La bassa moda

Venerdì sono andata a comprarmi dei vestiti. Avevo in mente cosa volevo, dovevo solo trovarlo. Naturalmente le mie idee sul vestiario non corrispondono alle idee correnti e per trovare una semplice gonnellina bianca del tipo che piaceva a me ho dovuto rovistare i negozi di mezza Bologna (alla fine ce l’ho fatta).

In queste occasioni (rare) mi chiedo sempre come molte donne possano trovare riposante e divertente fare shopping. Per me non solo è una noia mortale ma è anche terribilmente stancante, mentalmente e fisicamente.

Ed è, in un certo senso, umiliante. Ecco un piccolo esempio: nelle mie peregrinazioni passo davanti a una vetrina di un negozio di alta moda: tirerei dritta se non fosse che con la coda dell’occhio colgo qualcosa degno di attenzione per la sua bellezza: un semplice vestito indosso a un manichino. Un vestito bianco con una raffinata fantasia color verde, poco appariscente, delicata; di un tessuto leggero di ottima qualità, e dal taglio perfetto: stretto in vita, leggermente svasato sotto, arriva appena sopra il ginocchio. Semplicissimo ed elegantissimo; un vestito che, indossato, parla da solo, innalzando (esteticamente parlando) chi lo porta di tre spanne sopra le altre. Ecco, vorrei questo, penso. Ma non ho neanche bisogno di controllare il prezzo (cosa che comunque faccio) per sapere che costa troppo. Non solo non me lo posso permettere, ma anche potendomelo permettere non sono certa che sarei disposta a spendere tanti soldi per un vestito. Sta di fatto che quel vestito è sublime.

E naturalmente volto le spalle al vestito sublime per entrare nel negozio a fianco, che fa parte di una di queste catene di negozi alla moda sempre brulicanti di ragazzine e donne voraci. Entro e mi deprimo perché vedo tutta una serie di vestiti che passano per vestiti di moda e all’ultimo grido, e invece sono tutti fatti in serie, poi spesso tagliati male, con dei tessutacci da due soldi e delle fantasie o dei colori grossolani. E però poi se guardo per strada vedo che tutte le donne giovani, volenti o nolenti, sono conciate così. È la moda; la bassa moda, però.

Mi è venuto in mente un articolo del prof. Faeti che avevo letto anni fa; tornata a casa l’ho rintracciato, ve ne trascrivo un pezzo significativo, a mio parere:

Uscivo dal cinema e ho visto, in via Indipendenza, a Bologna, tre ragazzine vestite con la struggente povertà straccionesca di questi nostri anni, in cui l’inganno fa coincidere la Moda con la Miseria, ma solo per i subalterni.
Le ragazzine, fasciate negli orpelli da bancone da fiera, guardavano una vetrina che conteneva quattro «Filippo Alpi», ovvero abiti addirittura opulenti pur nella levigatissima proposta visiva di cui erano protagonisti. Da dietro gli abiti una commessa inviava sguardi gelidamente minacciosi alle ragazzine, come in una sequenza del film
Pretty woman, al quale va rivolto un particolare omaggio perché esso ci dice quanto e come le differenze di classe siano non solo presenti ma anche orribilmente visibili, anche in un mondo che ha sottratto ai subalterni proprio gli strumenti per riconoscere davvero l’evidenza dell’oppressione.   

Capite cosa voglio dire?

Ci sono i vestiti di Super-moda, che sono quelli, spesso stravaganti e ridicoli, ad effetto (e pertanto, almeno alcuni, importabili), che vediamo per es. al tg2 costume e società sulle grandi passerelle parigine o milanesi.
Ci sono i vestiti di Alta moda, che sono quelli veramente belli, eleganti, raffinati, che troveremo indosso alle ricche signore dell’Alta società.
Ci sono poi i vestiti di Bassa moda, che sono quelli appetiti e sfoggiati dalle masse di ragazzine/ragazze/donne che vediamo per strada, assurdamente orgogliose di incedere tutte vestite uguali con dei bermuda striminziti e strascicando ciabattine con paillettes, per esempio. E non si rendono conto che non sono “alla moda”, sono solo povere e illuse.

Qualcuno si chiede perché io consideri il libro “Cuore” ancora, in parte, molto attuale.


Lunedì e martedì saro fuori Bologna, perciò se lascerete commenti in quei giorni non potrò rispondervi subito! Buon inizio settimana a tutti!


21 commenti on “La bassa moda”

  1. commediorafo ha detto:

    W i mercatini allora!
    Io ho girato per negozi di moda due volte in vita mia. La prima volta da adolescente per trovare il cappotto (alla moda!) che volevo, la seconda volta pochi mesi fa, per un regalo che doveva essere speciale e invece sono stati soldi e tempo buttati…
    Massimo

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  2. cappelliavolute ha detto:

    Ogni riferimento è puramente casuale, eh? =) Beh, peggio per il destinatario del regalo!!

    Comunque a me non piace lo shopping, intanto perchè difficilmente trovo qualcosa che mi stia bene e quindi, più i vestiti si ammonticchiano nel camerino, più mi sento depressa e orribile.
    Inoltre, purtroppo, lo shopping fa su di me l’effetto di una tazzona di camomilla: appena qualcuno pronuncia le lettere “sh..” inizio a sbadigliare e non smetto finchè non sono tornata a casa… credi che Freud potrebbe dirmi qualcosa in proposito?! =)

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  3. utente anonimo ha detto:

    Ciao Ilaria, Spero che questi due giorni ti servano per distrarti un pò, mi sa che per via del lavoro vedi sempre gli stessi posti.
    A presto
    Jedredd

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  4. bez ha detto:

    Io in realtà cerco di conciliare quello ceh mi piace con quello che mi sta bene. Il risultato è sempre un po’ fuori moda (nel senso che non rispecchia i dettami di quella che tu chiami bassa moda), ma in compenso io mi sento molto a mio agio. E di sicuro mi distinguo nel nugolo di “fatte in serie”. Essendo alta un metro e cinquanta, non mi vede nessuno comunque.
    😀

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  5. ByronCorner ha detto:

    Posto il fatto che hai toccato un argomento chiave perché se la moda non è importante allora niente è importante, mi sento di darti pienamente ragione. La moda è un fatto fondamentale. Purtroppo non ci sono soldi. Questo è il problema. Il problema è che comunque non si tutela la manifattura Made in Italy. Il lavoro costa troppo e così va a finire che la Bassa Moda riempie le vetrine di oscenità che a definire rivoltanti non si dice nulla. La gente non ha soldi e così ci si ritrova a dover per forza alimentare questo circolo di bassa qualità e di pessima fattura, o peggio ancora a tenersi addosso gli stessi abiti per 20 anni (conosco gente che lo fa). Non è un segno positivo. Anzi, è indice di scarsa attenzione. Un paese che veramente tenesse ai propri cittadini farebbe in modo di tassare i redditi un pò di meno, in modo tale che la capacità di acquisto potesse soddisfare il desiderio di mantenere uno standard e uno stile di vita anche nei fatti e non solo nelle parole. Con le parole si fa presto, ma è nei fatti che si misurano le cose. Abbassate le tasse invece di rapinarci per niente.

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  6. utente anonimo ha detto:

    Eh eh, Ilaria – spesso la gente per insicurezza sia affida alle “cose” costose – perché è come se il denaro garantisse per la loro mancanza di gusto…quindi se pagano tanto pensano che per lo meno qualcosa dovrà pur valere…invece ai mercatini si trovano davvero cose splendide, poi esistono anche cose splendide costose…come no! Ma anche cose costose orrende!

    Io poi non capisco questo fatto di esporre certe marche in maniera così pacchiana. ma fanno schifo, scusa eh – dovrebbero le marche pagare chi le mette perché gli fanno pubblicità…solo che ormai tipo Dolce e Gabbana e Rich ecc son così tamarre, ma come fa la gente a non accorgersene.

    per fare shopping, beh a me piace invece…Celatii diceva una verità che visto che ormai i rapporti con la gente son cambiati, sono paradossalmente più inesistente e non si ha voglia di scontri frontali, si tende ad argomentare con ciò che non ci fa male…gli oggetti ed i soldi la nostra lingua…

    Gisy

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  7. melchisedec ha detto:

    Mi pare una classifica sottoscrivibile. Che orrore certe “mode”, contente loro!
    🙂

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  8. OzzyRotten ha detto:

    Ilaria, non me ne volere, ma dare un giudizio di valore sugli stili dei vestiti non significa assumere il punto di vista dominante? secondo te tutti i vestiti di Alta moda sono magnifici? o è il simbolo che vi è dentro che li fa sembrar tali? io certa roba di Prada, magari decontestualizzata dalle scintillanti vetrine, la vedo miserrima, banale, per non parlare d’altro. non è il logo che ha ancora una buona parte di fascino?
    la cartografia è un po’ più complessa di quanto non sembrerebbe. spesso le persone scelgono da negozi e marche alti e bassi combinandosi un loro stile. e poi, l’aspetto ha veramente tutta questa importanza? molte persone dell’alta società, come le chiami tu, vestono in maniera quasi anonima, a volte sembrano straccioni. Come dice Bourdieu, è la sicurezza inscritta nel corpo e nei gesti che conta, è la voglia di imitare che instaura la subalternità. mentre paradossalmente proprio le classi più popolari, che hanno un sistema di valori autonomo, non sono succubi di questa logica (almeno in alcuni casi). e comunque, la logica degli outlet crea ulteriori suddivisioni, facendo sì che la differenza si giochi tra chi compra il capo vecchio e il capo nuovo (ma lo sa solo chi lo compra, in fondo. 😉

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  9. lauraetlory ha detto:

    Questo post mi ha convinto una volta di più dei vantaggi di vestire sempre, e comunque stramaledettamente sempre e solo di nero.

    Benediko

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  10. utente anonimo ha detto:

    Hai ragione. Le differenze sociali esistono e si vedono, altroché se si vedono. Basta fare due passi a via Condotti, a Roma o meglio ancora a via Montenapoleone, a Milano. Fare due passi e non fermarsi davanti ai soliti nomi di grido, ma davanti alle boutique con l’ingresso piccolo e la vetrina discreta. Lì sta la vera differenza, lì trovi il vestito che ti alza tre spanne sopra le altre e prosciuga il conto in banca. Lì, davanti a quella vetrina, ti rendi conto che si, lavori, hai uno stipendio, vivi dignitosamente, tutto sommato non ti manca niente… ma sei una pezzente! Bada bene, felice di esserlo perché non trovo giustificato spendere cifre a tre zeri per qualcosa che devi mettere addosso. Forse non lo farei, neanche se li avessi, ma da un punto di vista strettamente sociologico, la differenza di censo si è spostata dai salotti alle strade dello shopping e la “signora” quella vera, quella ricca che noi neanche ce lo immaginiamo, incede come se non toccasse l’asfalto e ci guarda senza neanche vederci, fasciata in un abito che dice tutto senza ostentare niente.
    E’ la dura verità e nasconderla sotto canotte, pinocchietti e ciabattine strassate serve a poco.
    Laura

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  11. caterinapin ha detto:

    Insomma, nascere ricchi era meglio però. ^___^

    gisy

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  12. SignoradiAvalon ha detto:

    Ilaria cara, quanto mi trovi d’accordo!!!
    Sto cercando da 3 o 4 anni un abito estivo che ho in testa ma che evidentemente NON va di moda e quindi non si trova da nessuna parte!!!
    Ho deciso di farmelo fare dalla sarta (come facevano le nostre mamme o zie una volta) e già che ci sono, mi faccio fare pure un cappotto che vorrei ma non trovo e chissenefrega della moda da quattro soldi bucati!
    La personalità si dimostra anche da ciò che si indossa. Io di andarmene in giro con la pancia di fuori e perennemente in ciabatte come se mi avessero sorpresa appena fuori dalla doccia non ho voglia…
    Ci ho fatto un post anch’io sull’abbigliamento qualche tempo fa e la penso proprio come te!
    Un abbraccio
    Cate

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  13. utente anonimo ha detto:

    Quanto to capisco…
    Non sono mai stata una che segue le mode e da sempre mi vesto come mi pare, ignorandole….certo però che trovar quello che vorremmo diventa ogni giorno più difficile, e quindi ci dobbiamo anche accontentare…
    Ti confesso che a me non piace per nulla fare shopping..benchè mi piaccia comprare vestiti…quindi da ciò nasce un certo scontro in me, che di solito si risolve ricordandomi che non ho soldi da buttare con lo shopping e pace…sig…
    Per me poi che disegno anche abiti è intollerabile avere ben presente cosa voglio ma non trovarlo mai…beh pazienza…
    Ora ho ben altri problemi……… DOMANI HO L’ESAME CON FAETI!!!!!!
    sono terrorizzataaaaaaaaaaaaa!!!

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  14. lauraetlory ha detto:

    Penso che ogni persona abbia una personalità che l’abbigliamento può aiutare ad esprimere in qualche maniera, seguire determinate mode, come i cani alle corse seguono una lepre di peluche, fedelmente, non aiuta di certo a farsi conoscere, in ogni modo, si può anche usarla la moda senza esserne schiavi. Per via del mio lavoro, vesto spesso come se fossi appena uscito dalla fattoria Kent del telefilm Smallville, proprio per questo, quando posso, mi piace vestire elegante, qualcosa di classico, niente d’esagerato, non spendo mai cifre assurde per degli abiti, nemmeno posso farlo, in ogni modo, qualsiasi cosa acquisto deve essere soprattutto comodo.
    Jedredd

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  15. flalia ha detto:

    Anche per me fare shopping è una vera tortura. Intanto odio le commesse, invadenti nel 99,99% dei casi, poi odio gli stanzini di prova, con quelle luci che ti fanno sembrare un cadavere anche dopo 30 sedute di lampade UVA e nei quali, notoriamente, muori di caldo. Come se non bastasse sono per l’abbigliamento “sobrio” e faccio fatica a trovare qualcosa di decente nei negozi riservati a noi, poveri stipendiati del 2000. A questo aggiungi che essendo una taglia 46 ( non avrei mai creduto di riuscire a dichiararlo ma il tuo blog è facile alla confessione ) mi sento ripetere spesso, con conseguenze spesso disastrose sul mio ego, che devo andarmi a rifornire nei negozi per over-size. Ultimamente ho scoperto l’Oviesse: niente commesse, taglie a profusione e prezzi accettabili. Non sarà gran moda ma almeno non corro il rischio di vestirmi come una “sgallettata” e soprattutto riesco a contenere il budget e a non mortificare l’amor proprio!
    Un abbraccio
    Lory

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  16. flalia ha detto:

    Massimo: noo, povero, soldi e tempo buttati, è la cosa peggiore (già che uno fa una fatica almeno che serva a qualcosa)!

    CaV: Freud non so cosa direbbe, io dico che anch’io mi annoio e mi stanco tantissimo al solo pensare allo shopping…

    Jedredd: hai ragione, vedo sempre gli stessi posti! Meno male sono un tipo abitudinario e poi quando si va col cuore felice un posto, anche se è sempre lo stesso, è sempre bello!!!
    Riguardo al tuo commento successivo, mi fa ridere il “ritrattino” che ti sei fatto (“appena uscito dalla fattoria Kent”)! Sulla moda sono d’accordo con te, non sono oltranzista: si può usarla senza farsi usare; basta sapere ciò che si vuole e, ancor prima, conoscere se stessi per capire quale tipo di abbigliamento ci rappresenti meglio, moda o non moda… 🙂

    Bez: sì, anch’io più o meno faccio così, soprattutto trovo sciocca l’idea del vestirsi in serie perché ognuna ha un corpo diverso, che sarà valorizzato da vestiti diversi.

    Byron: il Made in Italy è uno dei miei capisaldi. Personalmente, preferisco comprare meno cose un po’ più costose, anziché tanti vestiti che costano pochi euro, sono fatti di materiale scadente, affossano la nostra economia e probabilmente sono anche stati fatti da persone sfruttate.

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  17. soffiodimaggio ha detto:

    Gisy: eh eh, il discorso che dovrebbero essere le “grandi firme” a pagare chi le indossa aniché il contrario è un discorso che faccio sempre anch’io. Non ho quasi mai usato vestiti o oggetti firmati (ma neanche “Invicta” o “Nike”, per dire 2 marchi comunissimi).
    Per “argomentare” attraverso gli oggetti (i vestiti, in questo caso) occorre appunto saper scegliere e non lasciare che altri scelgano per noi. C’è una poesia di Neruda in cui lui dice che non nominiamo mai le parti del corpo perché il corpo è tabù, invece parliamo di vestiti (e li indossiamo); allora lui si immagina questo “osceno guardaroba” che se ne va in giro da solo per strada, i vestiti senza i corpi. Mi viene sempre in mente questa scena, anche buffa, quando tocco questi argomenti! 😉

    Mel: già, gli “orrori” moderni, così poco “metafisici”… 😉

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  18. flalia ha detto:

    Bellissima riflessione. E non hai nemmeno avutoil tempo di fare un cenno al discorso delle taglie da anoressica, ai vestiti che sopra la taglia 42 diventano ridicoli anche su una bella donna, alle scarpe scomode ma irrinunciabili…e del fatto che chi non si rassegna alla filosofia di questo cattivo gusto forzato, viene paradossalmente bollato come “out”.

    Grazie per aver fatto riflettere.

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  19. flalia ha detto:

    Barbara: no, non volevo dire che tutti i vestiti di Alta moda sono belli, ed è verissimo che la realtà, come sempre, è molto più fluida delle categorie in cui cerchiamo di ingabbiarla. Però il fatto che esistano “indirizzi di stile” differenti che possono spesso essere segnali di divisioni di ceto o status o classe mi sembra non sia del tutto sbagliato. Ma ciò che per me conta non è seguire o meno la moda (o quale moda) ma la consapevolezza con cui si fanno le proprie scelte o non scelte… Non ne faccio quindi una banale questione di “aspetto esteriore” ma di come la consapevolezza o meno (compresa la “sicurezza inscritta nel corpo”) guidi o no il nostro stile di vita… be’, questa è poi la mia piccola opinione da “pseudosociologa di strada”! 😉

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  20. lauraetlory ha detto:

    Ecco, Ozzy, tu in effetti hai risolto il problema… Io per anni, direi, mi sono vestita quasi solo di blu, invece…

    Laura: Esatto! Io non mi riferivo tanto alle grandi firme strombazzate ma proprio alle piccole boutiques di cui parli tu, proprio agli abiti “che dicono tutto senza ostentare niente”! E’ lì la differenza che noto! Neanch’io comunque spenderei grosse cifre per i vestiti, neanche potendo…

    Cate: esatto, anch’io trovo veramente sciatto andare in giro strascicando ciabattine da spiaggia. Inoltre c’è il problema che dici tu: se una cosa ti piace ma non va di moda, non la trovi! E questo vale non solo per i modelli, ma anche per i colori! Se ti piace indossare abiti di un certo colore e quel colore non va di moda… non li trovi!

    Signora di Avalon: uffi! Non ho potuto farti l’in bocca al lupo! Com’è andata? Così terrificante come l’immaginavi? No, dai, non può essere…

    Carissima Lory, non so se sai che Marilyn Monroe portava proprio la taglia numero 46. Puoi andarne fiera 🙂

    Ciao, Soffiodimaggio, benvenuta 🙂
    Grazie a te per il contributo. In effetti, in un solo post non potevo toccare tutti quegli argomenti, che pure sono centrali (taglie da anoressica in primo piano)…

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  21. Anonimo ha detto:

    Ilaria, tu si che sai come tirarmi su di morale!
    Grazie.
    Lory

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