L’evoluzione tecnologica dei sentimenti
Pubblicato: 29 novembre 2011 Archiviato in: curiosità, evoluzioni tecnologiche, umorismo | Tags: spleen 19 commentiLa mia vita sentimentale è iniziata quando ancora i telefoni cellulari non esistevano o li avevano forse in pochissimi eletti. Ai miei tempi [ma che soddisfazione immensa provo nel poter dire finalmente: «Ai miei tempi»?!], c’era il vecchio, sano, beneamato telefono fisso. Ma proprio fisso, eh? Il cordless era di là da venire. Ai più fortunati i genitori avevano comprato un telefono fisso da mettere in camera, oltre a quello familiare; gli sfortunati – tra cui ovviamente io – avevano un solo telefono per tutta la famiglia, posizionato solitamente nell’ingresso, crocevia dell’intera casa; questo comportava che per avere un po’ di privacy bisognasse aspettare l’ora adatta per telefonare – ovvero quando non c’erano indiscrete orecchie genitoriali in giro né fratelli/sorelle pestiferi – o industriarsi per tirare al massimo il cavo del telefono in modo per esempio da potere telefonare dalla sala riuscendo anche a chiudere la porta, magari stando in equilibrio su una gamba sola per non tirare troppo il filo.
A quei tempi tu, romantica tredicenne, ti invaghivi di un ragazzino, trovavi il suo numero di telefono sull’elenco e poi, al momento di chiamare, c’era quel meraviglioso – a ricordarlo adesso – quarto d’ora di panico in cui, oltre a prepararti un discorso decente da fare – nei casi più importanti, con tanto di scaletta scritta; ditemi voi se almeno una volta non avete scritto la mitica scaletta pre-telefonata! –, ti preparavi psicologicamente a dover passare tramite il filtro del genitore del beneamato che, due volte su tre, rispondeva al telefono. Sì, il genitore metteva talvolta un po’ soggezione, ma faceva parte del gioco, era uno degli ostacoli da superare per raggiungere lo scopo, aveva un senso. E comunque perlomeno non sarebbe andato a spettegolare per tutta la scuola della tua telefonata. Quindi eri libera. Tra te e il tuo amore c’era solo una guida telefonica e al massimo un paio di genitori.
Libertà, questa, gravemente compromessa dall’avvento del cellulare, perché adesso se a te, romantica tredicenne, piace in segreto Pinco e questo Pinco vive attaccato al cellulare ed è chiaramente il tipo su cui non faresti una buona impressione chiamandolo sul fisso – sempre che ce l’abbia, poi, il fisso – per risalire al suo numero di telefono, non essendo il cellulare sull’elenco telefonico, devi procedere per vie traverse: di conseguenza chiederai a Tizio, Caio e Sempronio, conoscenti di Pinco; attraverso i quali – benché tu sia convinta di essere stata molto abile nel mascherare il tuo vero scopo – Pinco verrà a sapere che tu sei interessata a lui prima ancora che tu trovi il coraggio di telefonargli. E quando finalmente gli telefoni, Pinco potrebbe essere ovunque: non nel silenzioso ingresso di casa sua, bloccato a un fisso ad ascoltarti col cervello concentrato; ma magari su un autobus affollato e rumoroso dove sentirà una parola su tre di quelle che gli dici, o al campo di basket o per strada a far danni, in compagnia dei suoi amici. Non il contesto ideale per una telefonata con scaletta prefissata. Per non parlare del fatto che tramite cellulare, in molti eviteranno le imbarazzanti telefonate in favore dei più brevi e comodi messaggini. Quindi anziché ricevere una telefonata nella quale senti con piacevole orgoglio tutto l’imbarazzo di chi, dall’altro capo del filo, sfidando la propria timidezza e le orecchie genitoriali, ti chiede tremebondo se sei libera stasera, rischi di ricevere un trillo e leggere su un gelido schermo cose del tipo:
«Ciao, 6 lib stas?».
Ammetterete che non è la stessa cosa.
Ma il limite è stato superato con il malefico facebook. Prima dell’avvento di questo cosiddetto social network, se per avventura conoscevi qualcuno – a scuola, sul lavoro, per strada, in un locale, insomma nel mondo reale –, ci si scambiava un sano numero di telefono, fosse pure il cellulare, e si era a posto. Oggi no. Oggi sempre più spesso capita di conoscere qualcuno, magari proporre di vedersi qualche volta e, mentre si estrae il fido cellulare per inserire in rubrica il numero del nuovo amico/a, sentirsi dire:
“Ok, allora poi ti chiedo l’amicizia su facebook e ci mettiamo d’accordo”.
Eeehh? Ma perché devo essere costretta ad accendere il computer, andare su facebook e aspettare un tuo messaggio se esiste da centoquaranta anni quel benedetto aggeggio che si chiama telefono? Perchééé?!
Ed è così che mi sono trovata a sorridere ripensando ai tempi in cui si telefonava dal fisso, in equilibrio su una gamba sola per non tirare troppo il filo.
Ciao, t’è arrivata la lettera che t’ho inviato al tuo indirizzo gmail? Sennò te la rispedisco eh! 🙂
Cmq, per commentare ‘sto vibrante post e restare in tema, per me vale la regola secondo cui se ogni società propone modelli e mezzi, sta a noi scegliere quali seguire o di quali far uso e se parlarne oppure no, quindi d’uniformarci o meno. Giudicherò ad es. una persona tanto più intelligente quanto meno nuovo sarà il cellulare che ha in dotazione o che meno esibirà, o che meno farà riferimento alla propria o altrui pagina facebook ecc. Una persona del resto è ricca nella misura in cui ha meno attaccamenti, contingenti e non.
Non si è sempre liberi come si crede! E’ un po’ come coi sentimenti – sempre per restare in tema -, uno/a pensa di scegliere ciò che vuole mentre è pedina inconsapevole della natura manovratrice che esige ed esige. Cos’esige? Altre creature che si riproducano; possono essere orsi, gatti, topi o bertucce (homo berta).
Teneri saluti, Larry
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se ogni società propone modelli e mezzi, sta a noi scegliere quali seguire o di quali far uso
Sì, sta a noi ma fino a un certo punto… è molto difficile oggi fare a meno di un cellulare, per es., ma è vero che, come dici tu, non è necessario averne uno all’ultima moda, e così via. Però è innegabile che assieme ai mezzi di comunicazione siano inevitabilmente cambiati anche i modi e le condizioni della comunicazione, e questo spesso influisce anche sulla sostanza. Ma non sto a dire in meglio o in peggio. Era solo un discorso umoristico, il mio.
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Grazie per aver letto e commentato! Condivido: è una testimonianza bella perchè non edulcorata e sbandierata…
Circa l’oggetto del tuo post, mi hai fatto tornare alla mente delle simpatiche scene di molti anni fa: dialoghi attesi per giorni e giorni, bigliettini conservati come reliquie, sguardi assonnati sul treno il lunedì mattina, lettere che varcavano gli oceani e rallentamenti quando (ovviamente) passavo sotto casa sua… Altro che sms e facebook!!! :)))
ciao ciao
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Oh, lettere DI CARTA e bigliettini… cosa mi hai fatto ricordare! 🙂
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Io non amo il telefono (ho una rara capacità di telefonare alla gente proprio quando li disturbo e di ricevere telefonate dalla gente proprio quando disturbano me), quindi sono contenta della comodità introdotta dagli sms, che sono molto meno “invasivi”. Facebook, beh, anche, se si è abituati a usarlo quotidianamente: è a costo zero, e meno invasivo ancora.
Però è proprio vero, c’è stata una vera e propria evoluzione tecnologica dei sentimenti: vogliamo parlare di Skype?
Io e Claudio lo usiamo tantissimo (anche perché viviamo tutti e due da soli, quindi passar la sera a chiacchierare su Skype è anche un modo di tenersi compagnia, insomma); e in effetti è quasi come essere nella stessa stanza, è qualcosa di completamente diverso da un appuntamento o una telefonata. E mia mamma in effetti si straniva, pensando a quando, da fidanzata, poteva sentire mio padre solo dal telefono di casa nell’ingresso con i genitori che ascoltavano e con la fretta di spicciarsi perché è un’interurbana, caspita!, costa un sacco!
C’è proprio stata un’evoluzione tecnologica, niente di più vero! 🙂
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Be’, anch’io apprezzo la discrezione degli sms, ma in certi casi ci vuole coraggio! 😉
Su Skype, è verissimo! Anch’io lo uso tantissimo, soprattutto con sorella o amici all’estero o in altre città, e in questi casi è la salvezza (soprattutto per l’estero, il telefono sarebbe improponibile così a lungo), oltre a essere qualcosa di completamente diverso dal telefono o dal vedersi, hai ragione!
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Questo post è semplicemente stupendo.
Io ho un ricordo preciso di cos’erano i telefoni negli anni Settanta: il telefono era fisso e basta! E l’abitudine diffusa di collocarlo in corridoio implicava che quando si telefonava, il condomino o visitatore che passava davanti alla tua porta — per salire o scendere o per entrare nell’ingresso vicino — poteva comodamente sioffermarsi per ascoltare tutto! :-S
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Eh eh, un po’ come posso fare io con la mia vicina di casa (quella cattiva), che, da brava anziana, ha il telefono fisso nell’ingresso e tra l’altro, essendo un po’ sorda, parla ad alta voce… rendendomi edotta di tutti i casi suoi personali e della sua cerchia di frequentazioni :-S Però… quel telefono grigio con la rotellina che girava… checcarino 😉
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Bellissimo post, davvero. Che cosa mi hai fatto ricordare! E quelle farfalle nello stomaco mentre facevi il numero…
Circa FB, cellulare etc, li uso moltissimo, ma li piego al mio volere. C’est à dire che per esempio su FB io ho solo persone che conosco di persona e sufficientemente bene (tanto è vero che approfittando delle impostazioni della privacy da sei anni – tanto è che ho FB – a questa parte ho anche impostazioni differenziate per ogni persona), dunque se qualcuno mi dice (è capitato) “ti aggiungo su FB e ci mettiamo d’accordo”, gli faccio un sorriso e rispondo: “abbi pazienza, colpa mia che sono fatta male, ma su FB accetto solo persone che conosco da lungo tempo. Ti do il mio telefono, fa lo stesso, e magari poi con calma se del caso ci aggiungeremo su FB”. Funziona.
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Grazie del suggerimento, mi sa che lo seguirò. Anch’io sono su facebook, e non mi ci trovo male, ma come te ho tra i miei “amici” solo persone che conosco, non tutte benissimo a differenza di te, ma so chi sono, ho avuto e ho con tutte dei contatti personali e posso rintracciarli anche via e-mail o telefono.
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Ci credi?
Se qualcuno osasse citarmi FB o – peggio – chiedermi di aggiungerci (è capitato, e sono quei momenti in cui non essere su Fb mi da un sottile brivido di perverso piacere), si cestinerebbe da solo.
Pensa che le chiamate al tredicenne (ma anche al ventenne), per via della privacy le andavo a fare da una cabina telefonica.
Sempre quella.
Mi spiace l’abbiano tolta, mi è stata testimone di batticuori ma anche di lacrime, la sera che la madre di lui, seccata, mi disse:” Devi smettere di chiamarlo, lui deve studiare e concentrarsi sull’esame!”. Bastarda. Pensare che a lui diceva:” Ma quanto è carina e intelligente, quella tua amichetta…”
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Nooo, quella madre, come ha potuto?! Per fortuna non mi sono capitate madri così; ce n’era una veramente mooolto burbera, ma per fortuna si faceva i fatti suoi 😉
Riguardo a FB, fino a pochi mesi fa ero come te, cioè mi ero sempre rifiutata di fare l’account e ne andavo fiera. Qualche tempo fa ho dovuto farlo perché dovevo aprire un gruppo per cose di lavoro, e ci voleva ovviamente anche un mio account personale. In realtà, come dicevo a ‘povna, mi ci trovo anche bene, tuttavia lo vedo come superfluo: cioè se FB venisse cancellato oggi non mi farebbe né caldo né freddo, a differenza del blog. Su FB, secondo me, più che chiacchiere da bar non puoi fare molto. Però anche quelle fanno piacere, se fatte ogni tanto, nei momenti di pausa, e con persone che conosci, con cui hai un minimo di familiarità. Io lo uso così e sì, usato così mi piace, anche se appunto potrei farne tranquillamente a meno. Però, ecco, quelli che hanno la fissa di FB (e ne conosco uno della nostra età!) non li capisco proprio e insomma, non godono della mia simpatia. FB è molto utile per chi ha amici (veri) sparsi per il mondo o comunque in un’altra città, secondo me, è un aiuto in più a non perdersi di vista.
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Delizioso, mi permetto di seguire i tuoi scritti da ora in poi, se poi vorrai farmi visita sarai la benvenuta.
Personalmente nutro una passione sfrenata e quasi archeologica per i mezzi di comunicazione “classici”, per poi fare abuso di quelli più moderni. Non so se vergognarmi un po’ dell’abuso del moderno o se essere fiero della mia nostalgia del classico, piccole contraddizioni delle generazioni che hanno vissuto il cambio di millennio credo 😉
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Ciao Samuel (scusa il ritardo nella risposta), sì, penso che la nostra età ci porti proprio a questa ambivalenza, che tutto sommato considero una ricchezza: ci sentiamo a nostro agio in dimensioni diverse e le padroneggiamo bene.
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Benritrovata… sono contenta di rileggere i tuoi post mi mancavano!!!! Dai se sei tornata a postare questa chiusura di splinder ha del positivo 🙂 Quanto è vero questo post…… hai omesso un particolare… i NOSTRI telefoni, quelli dei nostri tempi…. avevano ancora la rotella … quindi mentre componevi il numero avevi tutto il tempo di scriverti la scaletta da te citata… il che era un fatto positivo perchè prima di parlare si pensava, mentre oggi sms e facebook sono spesso impulsivi. Mi ricordo ancora perfettamente il giorno che chiamai a casa quello che è oggi mio marito e mi rispose suo madre …. ah ah ….. Allora a presto. Io sono emigrata qui: http://lestagionidimissmeletta.blogspot.com/
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Ciaooo!! 🙂 Ti ho letto solo ora perché il tuo commento era finito nello spam… E’ vero, quando cambiammo dal telefono con la rotella a quello coi tasti mi sembrava già una cosa così moderna 😉 Sono contenta di averti ritrovata, avevi privatizzato il blog e non riuscivo più a leggerti!!
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Quanti ricordiiiiiiiiiiiiii!!!! questo significa che anche io sono “vecchia” :(…. In effetti, oggi manca quel romantico momento in cui resti davanti al telefono sapendo che forse ti chiamerà facendo finta di far dell’altro (cosa difficile che ti inventi fa fare in corridoio?) e rimani a 2 passi dal telefono sperando che chiami…. e al primo squillo rispondi speranzosa “pronto?” per poi sentirti rispondere dall’altra parte “ciao sono la nonna mi passi la mamma?” e poi aspetti quell’interminabile telefonata (che magari dura solo 2 minuti) finisca.
E dopo che aspetti tutto il giorno ti allontani per un secondo e… “suona il telefono” e non sei tu a rispondere,,,,
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Ah ah, è vero, i “gironzolamenti” nei pressi del telefono facevano anch’essi parte dello scenario descritto… Eeh, siam “vecchiette” 😉
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Ti capisco !
Io mi innamorai della figlia di Meucci !
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