvero tale; il problema è che lui non mi ha guardata né si è accorto che lo stavo fissando intenta a incenerirlo; quindi il mio corrugamento è stato del tutto inutile e forse mi procurerà pure qualche ruga permanente. Io, in questi casi, non so farmi valere a parole; invece la mia barista sì. Lei, sì. E così, esordendo con un «Certo che la cavalleria l’è morta!», esclamato con un tono di disprezzo degno della miglior Mariangela Melato, si è poi lanciata in un ardito predicozzo su quanto gli uomini di oggi siano maleducati e cafoni e «Non dico di dare la precedenza, ma almeno di rispettare il proprio turno! Siete proprio senza vergogna!». Il tipo non ha ribattuto nulla, io ho pagato ed è finita lì.

Ebbene, la barista ha detto quel che penso sempre anch’io di questi maleducati (quindi non tutti gli uomini, ma quelli maleducati, che sono una minoranza ma “rumorosa”) e cioè in poche parole: non pretendiamo cortesie particolari, ma semplicemente: non calpestateci!
Quando si sale sull’autobus e il tipo con le spalle da rugbista ti spinge di lato per entrare prima, solo perché tu sei leggera e lui è grosso; quando sei in coda da qualche parte e l’arrogante ti scavalca; quando si arriva casualmente nello stesso momento a dover passare da una porta e l’altro, pur di passare prima, anziché arretrare di quel millimetro, ti schiaccia contro lo stipite pur di entrare lui; quello che se ti cade una cosa per strada non solo non si ferma per aiutarti ma ci passa sopra (e tu ti vedi migliaia di scene romantiche di film – in cui a lei cadono i fogli, lui si china a raccoglierli e scocca l’amore – passarti davanti e farti Ciao!). E, per favore, sempre voi maleducati, non rispondete, se qualcuna osa risentirsi un attimo, che abbiamo voluto la parità. Perché, a parte che questa parità ancora non è che si veda proprio tantissimo, qui non si tratta di cavalleria bensì di educazione: non si calpesta la gente solo perché si è più grossi o più “arrivati”.

Sono così abituata a questo andazzo che sono arrivata al punto che l’altro giorno, in Salaborsa (biblioteca di Bologna), dovendo io uscire da una porta e trovandomi di fronte un uomo che doveva invece entrare, è venuto spontaneo a me farmi da parte e dirgli sorridente: «Prego» indicandogli anche col braccio di passare lui; ma lui si è tutto sconcertato e mi ha detto: «Ma ci mancherebbe altro! Ma signorina! Ma cosa fa?» e mentre io mi chiedevo: Oddio, cos’ho sbagliato stavolta?, lui mi spiegava che forse io sono giovane (eeh, magari!) e non conosco l’educazione, ma che a questo mondo le donne devono sempre avere la precedenza. Guai il contrario! E sapete qual è il colmo? Che io stavo per rispondergli: «Ma guardi che abbiamo voluto la parità!». Insomma, non se ne esce. L’unica regola valida per tutti a questo punto è: non calpestiamoci!


15 commenti on “Non calpestateci”

  1. rossana ha detto:

    “Educazione”.
    Credo sia questa ad essere pressoché scomparsa.
    Resiste ormai in condizioni di semi-clandestinià, al punto da non essere neanche riconosciuta se la si incontra per strada.
    E l’educazione, è civiltà, non un accessorio esibito da qualche snob.
    Per questo ha ragione quel signore che incroci nell’ascensore.
    Non si tratta di galanteria nel dare precedenza alle donne (nell’uscire o entrare da qualche parte),
    Nè di conquiste sul piano della parità di diritti fra i sessi, che sonocosa diversa e di altra sostanza..
    E’ solo un’ignoranza da cavernicoli che è ormai diventata un costume, un modo di essere
    che troviamo a ogni livello sociale, non solo alla cassa di un bar.
    Non dissimile dal rifiutarsi a un incontro con i sindaci o (Merkel) con un candidato all’Eliseo che è sgradito.
    La maleducazione, non è solo arroganza, è una visione del mondo.

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    • Ilaria ha detto:

      Sì, esatto, è pura e semplice educazione e civiltà. Ecco perché mi danno fastidio quando tirano fuori la “parità” (oh, io ne sento tanti che dicono così per giustificarsi), perché non c’entra niente, è che tra persone bisogna rispettarsi…

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  2. massenzio ha detto:

    Beh, confesso che il tizio che ti ha fatta passare per prima in biblioteca avrei potuto essere io…per me è abituale scostarmi, e di conseguenza è ancor più odioso l’essere calpestati o scavalcati. Nel caso dei bar, poi, pensa che ho smesso di frequentarne un paio dalle parti del mio ufficio proprio perchè servivano prima chi arrivava per ultimo ma è “loro cliente”: visione miope del mondo e maleducazione manifesta.

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    • Ilaria ha detto:

      Anch’io faccio “selezione” tra i negozianti in base anche alla loro gentilezza, in base al fatto se mi danno lo scontrino o devo ogni volta pregarli ecc. E’ un piccolo potere che ancora abbiamo. E riguardo al cedere il passo… continua a farlo! Ci sarà sempre chi apprezzerà molto questa semplice cortesia 🙂

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      • Lucyette ha detto:

        Io seleziono i negozianti (anche) tenendo a mente se mi danno del Tu oppure del Lei. Perché, porca la miseria, io proprio non riesco a capacitarmi di quando entro in un negozio e il commesso mi dice “ciao” (evvabbeh), io ribatto con “buongiorno” E USANDO IL LEI, e quello INSISTE ostinatamente a darmi del tu.
        Ma sei cretino??
        Se io sto usando con te una forma di rispetto, come ti passa per la mente di continuare a rivolgerti a me con una familiarità che, evidentemente, io ritengo inopportuna??
        Anche quella mi sembra una forma di maleducazione, e mi sconcerta in modo particolare perché è sempre più diffusa.

        Detto ciò… io sono stata abituata bene perché, nella mia cerchia più stretta di amici (quantomeno al liceo, ecco), i maschi erano attentissimi alla cavalleria e al galateo. Occielo: pure le femmine erano beneducate, chiaramente, ma diciamo che se mi avvio verso una porta in compagnia di un maschio, beh, mi aspetto che il maschio vada avanti, mi apra la porta, e me la tenga aperta mentre passo. Molte volte (con i miei amici) succede. Se non succede, in effetti ci rimango un pochettino male.

        Questo può lasciarti immaginare quale sia la mia stima verso le persone che tu descrivi nel post… -_-

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      • M.T. ha detto:

        Preferisco usare il “Salve”: va sempre bene, dato che è neutro. Provare a dare il buongiorno a qualcuno che si è alzato male 😉

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  3. pensierini ha detto:

    Che gentile, quel signore (signore dentro) che ti ha lasciato passare e che cafone quell’altro tizio che ti voleva scavalcare. A me è capitato di osservare scene simili in autobus: nessuno che si alzi per far sedere una signora anziana, se non lo faccio io, e magari ci sono fior di giovani seduti con le cuffie nelle orecchie! La maleducazione è proprio diffusa e i giovani non ne sono immuni. La scuola cerca di far qualcosa, di orientarli, ma è la famiglia che deve dare l’esempio!

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    • Ilaria ha detto:

      E’ vero, l’autobus secondo me è il classico luogo che tira fuori il peggio in molti! I giovani non sono immuni dalla maleducazione, ma certo, se i primi a essere maleducati sono i genitori… io quando per un periodo ho lavorato nelle scuole all’inizio mi scandalizzavo per la maleducazione di certi bambini o ragazzi (non “vivacità” o “irrequietezza”, che sono normali nei bambini, ma proprio “maleducazione” che è cosa ben diversa), poi ne o conosciuto i genitori e… ecco… ho capito tante cose! :-/

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  4. M.T. ha detto:

    Non si tratta di maschile o femminile, di uomini o donne: la maleducazione, la prevaricazione, la prepotenza non hanno sesso, sono figlie di una mancanza d’educazione e di rispetto verso il prossimo. Un modo di comportarsi quello della cordialità verso gli altri che questa società considera fuori moda, dove solo la sopraffazione, la legge del più forte valgono. La gentilezza, il rapportarsi con gli altri sempre con toni educati e ragionevoli, vengono viste come una debolezza, un essere dei c…..i.
    Si è persa completamente la misura, dove chi è prepotente e alza la voce, ha la meglio anche se ha torto e le vittime intimorite dall’urlare si sentono pure in colpa, addirittura sbagliate, arrivando anche a scusarsi.
    La verità è che non si sa più che cos’è la dignità.

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  5. M.T. ha detto:

    E aggiungo: peggio delle bestie,a cui occorre chiedere scusa per il paragone fatto.

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  6. Ilaria ha detto:

    @Lucyette: sul “tu” e sul “lei” dipende… a parte che a me danno sempre tutti del “tu” così, di default. Un po’ mi fa piacere, se è segno di cordialità, se dato con noncuranza un po’ meno.

    Anch’io al liceo ero abituata bene… il mio prof. di lettere del ginnasio era un anziano sessantottino che però prima di fare il ’68 era stato in un collegio militare; e una delle prime lezioni che ci tenne, a noi bambocci di quarta ginnasio appena usciti dalle medie, fu che i maschi dovevano sempre cedere il passo alle femmine in prossimità delle porte e tutte le varie piccole galanterie di un tempo. E se sgarravano, gli metteva delle penalità. Quindi per cinque anni di liceo sono stata abituata a tutta questa cavalleria (leggermente imposta… 😉 ), figurati lo shock dopo! 🙂

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  7. Ilaria ha detto:

    E’ vero che il “salve” è una preziosa ancora di salvataggio 😛

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  8. jepitiegrace ha detto:

    Che sollievo (magari lo fosse!) vedere che capita anche agli altri 😦
    Al figlio di Terzani che a New York una volta tenne la porta aperta a una giovane professionista fashion, venne risposto ‘ che c…o crede, che non sia capace di aprire una porta’. .. ecco, per dire. Solo DUE volte in vita mi è accaduto e ancora mi riempie di gratitudine, ma per ben due volte mi è capitato che all’ingresso di un portone di abitazione e di un locale, trovassi un gentiluomo che non solo mi tenne la porta, ma con INCHINO.
    Ecco, questi sono due ricordi a cui tengo molto, perchè immagino che saranno gli unici della mia vita, ma quanta gratificazione. Sì, perchè a me piacerebbe un mondo cavalleresco, di gente che ti tiene le porte aperte (e si inchina) al tuo passaggio e ti circonda di ogni galanteria che sarebbe sinonimo di delicatezza ed educazione sentimentale, ma va beh, due volte inchino è già un gran record e volevo solo dire che si può sperare in una specie di miracolo quotidiano 🙂

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