Arbusta iuvant humilesque myricae [Un guizzo chiama, un palpito risponde]

Un giorno, in terza media, la mia prof. di lettere, durante una lezione, iniziò a muggire e a fare altri versi più o meno ameni. Non era impazzita, semplicemente riteneva necessario leggere Pascoli in quel modo, sottolineando le onomatopee (prendendolo in giro). Ritenne indispensabile anche parlarci del rapporto tra Pascoli e le sue sorelle, con allusioni di cui non capii niente (capii solo che alludeva e, soprattutto, che odiava il poeta).

Ma mentre la prof. muggiva e gracidava tra le risa dei miei compagni, quelle parole, benché deformate benché straziate, riuscirono a farsi largo fino a una certa zona inesplorata del mio cuore, fino a toccarla, col risultato che quel giorno tornai a casa con tutti i sintomi dell’innamoramento poetico.

Dopo pranzo, anziché guardare il solito programma di cartoni animati (di cui non perdevo mai una puntata), mi chiusi subito in camera col libro di antologia aperto al settore Pascoli. Lessi avidamente tutte le sue poesie contenute nel libro (non certo le migliori del poeta), imparandole a memoria una dopo l’altra, senza alcuno sforzo.
Quello che avevo colto immediatamente fin dalla mattina in classe, e che ora mi si confermava in tutta la sua potenza, era soprattutto questo elemento: quasi tutte le poesie iniziavano con immagini felici, di serenità e tranquillità quotidiana; poi, nel corso della poesia (nel giro di pochi, a volte pochissimi versi) tutto mutava colore, tono, intensità: lentamente o improvvisamente, ma sempre in modo inesorabile e fatale, arrivava la delusione delle aspettative, il crollo delle certezze, lo sradicamento, la perdita, l’abbandono, la morte. Restava, però, di quella gioia, il ricordo, indelebile.

A me, leggendo, batteva forte il cuore perché questo miscuglio di gioia e dolore, queste rapide metamorfosi dell’una nell’altro e il desiderio che almeno qualcosa restasse saldo, rispecchiavano perfettamente il mio stato d’animo dell’epoca. E anche i rapporti familiari così presenti nelle poesie, l’amore e la perdita, il legame e la separazione, rappresentavano bene, credo, ciò che stavo cominciando a vivere rispetto alla mia famiglia e al mondo: da un lato l’esigenza di una maggiore autonomia, dall’altro il desiderio di sentirmi ancora piccola.
Credo che siano stati proprio questi, all’inizio, i nuclei pulsanti che mi fecero innamorare. Oltre al fatto che Pascoli fosse romagnolo (Romagna è ancor oggi la mia bandiera; sarà retorica, sarà melensa o patetica, ma è così) e che le sue poesie fossero popolate di fiori, piante, uccellini, tutti amati, tutti chiamati col loro nome, tutti messaggeri però, nonostante l’apparente normalità, di un mondo altro.

Ora, avevo notato che quasi tutte le poesie dell’antologia erano tratte dal libro intitolato Myricae. Dovevo possederlo immediatamente e corsi in cucina da mia madre per dirglielo.
– Oggi tuo padre è ad Arezzo. Devi aspettare almeno fino a domani – ha risposto lei.
– Fino a domaniii?! Ma non posso resistere, ne ho bisogno. Ti pregooo!!! –
Il problema era che tutte le librerie erano in centro e io, dodicenne, non c’ero mai stata da sola; mia madre non aveva nessuna voglia di uscire, né io intendevo cedere: ero già pronta a buttarmi sul pavimento strillando come un’oca semisgozzata quando mia madre senza dire niente prese Tuttocittà, lo aprì cercando la pagina giusta, mi fece cenno con la mano di raggiungerla e mi indicò dove avrei dovuto prendere l’autobus, dove scendere, come raggiungere la libreria una volta in centro, e come tornare a casa.
– Te la senti? –
– Sì! –  (tuffo al cuore, salto di gioia)

E così la scoperta della poesia ha coinciso per me con il mio primo viaggio in centro completamente sola (una sorta di piccola iniziazione).

Andò tutto bene tranne al ritorno, quando mi persi e tornai a casa a piedi (impiegandoci più di due ore), camminando trasognata per il tesoro che stringevo in mano e per l’impresa compiuta.

Da allora e per lungo tempo io e Myricae diventammo inseparabili; leggevo poesie nei momenti di pausa durante il giorno e la sera prima di addormentarmi, dopo le preghiere. Imparai a memoria senza farlo apposta la maggior parte delle poesie. Trascrivevo su un quadernino tutte le parole e gli accostamenti più dolci e musicali che trovavo (altro che i gracidii della prof.) ed era quasi una musica a sé quella che pronunciavo leggendo le parole in quel modo.

Le poesie di Pascoli sono state per me la porta verso la dimensione poesia, una porta che – ho scoperto – a volte resta chiusa anche a chi è comunque un gran lettore, ma di romanzi (le due cose non vanno necessariamente insieme). Se in quel preciso giorno di scuola le sue parole non mi avessero toccato il cuore, forse a quest’ora non sarei una lettrice di poesie.

A voi piace leggere poesie? Oppure vi annoia? Ricordate il primo poeta che vi ha teso la mano per portarvi in quel mondo, come ha fatto Pascoli con me e Petrarca con mia sorella? Oppure gli avete sbattuto la porta sul naso?


35 commenti on “Arbusta iuvant humilesque myricae [Un guizzo chiama, un palpito risponde]”

  1. utente anonimo ha detto:

    Pascoli è un gigante, lascia dire!

    Ti ho linkata ;p

    gisy

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  2. utente anonimo ha detto:

    Ah, la poesia è senz’altro più faticosa della narrativa da leggere, ma quando c’è – c’è…

    Io la leggo a piccole dosi, non ce la potrei fare a leggere di seguito un intero libro i di – poesia per quanto miracoloso vedi Pascoli,Leopardi, Caproni…però poi quelle immagine, sono immagini che non ti abbandonano…

    Credo sia davvero più ostile..e allo stesso tempo tanti si improvvisano poeti andandoa capo…

    salutino

    gisy

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  3. commediorafo ha detto:

    A te cara Flalia è capitato con le poesie del Pascoli (che amo, come sai!) quello che a me capita sempre con i tuoi post!
    Il primo poeta che mi ha folgorato a scuola è stato Eugenio Montale, e una dei miei pochissimi libri di poesie è “Ossi di seppia”. Non te l’aspettavi, eh?
    Massimo

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  4. picchedicuori ha detto:

    ..è la seconda volta che passo da qui ..e chissà perchè ..sento emozioni oltremodo gonfie di spleen…ma comunque pure e suggestive….(come poce volte mi è capitato di leggere
    ) e mi chiedo se mostrandoti publicamente… riusciresti ad essere altrettanto libera(?)
    Buon proseguimento
    Bruno

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  5. Decano ha detto:

    “Tondo tondo come il mondo
    nulla conto
    il fanciullo ben lo sa
    se non studia ognor mi avrà.”
    prima elementare prima poesia,pianti perchè non riuscivo a impararla a memoria…
    e chi la scorda?…13 anni una fidanzatina mi invia una poesia di Neruda: impatto fortissimo,
    come da adulto Osip Mandel’stam,Celan e, con gli occhi tristi da italiani allegri e irragiungibile
    misura, Montale , il fortissimo Caproni, anche nelle traduzioni di Céline e (fantastico! ) Max und Moritz
    di e con disegni di Wilhelm Busch per noi Pippo e Peppo…Ora poesia si, ma da centellinare in determinati momenti
    e con parsimonia (bellissimo anche condividerla …).
    Flalia ciao(ma quanti baci ti mando?) 🙂

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  6. lauraetlory ha detto:

    Il mio innamoramento poetico arrivò con Ugo Foscolo. Anch’io imparai a memoria le sue poesie. Poi il professore passò a Leopardi e allora capii che, almeno per quel che riguardava la poesia, era possibile avere più di un amore. Sono passati molti anni dai giorni del liceo, ho letto molti poeti, ma Foscolo e Leopardi restano senza dubbio i miei preferiti.
    Di Pascoli, sarò banale, amo le poesie più conosciute, tra tutte quella dedicata alla madre e X Agosto che, ti farà sorridere, recito tutti gli anni prima di affacciarmi al terrazzo alla ricerca di stelle cadenti nella notte di San Lorenzo.
    Un bacio
    Lory

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  7. diegodandrea ha detto:

    A me non è mai capitato nulla di tutto ciò… e dubito che potrebbe capitarmi… in questi termini, intendo!
    Un vero disastro 😉
    Ciao D

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  8. flalia ha detto:

    Gisy! Ma… pure Pascoli! Avevo già intenzione di linkarti, ora lo faccio immantinente 🙂
    Sulla differenza narrativa/poesia sono d’accordo con te; anch’io le poesie le centellino a piccole dosi e anche questa è una delle cose che mi fanno apprezzare la poesia. Ciao 🙂

    Massimo: che onore… 😉
    “Ossi di seppia” colpì molto anche me, anzi è da tempo che vorrei scrivere un post su una poesia della raccolta (il “manifesto negazionista”, come lo chiamo io)

    Bruno: benvenuto 🙂 Peccato non poter leggere il tuo blog! Mi fa piacere che passi di qui. La libertà non è tale se si veste di anonimato quindi nella realtà ragiono come sul blog. Ciao 🙂

    Decano: Quanti baci mi mandi? Tanti, ma mai abbastanza! ;-))
    Tu sei anche un poeta, oltre a essere un lettore di poesia.
    Che supplizio le poesie da imparare a memoria per la scuola, e recitate tutte con la stessa cantilena…
    Max und Moritz del perfido Busch? Approvo! E anche gli altri (ma che accostamenti!! ;-)) Però io Osip Mandel’stam non lo conosco… 😦 Adesso voglio scoprirlo.
    Tanti baci a te :-)****

    Lory: anche a me piace “X Agosto” (soprattutto la fine, quando dice: E tu, Cielo, dall’alto dei mondi/sereni, infinito, immortale,/Oh! d’un pianto di stelle lo inondi/quest’atomo opaco del Male!). E non ti prendo in giro perché quando arrivo a Riccione e faccio il primo giro in bici della stagione recito sempre “Romagna” (con grande pathos)! Be’, anche per me Pascoli è stato il primo di una lunga serie di amori poetici, ma è vero che il primo non si scorda mai.

    Diego: Eh eh, mi fa ridere che dopo tutta una serie di commenti “ispirati” arrivi tu con il tuo; una situazione molto “pascoliana”! 😉
    Per fortuna sei venuto qui perché non potendo lasciare commenti al tuo post con la foto dove sei molto molto stanco, volevo proprio raccomandarti di riposare! Bacio :-*

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  9. utente anonimo ha detto:

    Ho sempre letto pochissime poesie rispetto al resto, forse non sono abbastanza capace di apprezzarle come sarebbe giusto ma quelle che ho trovato, e trovo ancora oggi, belle, credo che mi rimarranno impresse per sempre, e non è una cosa che mi dispiace.
    Rispondendo alla tua domanda: Giosue Carducci, con la poesia “pianto antico”, alle elementari, poi Foscolo, Leopardi, Pascoli alle medie, poi kipling, come sai, e tanti altri, ma non ricordo con chiarezza. Vorrei poter dire Pessoa tra i primi ma l’ho scoperto solo più tardi.;-)
    Jedredd

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  10. diegodandrea ha detto:

    Io, infatti, ero passato apposta per prendermi la Tua raccomandazione, cosa credi?
    :-))
    Bacio D

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  11. flalia ha detto:

    Jedredd: “Pianto antico” è stata la prima poesia che ho imparato a memoria. Me la insegnò mio padre quando andavo ancora all’asilo. Ma ti sembra normale? Andai all’asilo recitando di questo bambino morto (sei ne la terra fredda/sei ne la terra negra) e quando spiegai il significato a due mie compagne si misero a piangere tutte e due e io venni punita. Tutto per colpa di mio padre! 😉
    Be’, anch’io comunque, come quantità leggo molta più narrativa che poesia! Buonanotte 🙂

    Diego: :-)***

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  12. commediorafo ha detto:

    Su Pianto antico c’è una macabra barzelletta: “Quanti figli aveva Carducci? 12! 6 nella terra fredda, 6 nella terra negra…”
    Massimo

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  13. cappelliavolute ha detto:

    mah, i ricordi sono nebulosi, forse qualcosa di Leopardi, ma già allora volgevo lo sguardo altrove, e sospiravo antologie trasversali. Amavo i maudits francesi e Coleridge e Yeats. Oggi, per fare qualche nome che mi si presenta spontaneamente, Conte, Merini, Plath, Dickinson, Bertolucci, Abu Nawas, Hafez, Omar Khayyam, Darwish, Adonis,Walcott, Kavafis, Rich. Tra i non letti ancora Vaghenàs e Bonnefoy che devono essere strepitosi. A proposito, domani Walcott è a Milano e sono intenzionatissima a non perderlo.
    Imparare la poesia a memoria è una cosa magnifica, ma bisogna insegnare/imparare a incarnarne il suono giusto. Per me è bellissimo il fatto che molti arabi conoscano a memoria i loro classici e recitino poesie d’emblée in momenti di incontro ordinari, ciao 🙂

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  14. Higurashi ha detto:

    ah dimenticavo, mi dispiace, su questa cosa ci scriverò un capitolo.
    La poesia è un’emozione profonda,è il vervo alla sua massimapotenza espressiva, il suono, la metafora, l’emozione primigeni, è lo stesso e l’altro contemporaneamente. se dopo una lunga giornata di lavoro non siriesce e legger nulla, la poesia restituirà bellezza al sonno.
    e dimenticavo Magrelli. 🙂

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  15. melchisedec ha detto:

    Oh, io amo Pascoli! In realtà ho iniziato con i Canti di Castelvecchio, poi ho proceduto con Myricae… solo di recente, quando per un esame mi era richiesto di leggere l’intera raccolta, ho fatto amicizia con i Poemi Conviviali. Sono stati una sorpresa, davvero. Diversi, per certi versi meno “vicini” alla realtà, ma, per la mia passione per le poesie (come per le canzoni) che raccontano una storia, sono stati assolutamente appaganti.

    Conosco anch’io a memoria tante delle sue poesie… proprio per la stessa musica, la stessa dolcezza e intensità che ha colpito te! =)

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  16. utente anonimo ha detto:

    Sono una voce fuori da coro: ho sempre trovato ammorbante Pascoli.

    Non sono una gran lettrice di poesie.
    Ma il mio primo amore per un poeta è nato quando ho letto la Divina Commedia.

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  17. flalia ha detto:

    Che bel post! Lo dico dal e col cuore. Poi citi uno dei miei amori, Pascoli. Lo bevo ancora oggi a sorsate. Mi ha però teso la mano Leopardi con “Primavera d’intorno brilla nell’aria…”. Pascoli è, invece, una scoperta successiva. Posso dire che Giacomo mi ha teso la mano, ma Pascoli le braccia e mi ha cullato e mi culla oggi. Io non posso vivere senza la poesia. Basta?
    Ottima giornata!
    🙂

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  18. ondalungablu ha detto:

    Fu quando lessi Le bateau ivre di Rimbaud, credo a quattordici anni, che capii che la poesia non è una prosa che va a capo ogni tanto.

    Pascoli, che a conti fatti è (con D’Annunzio, eh sì) il poeta più influente sulla lirica italiana contemporanea – pensa a Patrizia Valduga – , non mi ha mai toccato il cuore, ma ho letto con grandissimo piacere le sue poesie latine: Pascoli possedeva quella lingua e quella versificazione in una maniera che direi soprannaturale.

    Ipofrigio

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  19. cappelliavolute ha detto:

    Massimo: Non la conoscevo! E’ un po’ cinica ma… se l’è meritata! 😉

    Barbara: condivido in pieno le definizioni della poesia nel tuo secondo commento! Conosco più o meno bene i poeti che citi tranne i poeti arabi! Mi sono resa conto che non ne ho letto neanche uno… Mi piace moltissimo ciò che dici sul fatto che conoscano a memoria i loro classici (come un tempo accadeva da noi con la “Divina commedia”?) e soprattutto che recitino poesie così, tra amici, senza “occasioni ufficiali”. Approfondirò.
    I miei preferiti in assoluto comunque sono Emily Dickinson, Georg Trakl e Leopardi. Poi (per ora) ci sono tutti gli altri.

    CaV: anch’io ai Poemi Conviviali sono arrivata tardi, e sai grazie a chi? Alla “nostra” Bianca Pitzorno, che ne aveva parlato con ardore in un suo libro autobiografico (“Storia delle mie storie”). Nei Poemi c’è questo verso: “Il sogno è l’infinita ombra del vero”. A me mi entusiasma, per esempio. 🙂

    Higurashi: infatti in poesia più che altrove conta veramente tanto il gusto soggettivo. E Dante come “accompagnatore” non mi sembra niente male 😉

    Mel: aspettavo il tuo commento, Mel, e ti ho pensato mentre scrivevo il post, perché so quanto ami la poesia! Che bello condividere l’amore per Pascoli. Mi sembra sia un poeta amato da molti e odiato da altri (spesso è giudicato troppo patetico, sentimentale, “facile” e infantile, forse anche a causa del Pascoli “scolastico”). Anche Leopardi è un mio grande amore, ma l’ho incontrato e “conosciuto” molto dopo (il contrario di te).

    Ipofrigio: già, quello è un aspetto di Pascoli meno conosciuto e invece come dici tu lì mostra proprio un talento incredibile. Anch’io son passata per Rimbaud ma non a 14 anni, e la tua definizione di poesia mi trova proprio concorde (bisognerebbe però spiegarlo a tanti sedicenti poeti bloggers!). Ciao, grazie! 🙂

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  20. Doriannn ha detto:

    ho sempre preferito leggere romanzi e racconti, la poesia mi deve proprio colpire…ma comincio ad apprezzarla sempre di più…ai tempi di scuola era Leopardi a piacermi, poi Sbarbaro tra gli Italiani ha favorito l’avvicinarmi alla poesia…ciao

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  21. Lucilla810 ha detto:

    A me piaceva tantissimo quello sui gemelli… quando lui vede il riflesso nell’acqua ed è convinto che lei sia tornata. =)

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  22. flalia ha detto:

    E’ molto bello questo aneddoto!
    Sto lentamente riscoprendo la poesia, sarà perché sono un lettore pigro e preferisco la sintesi, la concentrazione di un componimento poetico, piuttosto che paginate di parole… 😉
    Ciao 🙂

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  23. ByronCorner ha detto:

    Il mio poesta preferito è Dylan Thomas, unico, irripetibile, strabiliante. Come le trasmette lui le emozioni, non le trasmette nessuno.

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  24. flalia ha detto:

    Ondalungablu: a giudicare dal tuo blog credevo fossi un appassionato! Ma c’è sempre tempo, e non è poi obbligatorio amare la poesia. Come dicevo nel post, esistono molti lettori di romanzi che non amano la poesia. Mi fa piacere che ti stia avvicinando! E’ una ricchezza in più!

    CaV: è vero! Anche a me…

    Dorian: è vero, anche a me, nei periodi in cui non mi va di leggere romanzi, la dimensione sintetica della poesia mi viene incontro 🙂

    Lucilla: ottima scelta! Io l’ho scoperto al liceo, quando comprai casualmente il volume Einaudi delle poesie inedite; lo ricordo ancora perché mi fece una grande impressione.

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  25. ByronCorner ha detto:

    Scrivo poesie da 20 anni. Non ho mai pubblicato nulla, ma il libro dovrebbe uscire dopo l’estate, in Ottobre. Così apprezzi la poesia. E’ una cosa positiva. Pascoli mi ha sempre dato un’aria di forte intimismo, forse però un pò troppo. Non saprei dire, nel senso che certamente riconosco il valore dei suoi versi, ma preferisco poeti più colossali, dalla cifra stilistica più marcata, più forte. E’ questione di gusti. Mi riconosco di più in poeti come Lorca, oppure Pedro Salinas. La poesia è stata la costante della mia vita.

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  26. lauraetlory ha detto:

    Byron, in bocca al lupo per il tuo libro! Be’, in questo post ho parlato di Pascoli perché è stato attraverso le sue poesie che ho scoperto LA poesia. Dopo, è stata ed è tutta un’esplorazione…

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  27. flalia ha detto:

    Hai un modo piacevole di fare. Dai una risposta a ciascuno. Lo trovo molto educato, e l’educazione è la prima cosa che noto quando incontro qualcuno, fosse anche in rete. ‘notte.

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  28. bez ha detto:

    Ti leggo tardi, Ilaria, ma questo post è bello e tu hai citato, in risposta a Lory, dei versi e mi fanno rabbrividire ogni volta: oh, d’un pianto di stelle lo inonda, quest’atomo opaco del Male…
    Non mi capita spesso di scrivere poesie, ne ho scritte meno di dieci e tutte sono scaturite da un’atroce sofferenza d’amore, cosa banalissima ma così è. Non ricordo il primo poeta, ricordo che ho sempre ammirato con assoluta dedizione la capacità di mettere le parole in rima, di andare oltre il significato della parola in sé per scoprirne anche il suono. Perché la poesia è anche questo, è musica. Sebbene la metrica latina sia assolutamente ostica, ho amato l’Eneide recitata in metrica, per quell’andamento ad onda: arma virumque canò, Troiaè qui primus ab oras…
    Mi riusciva facilissimo impararle a memoria e ancora oggi ne ricordo molte senza difficoltà. Una fra tutte: …sta il cacciator fischiando sull’uscio a rimirar stormi d’uccelli neri, com’esuli pensieri nel vespero migrar…
    Il bello della poesia è la capacità di esprimere la malinconia, la dolce-amara gioia della tristezza.
    Laura

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  29. flalia ha detto:

    Byron: grazie, i commenti dei lettori sono la cosa che mi piace di più, rispondere mi sembra il minimo! 😉

    Laura: anche per me la musicalità è un elemento decisivo, e non solo nella poesia tra l’altro! Anche la prosa può essere fluida e musicale (per es. quella di Pavese!). Ricordo bene la tua poesia triste che hai pubblicato tempo fa… Io non mi ci sono mai provata, invece. Ciao 🙂

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  30. latendarossa ha detto:

    Purtroppo temo che i docenti di italiano che incontrai lungo il mio percorso scolastico abbiano inficiato la mia capacità di apprezzare la poesia che mi è passata fra le mani fino ad ora.
    E leggere queste tue parole a fatto venire A ME, ora, la voglia di correre a leggere Pascoli.
    Che sia arrivato anche per me il momento di entrare in contatto con il lirismo?

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  31. latendarossa ha detto:

    Non è mai troppo tardi, Bez! :-))

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  32. flalia ha detto:

    Concordo con te e con quella ragazzina di 12 anni. Sei veramente grandiosa! Anch’io ho sempre amato Myricae, credo che Pascoli, se venisse insegnato come dovrebbe, sarebbe un poeta molto più interessante di quanto si pensi 🙂

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  33. Anonimo ha detto:

    Dimenticavo: Baudelaire e Montale, su tutti. E Apollinaire, Neruda… 🙂

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  34. Anonimo ha detto:

    Marcello: infatti, anch’io mi chiedo sempre perché a scuola ci presentino un Pascoli così edulcorato, patetico e “ridicolo”; c’è ben poco della sua vera grandezza, nel Pascoli “scolastico”…
    Anche tu un lettore di poesie! :-)*

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  35. […] rileggendo questo post, mi è tornato in mente quest’altro episodio raccontato qui. È davvero bello notare come i libri abbiano accompagnato tappe importanti della mia conquista […]

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