L’italiano, che problema…

Da un po’ mi sono resa conto di alcune pecche nel mio uso della lingua italiana. Con i congiuntivi e i condizionali vado bene (a differenza di molti, lasciatemelo dire!), il problema è che il tempo verbale “passato remoto” appartiene effettivamente al mio passato remoto. È il classico tempo che si usa solo a scuola nei temi in classe o nelle versioni di greco e latino, per far vedere che lo sai. Ma una volta finita la scuola, il passato remoto è stato definitivamente accantonato, tanto nella lingua parlata quanto in quella scritta. So che è normale perché qui al Nord non si usa. Però mi sono resa conto che io ormai non sono neanche più capace di coniugare al passato remoto certi verbi, anche facili, cioè ci devo pensare e un paio di volte son dovuta ricorrere al libro di grammatica di mia madre! Questo è grave e per correre ai ripari ieri mi son messa a scrivere il racconto della mia giornata tutto al passato remoto. Suonava orribile alle mie orecchie e resterà dunque un esercizio sulla carta, ma almeno ogni tanto lo rispolvererò, come se andassi ancora a scuola… non si sa mai che un giorno mi serva il passato remoto.

Altra cosa sbagliata che faccio (sempre dovuta a collocazione geografica, usiamo questa attenuante) è il mettere l’articolo determinativo davanti ai nomi di persona. Se nello scrivere riesco a controllarmi (sempre perché a scuola di solito lo correggevano come errore e dunque ci stavo attenta), nel parlato non ce la posso fare perché togliere l’articolo mi suona malissimo (anzi non mi suona proprio); come si fa a dire: “Ieri è venuta Chiara” anziché “ieri è venuta la Chiara”? So che tecnicamente il “la” non ci vorrebbe ma non posso non metterlo. Riesco di più a evitarlo nel parlare in prima persona; esempio, di norma la gente telefona e dice: “Pronto, sono la Chiara, c’è la Linda?”. Ecco, dire “Sono l’Ilaria” mi sembra un po’ brutto e infatti mi scappa solo qualche volta ma non sempre. Con i nomi maschili va un po’ meglio: a volte ci metto l’articolo, a volte no, dipende da come suona.

Questi sono i miei due errori più grossi.

Foneticamente, ho i miei problemi con le s e con le z (presente Laura Pausini quando dice “Grassie”?) e un po’ con la sc e ho un accento non marcatissimo però un misto di bolognese e lombardo (nell’intonazione e in certe aperture di vocali). Però quando ascolto la mia voce registrata mi piace molto come parlo, anche con i difetti, sì mi piace ascoltarmi! Del resto, quando anni fa mia sorella si era messa in testa di imparare la dizione perfetta della lingua italiana (e nella fase iniziale di fanatismo tipica del neofita bacchettava tutti noi familiari e amici in continuazione), parlava sì come un’annunciatrice d’altri tempi, ma il tutto suonava così asettico e “stonato” che ben presto lei stessa ha desistito.

A una cosa però tengo: il controllarsi più o meno nel parlare dipende dal contesto, e dovrebbe venire automatico. A me viene, senza pensarci. Se sto parlando con amici o familiari o sono in situazioni informali, non sto a preoccuparmi di come pronuncio la s o se uso una parola dialettale o di gergo locale, mi lascio andare; ma se parlo con estranei, con persone “di fuori” o in situazioni professionali o comunque formali, non devo fare sforzi per parlare bene, sia grammaticalmente sia come sonorità. Un po’ di “s bolognese” ci sarà sempre, ma delicata, e anche l’intonazione mi va più sul neutro; il lessico mi si sposta automaticamente sul registro medio-alto.
In effetti mi dà un po’ fastidio ascoltare alla tv presentatori che parlano per es. con l’accento romanesco senza preoccuparsi di contenersi almeno un po’, tipo quelli del programma dei pacchi, da Bonolis a Max Giusti (ma era un programma per laziali?); non parliamo delle fiction televisive: devo ancora riprendermi dallo shock del don Bosco televisivo (alias Flavio Insinna) che parlava in romanesco (don Bosco parlava in dialetto torinese! Fallo parlare in italiano, ma con l’accento piemontese, almeno, dai!!!). Ciò non toglie che quando incontro persone di altre regioni mi piace ascoltare le differenti pronunce e intonazioni e anche confrontare i vari modi di dire; a volte poi anche spostandosi di 50 km si possono trovare differenze notevoli ed è interessante e divertente.

Voi come siete messi?


15 commenti on “L’italiano, che problema…”

  1. Masso57 ha detto:

    Io, da bestia. Conosco albanesi, romeni ed ucraini che parlano sia il dialetto sia l’italiano meglio di me. Quando facevo radio (privata, ovvio) pensavano fossi straniero. Per iscritto me la caverei, anche, ma a voce sono una frana. Ma guarda te l’Ilaria che domande va a fare.. 😉

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  2. latendarossa ha detto:

    Il presente indicativo al posto del congiuntivo è ormai diffuso dappertutto ma la tv, come sempre, diffonde questo modo barbarissimo di parlare (ad es. io penso che tu sai).
    Curioso, a me non viene proprio per niente spontaneo mettere l’articolo davanti ad un nome di persona: dire Ilaria è per me la normalità, dire “la Ilaria” o “il Marcello” lo farei ma solo per scimmiottare il milanese (non pensavo si dicesse così anche dalle tue parti).
    Sulla pronuncia io non ci trovo niente di male. Se non devi fare recitazione, la dizione perfetta non credo serva (e poi i veri attori sanno passare con estrema facilità dagli accenti all’assenza di inflessioni marcate, mi viene in mente, uno fra tanti, Gigi Proietti). A me piacciono gli accenti, le sfumature, i suoni locali, sono la diversità e trovo insensato volerle cancellare – in particolare poi mi piace molto il “colore” romagnolo-emiliano-bolognese, alle mie orecchie suona come un che di esotico e sensuale insieme. Poi, siccome sono estremamente contraddittorio, quando mi capita di andare in continente – come si dice dalle mie parti – e appena apro bocca la gente capisce che provengo dalla Sardegna, la cosa mi sorprende perché penso di non avere l’accento particolarmente marcato della mia città (ma capisco anche che è impossibile che “da fuori” non si senta comunque).

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  3. utente anonimo ha detto:

    Quando ti leggei…scusa…quando ti leggiai…lecqui… laggui… lecci…legghi…insomma dopo aver visto il tuo post mi sono reso conto che diversamente da te, io col passato remoto me la cavo, a differenza del congiuntivo che potrebbe sembrare che voglia sempre il “che” ma non è detto.Certamente è vero che è così.(…che sia così?)
    ciao bellissima!

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  4. utente anonimo ha detto:

    ….dimenticavo…Listen

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  5. flalia ha detto:

    Wow, Masso, non sapevo dei tuoi trascorsi radiofonici, che bello! :-)) Ma pensa che al mare ho conosciuto un ragazzo ucraino che non solo parlava un italiano perfetto ma soprattutto sapeva ballare il liscio mooolto meglio di me (che divento di legno se solo devo accennare due passi)! E naturalmente pretendeva che ballassi… Che vergogna! 😉

    Marcello: ah ah, è verissimo, anch’io ero convinta di non avere l’accento bolognese, peccato che ovunque andassi trovavo qualcuno che mi diceva: “Ah! Ma tu vieni da Bologna!”… così ho dovuto ammettere di fronte a me stessa che insomma, un po’ d’accento… ce l’ho!!
    Anche a me piacciono gli accenti (oddio, alcuni non è che mi piacciano tanto), oltre a quelli delle persone che incontro devo dire per es. che sono sicura che se amo tanto Battiato è, oltre che per la musica e le canzoni in sé, anche per quella sua inflessione siciliana (ho un debole per quell’accento). A proposito di Sicilia, questo post mi è nato anche perché sui blog lo scritto ci impedisce quasi sempre di esprimere la nostra appartenenza linguistica; l’unico blogger, tra quelli che leggo, che non tradisce tale appartenenza (nel senso che la mostra) pur scrivendo in un italiano impeccabile è il super Melchisedec! Non a caso, ha uno stile suo inconfondibile, mi piace tanto 🙂

    Listen!!! Che bello che ogni tanto fai capolino!! :-)) E’ vero, il congiuntivo ha i suoi tranelli, per non parlare del condizionale. Mi capita di sentire certi periodi ipotetici in giro… ;-)))

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  6. melchisedec ha detto:

    Ho un discreto italiano, ma l’origine sicula si avverte nella tendenza a triplicare la doppia nella pronuncia; quando mi scappa, mi correggo.
    che ne so… stile “fagggio”, ma anche nelle iniziali come “bbottiglia”.
    🙂

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  7. utente anonimo ha detto:

    poi mi piace molto il “colore” romagnolo-emiliano-bolognese, alle mie orecchie suona come un che di esotico e sensuale insieme.

    Mi dispiace che tu abbia detto così, perché l’unica spiegazione è che tu abbia visto tanti filmacci degli anni Settanta del filone c.d. “porcellino” (da Sorbole che romagnola in giù); nella migliore delle ipotesi, è memoria di qualche puttanone felliniano da Roma o, molto peggio, da La città delle donne. Li ho visti tutti anch’io, intendiamoci bene.

    A me l’accento bolognese fa venire in mente un idraulico busone con cui ho fatto il militare (a Cuneo).

    Superfaccia

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  8. flalia ha detto:

    Melchisedec: qua invece c’è il problema opposto; per es., “ballare” diventa “balare”! :-O

    Ciao, Superfaccia! Non so che film guardasse Marcello ma in effetti l’accento emiliano romagnolo in tv o al cinema viene spesso enfatizzato tradendolo un po’.
    Comunque spero almeno di parlare meglio dell’idraulico che hai conosciuto tu!!! :-)))

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  9. autobiogrquanto ha detto:

    Che problema hai? (accento sulla “hai”).
    Con il passato remoto hai ragione: è inattuale e suona antico, ma per le inflessioni dialettali stai serena. Alcuni modi di dire sono divertenti e danno più “colore” a ciò che si vuole dire, ma vale solo per il luogo in cui hanno origine, cinquanta Km. più in là nessuno li capisce.
    Qualcuno, al governo, spinge per rivalutare la sottocultura linguistica dialettale: dovremo preoccuparci di non avere inflessioni italiane nei vari dialetti.
    Congiuntivi e condizionali, cosa sono? Roba d’altri tempi. La vita fugge, se non ti esprimi con l’indicativo presente invecchi prima.
    (L’ultima frase vorrebbe essere ironica).
    Un abbraccio.

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  10. flalia ha detto:

    Autobiogrquanto: ma infatti, ho detto “problema” così per dire, non è un problema, è che mi incuriosiva sapere come parlavano i miei lettori, dato che sui blog non si parla 🙂

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  11. Murasakishikibu ha detto:

    Questo è un parere tecnico. Un po’ spocchioso, anche ^__^

    Ho eliminato sistematicamente ogni inflessione fiorentina dal mio eloquio e ho sempre scritto in un italiano impeccabile (sì, anche a sei anni).
    Correggiamo un po’ il tiro: quando sono tra fiorentini non si sente che sono fiorentina, e spesso ci cascano anche altri.
    Mi resi conto di avere un po’ esagerato quando una carissima amica mi disse “quando provi a parlare in vernacolo hai un tono finto che porta via”.
    Da allora ho cercato di correggermi e adesso sono in grado di usare decorosamente qualche espressione delle più tipiche ^__^
    Non mi azzardo mai e poi mai a imitare qualche cadenza dialettale perché faccio veramente pena. Tra l’altro non le riconosco nemmeno (!)

    Quando sono in cattedra non correggo mai la cadenza o le inflessioni e frusto senza pietà chi si azzarda a prendere in giro un compagno che usa le vocali aperte o chiuse o le doppie a seconda del luogo di origine. Per lo scritto sono piuttosto rigida ma se qualcuno cerca di riportare le frasi di qualche dialogo secondo la lingua parlata lo incoraggio perché trovo che sia una buona cosa sapere scrivere secondo vari registri linguistici.

    Se una voce ha un bel timbro ed è bene impostata trovo che i cosiddetti difetti di pronuncia le conferiscano personalità e ricchezza d’espressione. Quanto all’uso dei tempi per il passato non credo che esista un modo “giusto”, se non nello scritto “ufficiale”: ogni sistema linguistico ha il suo uso dei tempi e non mi sembra importante uniformarsi. Anche nel tuo caso quindi non parlerei di “errori” ma di usi locali, che non fanno male a nessuno.
    Del congiuntivo volendo si può fare a meno (e sembra proprio che l’italiano vada in questa direzione) ma se si usa va usato giusto.

    Il mio principio base è “la lingua la fa il parlante”. Il secondo principio base è “fuori dalla classe non si corregge nessuno”.

    Murasaki

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  12. lauraetlory ha detto:

    Ho fatto un corso di dizione anni fa e mi è tornato estremamente utile per il lavoro che faccio (servizi televisivi) dove la voce è la mia e l’accento romano (difficilissimo da obliterare) viene quasi totalmente eliminato. Il mio problema è che in romanesco FORZA diventa FORSA mentre BORSA si trasforma in BORZA. Tutti i suffissi in -bile raddoppiano per cui: possibbile, terribbile etc etc. Per converso la doppia R si attenua e una frase tipica romana potrebbe essere: E’ ‘NA GUERA, CO’ ‘NA ERE, SINNO’ E’ ERORE (trad. è una guerra, con una erre, altrimenti è errore). Per non parlare della M iniziale che si rafforza a scapito di altre consonanti: MACCHINA diventa MMACHINA. Capisci bene che venirne a capo non è stato facile. A proposito: FACILE per un romano diventa FASCILE (non è proprio questo il suono, ma rende l’idea dello sdrucciolamento della C dolce). Insomma una lotta senza quartiere che subisce una battuta d’arresto quando sono tra amici e posso parlare esattamente come… MAGNO 🙂
    Laura

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  13. flalia ha detto:

    Murasaki: grazie per il commento tecnico! 🙂 Però io al congiuntivo sono affezionata… mi piace come suona! Concordo con i tuoi princìpi (il secondo dovrei ripeterlo per bene a mia mamma che insegna lettere)!

    Laura: meno male non faccio la giornalista perché avrei anch’io i miei problemi a correggere le z, le s e non solo quelle! E’ difficile perdere la pronuncia, ma in fondo basta non esagerare, peggio di Insinna è difficile. Io poi ti ho sentita parlare (facevi un’intervista) e parli bene! Però tra amici, com’è vero, ci si rilassa anche linguisticamente parlando! 😀

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  14. anticodemone ha detto:

    E’ altamente probabile che tu abbia un altro difetto (geo-localizzato 🙂 che ti sfugge: le "l" e le "gl". Probabilmente puoi accorgertene solo confrontandoti con qualche amico del sud (da soli è più difficile perché per certe sonorità manca proprio l’orecchio). Fondamentalmente la questione è che in buona parte del sud le "gl" sono debolissime e ad un orecchio del nord suonano come "l" ("meglio" -> "melio"), mentre al nord avviene l’inverso ("milione" si pronuncia "miglione"). Buon divertimento 😉

    AD

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  15. flalia ha detto:

    Antico demone: ciao! Uhm, in effetti foneticamente non me lo sento, però mi sembra di ricordare correzioni della maestra sul "gl". Oh no, avrò pure il problema della "gl"!

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