Chi può e chi non può [The Change We Need]

Sono davvero felice per la vittoria del democratico Barack Obama, nuovo presidente degli USA (e un po’ anche del Mondo), ma voglio rendere onore al vecchio John McCain, presentando qui uno stralcio significativo tratto da Forza, Simba, un reportage che David Foster Wallace scrisse nel 1999, quando seguì, in veste di giornalista, McCain nella sua corsa per le primarie repubblicane, poi vinte da George W. Bush. Ecco, di mio posso dire una cosa: se nel 2000 doveva proprio vincere un repubblicano, avrei preferito mille volte che si trattasse di John McCain anziché di quell’ignorante di Bush. Credo che la reazione all’11 settembre, per esempio, sarebbe stata molto meno sconsiderata, per quanto pur sempre patriottica. Forse anche perché, mentre durante la guerra in Vietnam Bush si era imboscato, John McCain conobbe sulla propria pelle quel che leggerete (se avete tempo e voglia) in questo stralcio, un po’ lungo ma avvincente.

Nell’ottobre del ’67 McCain stava compiendo la sua ventiseiesima missione di combattimento in Vietnam quando il suo aereo A-4 Skyhawk fu abbattuto sopra Hanoi, e lui dovette usare il sistema di espulsione. Il che in pratica consiste nell’innescare una carica esplosiva che spara il sedile fuori dall’aereo, e l’espulsione gli spezzò entrambe le braccia e una gamba, e gli provocò una commozione cerebrale, e McCain  cominciò a precipitare dal cielo di Hanoi. Cercate di immaginare per un secondo quanto male può fare una cosa del genere, e quanta paura, avete tre arti spezzati e state cadendo sulla capitale nemica che avete appena tentato di bombardare. Il suo paracadute si aprì in ritardo e atterrò violentemente nel laghetto di un parco in pieno centro di Hanoi. (Ancora oggi accanto a questo laghetto c’è una statua nordvietnamita di McCain, che lo ritrae in ginocchio, con le mani alzate e gli occhi impauriti, e sul piedistallo c’è una scritta: «McCan – famoso pirata dell’aria» [sic]). Immaginate di guadare un lago con le braccia rotte, cercando di tirare il cordino del giubbotto di salvataggio coi denti, mentre una folla di nordvietnamiti nuota verso di voi (esiste un filmato di questo momento, qualcuno aveva una cinepresa casalinga, e il governo nordvietnamita lo ha reso pubblico, ma è sgranato e la faccia di McCain si vede male). La folla prima lo tirò fuori, poi per poco non lo uccise. I piloti di cacciabombardieri erano particolarmente odiati, per ovvie ragioni. McCain fu infilzato nell’inguine con una baionetta; un soldato gli ruppe una spalla con il calcio del fucile. Nel frattempo, il ginocchio destro gli si era piegato lateralmente a novanta gradi, con l’osso che spuntava. È tutto documentato. Provate a immaginare. Alla fine lo caricarono su una jeep e lo trasportarono a soli cinque isolati da lì, nel famigerato carcere di Hoa Lo, dove gli fanno implorare un medico per una settimana, quindi gli ricompongono un paio di fratture senza anestesia, lasciandogli le altre due fratture e la ferita all’inguine (immaginate: ferita all’inguine) così come sono. Infine lo buttano in una cella. Provate per un momento a sentire tutto quanto. La totalità degli articoli e i servizi televisivi su McCain citano il fatto che ancora oggi non riesce ad alzare le braccia sopra la testa per pettinarsi, ed è vero. Voi però cercate di figurarvelo all’epoca, immaginate di trovarvi nei suoi panni, perché è importante. Pensate a quanto diametralmente opposto al vostro interesse personale sarebbe beccarsi una coltellata nelle palle e farsi ricomporre delle fratture senza anestesia generale, poi essere gettati in una cella a non fare altro che stare lì e soffrire, perché fu esattamente quello che successe.

McCain trascorse diverse settimane perlopiù a delirare per il dolore, e il suo peso scese a quarantacinque chili, e gli altri prigionieri di guerra erano sicuri che sarebbe morto; poi, dopo avere resistito così per vari mesi e dopo che le sue ossa si erano rinsaldate alla bell’e meglio e riusciva più o meno a stare in piedi, lo andarono a prendere, lo portarono nell’ufficio del comandante, chiusero la porta e di punto in bianco si offrirono di liberarlo. Dissero che poteva semplicemente… andarsene. Venne fuori che l’ammiraglio della Marina statunitense John S. McCain II era appena stato nominato capo di tutte le forze navali nel Pacifico, Vietnam incluso, e i nordvietnamiti volevano realizzare un colpaccio diplomatico liberando generosamente suo figlio, il piccolo assassino.

E John S. McCain III, quarantacinque chili e in grado a malapena di stare in piedi, declinò l’offerta. A quanto pare il Codice di condotta per i prigionieri di guerra diceva che i prigionieri andavano liberati nell’ordine in cui erano stati catturati, e c’erano altri che si trovavano a Hoa Lo da molto più tempo, e McCain si rifiutò di violare il Codice. Il comandante della prigione, per nulla soddisfatto, gli fece rompere le costole, ri-rompere il braccio e buttare giù i denti dai secondini, il tutto lì nel suo ufficio. Ma anche così, McCain si rifiutò di andarsene senza gli altri prigionieri. Lasciate perdere i film in cui succedono cose del genere e provate a immaginarlo come qualcosa di reale: un uomo senza denti che rifiuta di farsi liberare. McCain a Hoa Lo ci passò altri quattro anni, quasi sempre da solo, al buio, in una speciale scatola grande quanto un armadio chiamata «cella punitiva». […] Cercate di immaginare se al suo posto ci foste stati voi. Immaginate con quanta forza il vostro più basilare, primordiale interesse personale avrebbe gridato in quel momento, e tutti i modi in cui avreste potuto razionalizzare il fatto di accettare l’offerta: che differenza poteva fare un prigioniero di guerra in più o in meno? Poi forse accettando avreste dato agli altri prigionieri una speranza e li avreste aiutati ad andare avanti, e insomma, pesate quarantacinque chili, tutti pensano che morirete da un momento all’altro, e di sicuro il Codice di condotta non si applica quando uno ha bisogno di un medico o altrimenti rischia di morire, e se riuscite a sopravvivere, uscendo di lì potreste promettere a Dio che d’ora in poi non farete altro che il Bene più assoluto, e renderete il mondo un posto migliore, perciò per il bene del mondo è meglio accettare che rifiutare, e forse se papà non dovesse preoccuparsi delle ripercussioni su di voi qui in prigione potrebbe portare avanti la guerra in modo più aggressivo e concluderla prima e quindi risparmiare vite perciò sì forse potreste effettivamente salvare delle vite se accettate l’offerta e uscite vs. a che scopo stare qui in una scatola a farsi picchiare a morte e a proposito oddio immaginatevelo un dottore vero e una vera operazione con gli antidolorifici e le lenzuola pulite e la possibilità di guarire e finire quest’agonia e rivedere i vostri figli, vostra moglie, sentire il profumo dei capelli di vostra moglie… Riuscite a sentirlo? Cosa succederebbe nella vostra testa? Avreste rifiutato l’offerta, voi? Ci sareste riusciti? Non potete averne la certezza. Nessuno di noi può averla. È difficile persino immaginare il livello di dolore e paura e desiderio in quel momento, figuriamoci sapere come avremmo reagito. Nessuno di noi può saperlo.

Eppure, vedete, noi come reagì quell’uomo lo sappiamo. Sappiamo che scelse di passare altri quattro anni in quel posto, quasi sempre in una scatola buia, da solo, battendo sui muri per mandare messaggi agli altri, piuttosto che violare un Codice. Forse era pazzo. Il punto però è che, nel caso di McCain, uno ha la sensazione di sapere, come fatto dimostrato, che lui è capace di consacrarsi a qualcosa di diverso, qualcosa di più del suo interesse personale. Tanto che oggi, quando pronuncia quella frase, uno ha la sensazione che forse non si tratta solo dell’ennesima fuffa da candidato, che detta da questo tizio forse è la verità. […]

John McCain è un eroe autentico, dell’unico genere che il Vietnam può forse offrire, un eroe che è tale non per ciò che ha fatto, ma per ciò che ha sofferto, volontariamente, in nome di un Codice.*

 

*in D.F.Wallace, Considera l’aragosta (trad. di Matteo Colombo), Einaudi, Torino 2006


21 commenti on “Chi può e chi non può [The Change We Need]”

  1. diegodandrea ha detto:

    Che brava questa ragazza!
    Ops… Pardon, Donna! 😉

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  2. flalia ha detto:

    Diego: eh be’, son cavalleresca, io da piccola mi sentivo un cavaliere medievale e mi chiamavo Sir Gabriel… 🙂
    P.S.: comunque in fondo anche se mi chiami “ragazza” non mi offendo mica, eh? ;-))

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  3. diegodandrea ha detto:

    🙂

    D’accordo Sir Gabriel

    :-*

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  4. listen ha detto:

    gran bel post Ilaria.Non conoscevo l ‘accaduto ma l’uomo m’ispirava coraggio vero. Peccato che abbia scelto una Vice che ha sottratto (secondo me) molti voti.E forse la sua campagna è partita troppo tardi.

    Listen

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  5. Masso57 ha detto:

    Ecco, già a leggere la parte anagrafica mi sono un po’ depresso….
    Su McCain, cosa dirti? Nelle primarie del ’99 nulla poteva contro l’apparato dell’Etilico, mentre adesso è arrivato col fardello pesante degli 8 anni di una presidenza che, eufemisticamente, definirei sciagurata. Come se fosse una specie di agnello sacrificale da immolare alla causa della sconfitta, in attesa, tra 4 anni, di risfoderare la zampa d’elefante che i Rep hanno, non a caso, nel loro simbolo: in questo, la mossa Palin è, comunicativamente, un’arma molto tagliente, almeno per il primo squarcio.

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  6. latendarossa ha detto:

    Fore non avrei mai votato per McCain però bisogna riconoscergli di averci creduto fino alla fine (ed era difficile essere peggio di Dabliu).

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  7. latendarossa ha detto:

    Parafrasando il titolo di un film, la parte iniziale del post mi fa dire che il nostro non è un paese per giovani.

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  8. flalia ha detto:

    Listen: infatti, la campagna elettorale è stata veramente bella, perché si fronteggiavano due persone in gamba, che infatti si sono sempre rispettate. Sulla Palin sono d’accordo con te, penso che abbia tolto un bel po’ di voti, mi è sembrata una pessima scelta, io una così non l’avrei mai votata!

    Masso: mah, non so quanto possa piacere una Palin, anche a un repubblicano. Di sicuro otto anni di Bush hanno dato una bella batosta ai repubblicani in sé… (forse l’unica cosa positiva dell’amministrazione Bush :-D)

    Marcello: infatti, il senso della prima parte del post era proprio quello… siamo una repubblica gerontocratica in tutti i settori, nel periodo più creativo della vita siamo ai margini, al potere arrivi (se ci arrivi) a più di sessant’anni, a ottanta sei ancora lì, a novanta pure, continui a reggere le redini del Paese. L’anno scorso il governo sopravviveva grazie al voto della (benemerita) centenaria Rita Levi Montalcini. Senti parlare Obama di speranza e ci credi, ma Berlusconi, Prodi, o anche dei Veltroni o dei Fini che son lì da tutta la vita, che slancio vuoi che abbiano?
    Neanch’io avrei votato per McCain, presumo, dati i miei valori politici, anche se, non per dire, passi un Gore (che poi si è rivelato meglio ultimamente con l’impegno ecologista che non nel 2000), ma ti ricordi Kerry? Ovvio che tra lui e Bush avrei votato Kerry, ma dai, che candidato era? Anche loro sbagliano, eh eh. Un’altra cosa bella di McCain è che è laico, non è un fanatico religioso e non fa leva sulla religione. Ma insomma è andata così e ben venga, io avrei votato Obama pur stimando McCain. La verità è che amo l’America, con tutte le sue contraddizioni 🙂

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  9. commediorafo ha detto:

    Ma come? Anche tu ti diletti con l’italico passatempo del dire che gli altri sono tutti bravi e buoni mentre noi siamo brutti e cattivi?
    Di sicuro gli Stati Uniti possono sembrare migliori di noi nella capacità di scegliere chi li governa, ma non so se baratterei (o barackerei…) la mia cittadinanza italiana con quella americana. Oltre oceano ci sono troppe altre cose che non mi vanno a genio.
    Massimo

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  10. latendarossa ha detto:

    Io non so se la amo, diciamo che la stimo 😉

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  11. flalia ha detto:

    Massimo: no, non sono così drastica… 😉 Ho fatto il paragone solo relativamente all’età media dei politici… quello è un dato trasversale e abbastanza oggettivo… :-))

    Marcello: 😀

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  12. isabel49 ha detto:

    A me Obama piace: è il cambiamento, l’innovazione. Le sue proposte sono interessanti e meritevoli. Hai ragione a dire che se al posto di Bush fosse andato il repubblicano in corsa ora ci sarebbero stati meno disastri. Speriamo che Obama ce la possa fare: i problemi sono tanti, sarà dura! Buona giornata.

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  13. Lockwood ha detto:

    Ma che peccato. Se vale la legge secondo cui tu non scarti le persone che non si rivelano degne di nessuna fiducia, allora anche ‘sto negro – detto friendly come nel buio oltre la siepe! – sarà al meglio tipo da scrivania. Cmq sempre meglio armeggiare coi sigari che con le distruzioni di massa no? Clinton fu un falso, ma simpatico dai. Lui voleva Monika, Monika voleva lui e apriti sesamo. Sua moglie che figura che ha fatto. Se lo è tenuto credendo di vincere e invece ha fatto la fessa 2 volte. Le daranno il contentino adesso? Va be’, cojona resta. Neanche la dignità di mollarlo ha avuto, pur di far carriera, disposta a tutto. Per non dir d’Obbama kha speso grana come un magnate extrawhite pur di far quattrini per 4 o 8 anni o quel che siano e magnare il pandoro imburrato sopra sotto e a lato tutti i dì dell’anno. Morale: Monika sì che ha saputo succhià er midollo della vita, quel che ié andava de succhià senza dà false promesse.
    Perché dico se vale la legge ecc ecc. Perché a te, per esempio, piaceva quella faccina da ipocrita di Ivan Basso. Me lo ricordo bene a quei tempi quando scrivevi >.
    Eh già, pare anche a me. Che fiuto. Forz’Obbama, facce sognà! Che c’è ancora chi ha fiducia in te. Fregali tutti che se lo meritano. E abBasso er disincantato realismo eh! Che adesso non sta bene. Adesso è tempo d’andà in giro a bocca aperta sperando che Obbama venga a fà er presidente a casa mia, a spalmammme er burro sotto e sopra e a lato della mi’ fetta biscottata.
    Ciao, Larry

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  14. Lockwood ha detto:

    Eh so’ ancora io, non m’ha preso la tu’ citazione su er grande Ivan faccina pulita frega la jente:

    A me Basso piace e mi sembra un bravo ragazzo, onesto

    Eh jà, pare anche a me. Che fiuto.
    Ciao, Larry

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  15. flalia ha detto:

    Isabel: eh già, sarà dura, infatti ha già messo le mani avanti! Staremo a vedere, insomma 🙂

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  16. kittymol77 ha detto:

    La parata di mummie è decisamente deprimente, ma efficace. Non vedrei male un manifesto gigante in giro per le città italiane… Così, proprio come l’hai meso giù tu.
    Interessante la storia di McCain, non sapevo.Poi, che sia un uomo (e non un pagliaccio come G.W. B), è stato evidente dalle parole pronunciate alla sconfitta: sa perdere con grande dignità e stile. Bel post…mi è piaciuto proprio…

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  17. flalia ha detto:

    Grazie. La parata fa impressione anche a me, devo trovare il tempo di scrivere un post nuovo solo per togliere quelle brutte facce :-))

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  18. caterinapin ha detto:

    Che McCain sia una persona leale, lo ha dimostrato anche quando ha dichiarato la propria sconfitta congratulandosi con Obama ancor prima che quest’ultimo avesse pronunciato il proprio discorso e zittendo coloro che sentendo pronunciare il nome del prossimo presidente USA stava fischiando.
    Hai ragione Ilaria quando dici che sarebbe stato decisemnete meglio come presidente di Bush jn.
    A dire il vero anche mia zia Franca sarebbe stata meglio…
    Un bacio cara 😉

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  19. flalia ha detto:

    Cate: ih ih, non conosco tua zia Franca ma ti dirò che non dubito sarebbe stata meglio di Bush… anche mia zia Donatella, in effetti… ;-))

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  20. flaviablog ha detto:

    Letto e commentato già da Paolo Ferrucci! 🙂

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