Passioni

Avevo appena ricominciato a scrivere sul blog, ma il terremoto mi ha tolto le parole. Scrivere dei post come se non fosse successo niente, non ci riesco. Voglio almeno lasciare passare la Pasqua.

Intanto segnalo le parole forse più belle che ho letto in questi giorni, scritte qui da un amico che la settimana prossima si recherà in Abruzzo come volontario (richiamato dalla Protezione civile) e che, mentre scalpita per partire, non lascia che l’attesa passi invano. Quello che mi piace delle sue parole è che vanno a toccare delle corde sensibili, credo, in ognuno di noi: tutti, di fronte a certe immagini, avremo provato il desiderio di potere andare lì ad aiutare. Ma non ci si improvvisa volontari, quindi se la prossima volta vorremo essere pronti, la cosa migliore che possiamo fare è iniziare adesso, iscrivendoci per esempio a un’associazione di soccorso, venendo formati e cominciando a dare una mano nella nostra città, come fa appunto Massimo che lavora come volontario sulle ambulanze.

Oggi è anche Venerdì santo, un giorno (l’unico, forse) in cui disperare è lecito; viene ricordata l’atroce sofferenza e la morte di Gesù. Pensate che stasera, in Chiesa, assisterò, come ogni anno, a questa scena: nel silenzio dei presenti, il prete (aiutato dai diaconi) prenderà tra le mani un crocefisso grandissimo (a grandezza umana) e innalzandolo, attraverserà tutta la chiesa cantando: “Ecco il legno della croce, da cui pende il salvatore del mondo”. Il contrasto tra questa frase e quello che vedo (un Gesù sanguinante e impotente inchiodato a una croce) mi manda sempre in tilt il cervello, ogni volta, è proprio una sensazione fisica quella che provo, difficile da sopportare! Come fa uno a salvare il mondo se è lì nudo su una croce? Vi assicuro che “vederla”, questa contraddizione, è diverso rispetto al pensarla. Mi sembra davvero una beffa crudele e cui è stupido credere, come mi sembra crudele un terremoto che uccide a caso (meno incomprensibile, purtroppo, e da punire, mi pare invece l’incuria di chi costruisce case di sabbia in una zona altamente sismica).

Ieri, infine, ricorreva l’anniversario della morte di Dietrich Bonhoeffer, che considero uno dei miei “padri ispiratori”, ucciso dai nazisti il 9 aprile 1945 nel lager di Flossenburg. Bonhoeffer era un uomo che amava tantissimo la vita, in tutte le sue dimensioni, amava il mondo anche nei suoi aspetti materiali, amava la cultura e la buona musica, amava la sua fidanzata, si immaginava marito e padre, conosceva la pienezza della vita e vi aspirava; era un uomo giusto che avrebbe potuto “starsene tranquillo” mentre il mondo cadeva a rotoli (apparteneva alla buona borghesia tedesca e nessuno gli avrebbe torto un capello se si fosse fatto i fatti suoi) e invece ha deciso di resistere, portando avanti le sue idee opposte a quelle del Terzo Reich nel quale gli è toccato di vivere, arruolandosi poi nel gruppo che il 20 luglio 1944 cercò, fallendo, di abbattere il tiranno. Chiuso in carcere per due anni e poi umiliato e ucciso, ha lasciato la sua testimonianza di uomo libero nelle lettere che scrisse a parenti e amici, raccolte nel libro intitolato Resistenza e resa, edito dalla casa editrice San Paolo, la cui lettura consiglio caldamente (lo troverete sicuramente anche in biblioteca), da cui copio questo stralcio significativo in un giorno triste come questo:

“Essere pessimisti è più saggio: si dimenticano le delusioni e non si viene ridicolizzati davanti a tutti. Perciò presso le persone sagge l’ottimismo è bandito. L’essenza dell’ottimismo non è guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, ma lo rivendica per sé“.

Con queste parole vi auguro di trascorrere una Pasqua felice! AUGURI a tutti, e a presto con i miei soliti post stupidini!


10 commenti on “Passioni”

  1. ediaco ha detto:

    Grazie degli auguri, carissima! Li ricambio di tutto cuore.
    Grazie anche per il silenzio e per le riflessioni di oggi. I tuoi post non sono mai stupidini… 😛

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  2. latendarossa ha detto:

    Credo che Bonhoeffer fosse uno di quegli uomini che una persona come Primo Levi, che fece a sua volta l’esperienza terribile del lager (che lo segnò per tutta la vita) avrebbe sinceramente apprezzato. Quanti, per quieto vivere si girarono dall’altra parte o si trincerarono dietro l’obbedienza, dannarono per sempre la loro anima ma anche quella delle loro vittime. Un augurio di Buona Pasqua anche a te, Ilaria…

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  3. lucy1957 ha detto:

    Un piccolo omaggio da casa mia

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  4. melchisedec ha detto:

    Auguri di Serena Pasqua!
    Un abbraccio.

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  5. kittymol77 ha detto:

    Strano abbinamento, quello fra la croce (sanguinante) e l’ottimismo/pessimismo (l’uno bandito dalle persone sagge(?), l’altro bandito dagli stolti?A me pare dovrebbe essere l’ottimismo a rivendicare per sé il presente (inteso come il qui e ora infinito di ogni attimo dell’esistenza, il solo in cui abbiamo la possibilità ogni volta di cambiare qualcosa).Rivendicarlo per un futuro (incerto per sua natura e oscuro nelle sue trame sconosciute), ha quasi il sapore dell’irresponsabilità. Un pò come quella di chi costruisce perché un muro regga all’apparenza dell’oggi senza tener conto della solidità che regge anche domani. Bella riflessione mi stai regalando. Buona Pasqua ( e buone sorprese).

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  6. utente anonimo ha detto:

    Buona Pasqua anche a te.
    Silvia

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  7. isabel49 ha detto:

    I tuoi post sono sempre interessanti e si colgono spunti riflessivi. Il dramma di questi giorni fa riflettere sulla malvagità dell’uomo, sull’amore del dio-denaro. Gesù disse: “Non si possono amare due padroni!”, la spiegazione è chiara e trova riferimento anche sulla speculazione edilizia. La croce è l’emblema del martirio, dell’innocenza calpestata, ma la stessa croce è la vittoria, in quanto attraverso essa si risorge, come risorge Gesù, così noi esseri umani dopo la sofferenza, intesa anche con una vita di buone opere, risorgeremo. L’ottimismo è segno di speranza, mai abbandonarla, solo così si continua a guardare avanti e a credere in un cambiamento e credendo si smuovono le acque. Grazie per la segnalazione del libro di Bonhoeffer, grande uomo, grande martire. Ti auguro una Pasqua serena, cara Flavia.
    Un affettuoso abbraccio, Annamaria.

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  8. listen ha detto:

    sono sempre rinfrescanti i tuoi post, Flalia, anche se parlano di terremoto e crocifissione.
    Auguri!
    Ciao

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  9. flalia ha detto:

    Grazie a tutti ragazzi/e, spero abbiate passato una bella pasqua e una bella ripresa 🙂

    Kittymol, sì, io penso che l’ottimismo nasce dal valore che si dà al presente non rinunciando a vedervi possibilità da cui partire per costruire qualcosa anche di alternativo e di bello, anche quando quello stesso presente obiettivamente fa schifo (come poteva essere per Bonhoeffer e per ebrei, omosessuali, Rom ecc. ai tempi del nazismo o per noi oggi, per certi versi)…

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