Pane, amore e tradimenti

Quando mi sento tristanzuola o giù di corda, ci sono due persone che riescono sempre a tirarmi su: una è B.B.King, l’altra è il mio fornaio.

Il mio fornaio, che ha il negozio proprio sotto casa mia (per cui ho il piacere di vederlo e salutarlo ogni volta che esco di casa), è un giovane che avrà pochi anni più di me però innanzitutto ha un’aria rassicurante e protettiva, poi quando mi vede mi chiama sempre: “stellina mia”, “piccola”, “bellissima” eccetera, ma nel modo in cui potrebbe farlo mio nonno (se ne avessi uno). Per cui quando capitano quelle mattine in cui mi sento per esempio brutta, goffa e antipatica, o ho qualche motivo per essere triste, io corro giù dal mio fornaio, dove vengo accolta da un bel sorriso, a volte una carezza, un abbraccio, e tante piccole parole affettuose. Me ne esco con un sacchetto colmo di buon pane profumato (e a volte anche di un “bocconcino alla mortadella”, una specie di focaccina di cui vado ghiotta e che a volte mi offre) e un sorrisone stampato in faccia: il precedente broncio e i brutti pensieri, spazzati via come nuvole in estate.

Il mio fornaio è un tipo ciarliero, gli piace chiacchierare, con i clienti, con i passanti e con la lavandaia che ha il negozio accanto al suo; se c’è da ridere al bar sotto casa, potete stare certi che c’è di mezzo anche lui. Durante la bella stagione, se in negozio non ci sono clienti, lui sta sulla soglia, sorridente e sereno come un Signore. È alto e ha anche una leggera pancetta. E porta gli occhiali da vista.

Un giorno, però, l’ho tradito. Era una mattina d’agosto e io ero uscita di casa per comprare il pane quando improvvisamente una tentazione è balenata nella mia mente: E se per una volta provassi il pane del fornaio di via Piacenza? E se avesse un pane più buono o qualche pasticcino o focaccia diversi? E così, mossi dalla golosità e dalla vertigine del nuovo, i miei passi si sono diretti verso il negozio di un altro fornaio poco distante. Sulla via del ritorno, però, i sensi di colpa hanno cominciato ad assalirmi. Soprattutto perché non potevo evitare di passare davanti al mio fornaio, che tra l’altro, essendo estate, era sicuramente sulla soglia e non poteva non vedermi, e avevo in mano questo inconfondibile sacchetto del pane, di un pane non suo. Solo allora mi sono accorta che un sacchetto del pane è riconoscibilissimo e non puoi camuffarlo in alcun modo: su quello che avevo, poi, era scritto ovunque e a lettere cubitali: FORNAIO ROBERTO, VIA PIACENZA 3. Ho tentato di nasconderlo come potevo schiacciandolo tra il braccio e il fianco opposto a quello che lui avrebbe visto, ma dovevo voltarmi a un certo punto e così, insomma, mai camminata fu più goffa e colpevole di quella. Sono rimasta sull’altro lato della strada finché ho potuto, mentre lui era già lì che sventolava la mano in segno di saluto, e io agitavo come potevo la mano libera, schiacciando con l’altra la prova del mio tradimento. E mentre gli sorridevo con un sorriso tirato mi sentivo una specie di fedifraga sfrontata. Addirittura ho coperto gli ultimi metri di corsa per infilarmi subito dentro il portone prima che il pover’uomo si avvicinasse.

Arrivata a casa, ho poi scoperto che il pane di Roberto non era affatto migliore di quello del mio fornaio. Da allora non l’ho più tradito. E anche stamattina, che mi sono recata da lui non perché avessi realmente bisogno di pane ma perché scossa da un litigio, l’ho trovato lì, dolce e sorridente, a chiedermi:

– Cosa ti do, stellina? –


32 commenti on “Pane, amore e tradimenti”

  1. Darthy ha detto:

    Mai tradire il fornaio di fiducia! Giammai! 😉

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  2. castoretpollux ha detto:

    Ahahahah… mi sono sbellicato perchè immaginavo la scena e m’è venuto in mente un mio amico che si scoccia di entrare alla Coop con la busta della Standa, perchè secondo lui “lo guardano male”….

    Cmq una alternativa c’era…consumare tutto il pane nel tragitto da Via Piacenza fino all’altro fornaio…passargli davanti facendo chomp chomp con le mascelle e dirgli “Fiao Fignofe”…

    ahahah

    Grandissima.

    Comunque ci sono risvolti seri. Il primo è che i tradimenti si consumano in gran segreto. Il secondo è che se non avessi assaggiato l’altro pane non avresti saputo che il precedente era migliore.

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  3. isabel49 ha detto:

    Anche i miei fornitori di fiducia sono persone preziose, mi conoscono da tempo e sono sempre pronti con le loro gentilezze e sorrisi: si diventa un po’ una famiglia allargata. Nel mio quartiere accade la stessa cosa e quando vado a fare la spesa ai centri commerciali, al ritorno cerco di passare inosservata: non avrei il coraggio di farmi vedere con le buste della spesa. Però vale la pena, i prodotti sono migliori, si riceve cortesia e dialogo, e nel caso di prodotti non validi, si può ritornare da loro ad esternare le lamentele.
    Ciao cara, ti auguro una serena vigilia dell’Epifania.
    Con affetto, Annamaria.

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  4. commediorafo ha detto:

    Leggendo i tuoi racconti di vita di quartiere mi vengono in mente localita come Stars Hollow, paese in cui è ambientato il telefilm Una mamma per amica. Lo so, potevo tirare fuori dal cilindro citazioni più letterarie, ma questo mi è venuto in mente…
    Poi dal punto di vista letterario superadoro il fatto che non ci hai detto come si chiama il tuo fornaio. L’altro si chiama Roberto, ma il tuo? Non si sa. Ci aleggia un po’ di mistero intorno. Bello così. Così ciascuno può vederci il proprio. Bello raccontare le cose senza dire troppo. Se poi nel racconto c’è qualche espressione come tristanzuola o vertigine del nuovo, beh, tanto meglio!
    Massimo

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  5. utente anonimo ha detto:

    Sei unica…
    D

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  6. latendarossa ha detto:

    Ooh ma che delizioso post :)))
    Una volta, rientrando a casa, ho acquistato la pizza non dal pizzaiolo che sta vicinovicino a casa, ma da uno che ha il negozio un po’ più in là. Ebbene, quando son passato davanti al suo negozio (con i cartoni delle pizze sottobraccio) mi sono sentito tremendamente in colpa, come un ladro, un traditore!
    E poi confesso che la pizza non era buona come quella dell’altro…

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  7. caterinapin ha detto:

    Ma che racconto delizioso!!!!
    Che persona carina dev’essere il tuo fornaio…
    Hai reso così bene il senso di colpa per il tradimento, che mi sembrava di sentirlo nel profondo pure a me!
    Il mio edicolante mi chiama stellina e anche a me piace tanto…
    Un bacione cara :*

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  8. melchisedec ha detto:

    Con i commercianti che conosci da una vita, è vero, si instaurano relazioni straordinarie. Però, una tantum il tradimento ci sta, non è cosa grave come un altro tipo…
    🙂

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  9. flalia ha detto:

    Darthy: me ne guardo bene! ;-))

    CastoretPollux: Eh no, non sono d’accordo… finché si parla di pane, passi, ma i tradimenti non servono a niente se non a fare male. E poi, anche se il pane di Roberto fosse stato più buono, io sarei tornata comunque dal mio fornaio…

    Annamaria: eh eh, vedo che non sono l’unica a farsi venire certi complessi…;-)) Buona epifania! :-))

    Massimo: eh eh, hai ragione 🙂 In effetti la “dimensione quartiere” è bella da vivere, soprattutto in città, dove a volte ci si identifica più col quartiere di appartenenza che non con la città tutta… Infatti il bello di tanti telefilm americani è il modo in cui descrivono la vita di provincia o nei piccoli sobborghi.

    D: grazie 😉

    Marcello: ih ih, mi immagino, i cartoni delle pizze sono ancora più evidenti di un sacchetto del pane! 😀

    Cate: infatti, fa piacere sentirsi chiamare così invece che degnati al massimo di un sorriso forzato… 🙂

    Mel: esatto, c’è “tradimento” e tradimento… 😉

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  10. castoretpollux ha detto:

    Ma io infatti parlavo di pane…

    Gli essere umani non sono pagnotte o beni materiali.

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  11. aleike ha detto:

    Anche io mi secco ad entrare alla Gs con il sacchetto della Sma, pensavo di essere l’unica scema, invece…anche altri pensano di essere guardati male!:o)

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  12. flaviablog ha detto:

    E’ il bello dell’acquistare nei negozi e non sempre nei supermercati. Il rapporto che si instaura, il clima che si crea…
    Non tradire più il tuo bravo fornaio,ma non ridurti neppure come la moglie di Fantozzi ( che aprì l’armadio e caddero chili e chili di sfilatini).

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  13. timeline ha detto:

    Mi son trovata in una situazione simile alla tua, qualche settimana fa.
    Ho ceduto alle insistenze di mia figlia minore.
    Sulla strada per andare a scuola (io e lei usciamo insieme la mattna), hanno aperto una rivendita di pane e affini.
    Lei voleva assolutamente provare le focaccine – le sue compagne ne dicevano meraviglie -.

    Ebbene si è scoperto poi che non son così buone…

    ..e a me è rimasto il cruccio del tradimento 🙂

    Blue

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  14. utente anonimo ha detto:

    se tu vuoi che il tuo pane faccia la bella crosticina dorata, spennella di latte la pagnotta prima d’infornarla. Se fai delle aggiunte al pane, p.e. le erbette, aggiungi all’impasto un quid di burro, perchà tutto si tenga.

    il tuo amico Rupert Mentina

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  15. bigtildo ha detto:

    Forse il pane di Roberto non era male,ma la simpatia dell’allegro fornaio è inuperabile quindi mai più in via Piacenza.

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  16. Masso57 ha detto:

    Vediamo se riesco a farti arrabbiare: non è che fai come la signora Pina col fornaio-Abatantuono in uno dei film della saga di Fantozzi? 😉

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  17. kittymol77 ha detto:

    Mi hai fatto ricordare che, a volte, non c’è niente come un tradimento per rivalutare un amore di cui iniziamo a dubitare, magari per noia o perché cerchiamo la luna. Pensa che tempo fa mi succedeva anche con il parrucchiere:ogni tanto seguivo la tentazione di “qualcosa di diverso”, che lui stesso (il parrucchiere)mi incoraggiava a provare (gli dicevo: un giorno ti tradisco e vado da uno che mi farà i capelli così o cosà. E Lui, hai ragione, meglio che vai da qualcun’altro, io non potrei mai farti dei capelli simili, so che non resisteresti due giorni senza chiedermi di rifare tutto daccapo). Sapeva, con quella conoscenza intuitiva che solo un bravo parrucchiere ha, che tanto sarei tornata, che non era che un momentaneo ghiribizzo dell’umore…E tornavo, torno. Anche il rilassarsi all’abitudine di chi non ti crea tensioni da nuove aspettative, ha valore nelle scelte che facciamo, no?Però quel pane con la mortadella mi ha incuriosito…(sarà che ho fame?)

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  18. flalia ha detto:

    Aleike: eh eh, i blog servono anche a questo… a rassicurarci sul fatto che ci sia qualcuno simile a noi… 😉

    Flavia: non c’è pericolo, anche perché sono golosa 😉

    Blue: Eeh… queste focaccine, che tentazione… 😀

    Rupet: grazie dell’informazione, ma dovresti darla al mio fornaio 🙂

    Bigtildo: eh eh, poi è pure sotto casa, cosa voglio di più? 😉

    Masso: ih ih, no, sono un tipo più diretto… :-))

    Kittymol: mah, sarà anche una questione di carattere, ma non sono di quelli che pensano che il tradimento “faccia bene” al rapporto… bisogna essere consapevoli di ciò che si ha 🙂 Sulle cose più frivole, invece, uscire dal consueto fa solo bene: anch’io cambio parrucchiere o anche barista, di tanto in tanto, o hobby, cose così… 😉

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  19. listen ha detto:

    Cara Ilaria , ben vengano simili cambiamenti, o tentativi, come nel caso che racconti.Un po’ di sperimentazione sociale rinfresca le nostre abitudini.

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  20. Io ormai il pane me lo faccio in casa, con la macchina del pane. Che è poetica anche quella (l’odore del pane appena fatto che si spande in cucina ha del sublime), ma chiaramente in modo assai diverso. 😉

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  21. OzzyRotten ha detto:

    La stellina s’è eclissata dietro nubi folte che non vogliono scappare via?

    Spero proprio di no.
    Un saluto a te, my dear.

    Benediko

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  22. lauraetlory ha detto:

    Mi presteresti il tuo fornaio per una settimana?
    Baci
    Lory

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  23. lucy1957 ha detto:

    Mi hai fatto ricordare i tanti negozietti quasi scomparsi con qualche pettegolezzo ma tanta solidarietà nel momento del bisogno. Io abito in un piccolo paesino e quando vado in centro (che sono 4 case) quasi sempre trovo il postino, se abbiamo tempo ci fermiamo anche a fare 4 chiacchere. Sono delle piccole cose che illuminano la giornata !
    Ciao Lucia

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  24. flaviablog ha detto:

    #20: oh, sì! L’odore di pane, torta, pizza fatti in casa, che dal forno si spandono, è sublime. E’… caldo.

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  25. flalia ha detto:

    Listen: sì, guarda al momento sto sperimentando solo la mia stupidità: vivo in clausura per riuscire a completare la mia tesi entro la scadenza… altro che “c’è tempo”! ;-)) Non vedo l’ora di uscire!!! E’ già tanto se vedo ogni due giorni il mio fornaiooo :-))

    Davide: oh, che bravo… non ho idea di come funzioni la macchina del pane!

    Ozzyyy!!!: che bello rivederti!! :-)) La stellina s’è eclissata dietro volumi cartacei più deprimenti di nuvoloni, ma tra un po’ riapparirà 😉

    Lory: solo se sei al limite e hai assolutamente bisogno di un antidepressivo “umano”… mi serve!! 😀

    Lucy: benvenuta 🙂 Anche io mi trovo bene nelle piccole dimensioni (il mio sogno è un giorno riuscire a trasferirmi in un piccolo paese) 🙂

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  26. eventounico ha detto:

    Impastare è molto terapeutico. Quando ho qualche ora faccio la pizza in casa e talvolta anche il pane. E’ una cosa che distende molto e ti rimette in pace con te stesso e gli altri. Forse, farlo ogni giorno, non è così gratificante. Il tuo fornaio, dunque, deve essere così gioviale di carattere. Tu l’hai descritto molto bene. Brava.

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  27. castoretpollux ha detto:

    Bhe..un pensiero che magari non c’entra con il tradire il fornaio…ma convergo sull’esperienza di farsi il pane in casa. Un piacevole vizio che mi ha trasferito mia madre.
    Pizza e pane in casa. Ne guadagno in tempo (la fila dal fornaio) ed in qualità (non ci metto schifezze). Risparmio, perchè quando fo la pizza il forno è già caldo e metto dentro anche il pane.
    E’ anche l’asso nella manica con le ragazze, che quando ti vedono fare il pane (in generale cucinare) ti dicono “ma fai la pasta per il pane in casaaaa???”…lo so…ad alcune parrà normalissimo…sono io che sono stato sfortunato con le conoscenze ma almeno previdente, sennò sarei probabilmente morto di fame…ahahahah

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  28. Lucyette ha detto:

    Ma che post delizioso… 🙂

    Secoli fa, prima delle vacanze di Natale, avevi lasciato un commento sul mio blog: fra una cosa e l’altra, però, con le feste di mezzo, non avevo mai ricambiato la visita. Caspita, non sapevo cosa mi stavo perdendo… stasera, invece di leggere il mio solito libro, mi piazzo davanti al computer e mi scorro tutti i tuoi post passati! 😀

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  29. utente anonimo ha detto:

    Ciao, ho scoperto ora questo blog, e ho pensato di lasciarti i miei più sinceri complimenti. Mi diverte molto leggere quallo che scrivi, mi piace la superficiale “leggerezza” con cui prendi le cose ma che cela invece una profonda sensibilità. Lo stile è scorrevolissimo, fila via che è un piacere.
    Complimenti davvero, io ho da poco inaugurato il mio blog, e spero di riuscire a renderlo una spazio creativo, allegro e spensierato proprio come questo.
    Facci un salto, se ti va.
    E ancora complimenti!

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  30. utente anonimo ha detto:

    Scusami non mi sono presentata, il post precedente dell’Utente anonimo era il mio!
    Mi chiamo Francesca, questo è l’indirizzo del mio neo-nato blog:
    http://oceanodicarta.blogspot.com/

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  31. flalia ha detto:

    Pasquale: benvenuto, grazie 🙂 Infatti, fare il fornaio è un lavoro duro e invece lui è sempre sorridente… un ragazzo d’oro, insomma 🙂

    CastoretPollux: mi sa che farei anch’io la figura di quelle ragazze… in cucina sono una frana (per mancanza d’impegno e voglia), cioè mi cucino i “piatti base”, il minimo per sopravvivere .Ma dato che sto x andare a vivere da sola e non potrò mangiare sempre solo pasta al sugo o bistecchina…forse sarà la volta buona che mi darò da fare… ci conto 😉

    Lucyette: benvenuta e grazie, che complimentone!! Purtroppo in questi giorni non riesco ad aggiornare perché devo lavorare senza requie, ma di arretrato ce n’è un bel po’ ;-))

    Francesca: ciao, grazie 🙂 Ti verrò a trovare, allora 🙂

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  32. […] due fessure, ma queste fessure mi hanno portata a guardare il mio fornaio in un modo diverso dal solito. E così ho deciso che invece di piangere avrei passato il resto dell’estate a sedurre il mio […]

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