Voglio andare a vivere in campagna

Esperimento: se dico che voglio andare a vivere in campagna, qual è la prima cosa che vi viene in mente?

Perché insomma, dovete sapere che da anni mi succede questa cosa; quando pronuncio la frase Voglio andare a vivere in campagna, o Vorrei vivere (o trasferirmi) in campagna, oppure Basta! Prima o poi me ne andrò a vivere in campagna! (a seconda dell’umore) c’è sempre stato, c’è, e forse ci sarà sempre qualcuno attorno a me che si mette a cantare questa frase (Voglio andare a vivere in campagna) e basta, perché un’altra cosa curiosa è che questa canzone tutti (tranne me) la conoscono ma nessuno la conosce per intero (anzi, tutti ne conoscono questa sola frase).
E questo fenomeno si ripete da anni e con persone diversissime tra loro (per età, classe sociale, provenienza regionale) e nei contesti più disparati; be’, adesso non immaginate che io ripeta ovunque e sempre questa frase; però, le volte in cui l’ho pronunciata (e ormai la pronuncio apposta, per vedere se il fenomeno si ripete, e si ripete), si è sempre elevato, immancabilmente, automaticamente, il suddetto canto.
Trattasi, appunto, di riflesso automatico esteso a buona parte della popolazione italiana (assumendo che il mio campione di riferimento sia abbastanza significativo, e secondo me lo è, trattandosi di ricerca longitudinale, protrattasi negli anni e in posti e contesti differenti).
Ora: già considero preoccupante il fatto che in generale esistano simili automatismi verbali, per cui, al sentire una parola, pigramente le accostiamo subito una e una sola altra parola.
Ma ancor più preoccupante è il fatto che questa canzone – ho scoperto – è stata cantata da Toto Cutugno in non so quale Festival di Sanremo e da allora il suo ritornello si è inspiegabilmente scolpito nel cervello di persone giovani o vecchie (ma soprattutto giovani, molto giovani) e sembra destinato a venire tramandato di generazione in generazione e ora non è più possibile pronunciare una certa frase senza che qualcuno la musichi in tal modo (quasi sentisse il bisogno irrefrenabile di farlo, perché il canto non avviene come battuta che uno fa scherzando, ma parte proprio in automatico, come se uno cantasse tra sé e sé, senza intenzione, senza quasi accorgersene) e, devo dire, questa cosa mi sconvolge un po’ (Toto Cutugno come Dante Alighieri?).


23 commenti on “Voglio andare a vivere in campagna”

  1. PaoloFerrucci ha detto:

    mah credo che possa essere diventato una tipica modalità espressiva popolare, forse un modo molto implicito e automatico di esprimere insoddisfazione e critica generalizzate, penso a certe frasi fatte napoletane come ‘addavenì Baffone, o forse è l’ora tarda che mi causa queste connessioni sinaptiche? non so…

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  2. GiacominoLosi ha detto:

    A me l’automatismo non viene, per fortuna! La canzone di Cutugno, che conosco, l’ho messa nel dimenticatoio già da tempo, anche perché era molto scadente.

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  3. utente anonimo ha detto:

    Continuava, se non sbaglio
    “voglio la rugiada che mi bagna”
    ma io ho il gusto della perversione

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  4. Ellee ha detto:

    Mio malgrado sono una delle vittime dell’automatismo, e ahimé ricordo più di un verso di quella pessima canzone… Riconobbi che era pessima anche quando la udii per la prima volta, ero giovane a quei tempi 😉 Ma chissà perché, forse le cose più brutte si ricordano più facilmente…

    Voglio andare a vivere in campagna
    aha, aha
    voglio la rugiada che mi bagna
    aha, aha
    ma vivo qui in città
    e non mi piace più
    in questo traffico bestiale la solitudine ti assale e ti butta giù…

    Non commettere mai l’errore di ascoltarla, provoca danni irreversibili… :-DDD
    Un caro saluto
    Dorian

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  5. Higurashi ha detto:

    Che canzone orrenda!!
    Sai, a volte certe canzoni ti rimangono impresse nella mente proprio perchè sono maledettamente brutte.. e forse anche chi le canticchia ha quasi un intento derisorio nei confronti della stessa canzone!
    Questo automatismo non mi sorprende, in fondo fa leva sull’inconscio (spesso chi la canta neanche se ne accorge).. è un meccanismo ampiamente sfruttato dai pubblicitari..
    Ciao ciao! a presto, cara! 🙂

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  6. melchisedec ha detto:

    Non inizio a cantare la canzone.
    Ma non appena ho letto il titolo del post ho subito pensato a quella.

    Terribile.

    Bisogna urgentemente scrivere la musica per qualche canto di Dante e dare al nostro grande poeta la stessa immortalità di Cutugno.

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  7. lauraetlory ha detto:

    Si scatta l’associazione. Io ci vivo in campagna. Una meraviglia.
    🙂

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  8. commediorafo ha detto:

    La prossima volta rispondi con questa. E’ del 1940, di Cherubini-Bixio, cantata dalla splendida voce di Carlo Buti.
    Una casetta in campagna…

    Un orticello, una vigna…

    Qui, chi vi nasce vi regna,

    non cerca e non sogna la grande città…

    Un dolce suon di zampogna

    e tanta pace nel cuor…

    Se vuoi goder la vita,

    vieni quaggiù in campagna!

    È tutta un’altra cosa:

    vedi il mondo color di rosa…

    Quest’aria deliziosa

    non è l’aria della città!

    Svegliati con il gallo,

    spècchiati nel ruscello,

    bacia la tua compagna

    che t’accompagna col somarello…

    Ogni figliolo è un fiore

    nato sulla collina:

    baciane una dozzina…

    Oh che felicità!

    Se vuoi goder la vita,

    torna al tuo paesello ch’è assai più bello della città.

    Fasci lucenti di grano…

    Sembra, ogni falce, un baleno…

    Tutto ha un sapore nostrano:

    profumo di fieno, di grappoli e fior…

    E la sorgente, pian piano,

    mormora un canto d’amore…

    Purtroppo non posso trasmetterti la musica. La canzone fa parte del filone ruralistico incentivato dal duce per convincere gli italiani a zappare la terra contenti e ignoranti, ma di sicuro è più carina di quella di Cutugno.
    Laura con una mano sola

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  9. diegodandrea ha detto:

    Ma… mi copi i titoli dei post?!? 😉
    La canzone è molto celentaneggiante.
    Riguardo gli automatismi ce ne sono altri. Facciamo una prova per vedere chi coglie, ok?
    Tattaratatta…
    Massimo

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  10. flalia ha detto:

    Ciao Ilaria…
    è vero… l’automatismo per questa canzone scatta sempre e comunque… per non dire cosa capita se ne accenni (anche solo per sbaglio) una parola in un club di italiani all’estero… l’apoteosi! con tanto di pianti accompagnati a grosse fette di pane e provolone auricchio.
    Comunque è così, e secondo me la severità è anche un pò fuori luogo in uesti casi; a me, ad esempio, queste cose fan sorridere!
    Anche perché, se dicessi “dammi tre parole…”, persino coloro che non l’ammetterebbe neanche sotto minaccia di morte si ritroverebbero a pensare “sole, cuore, amore” … e tant’è! 😉
    Bacio D

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  11. flalia ha detto:

    Barbara: sì, sicuramente la diffusione dei cosiddetti “tormentoni” risponde (in senso molto lato) alla necessità di “fare comunità”, ma non mi piace il fatto che queste cose partano sempre dalla tv e si imprimano nella mente con una forza non comune…

    Paolo: meno male sei immune anche tu da tutto ciò! Anzi, io ormai non ne sono più immune, perché a forza di sentirmelo ripetere ormai ho introiettato anch’io il motivetto “stregato”… :-/

    Giacomino e Dorian: grazie a voi ora conosco anche qualche altro verso (ehm… non che sia di gran qualità…); però devo dire che col significato mi ci ritrovo abbastanza… che sia grave? 😉

    Ellee: già, slogan pubblicitari o tormentoni televisivi… è difficile sfuggirgli, capita anche a me, però anche se mi vengono in mente evito di pronunciarli, voglio parlare con parole mie (stupide uguali, forse, ma mie)… Un saluto, a presto 🙂

    Higurashi: anche tu! Questa non me l’aspettavo! 😉 Quel che non capisco è come mai io, che pure un’occhiatina e anche più di una – soprattutto in passato -, al Festival di Sanremo gliela davo, non l’abbia sentita o memorizzata… In compenso ne ho memorizzate altre… :-/

    Laura: che onore, Laura! Appena operata e già qui a commentare (aveva ragione Lory!)… Grazie! E grazie anche del tuo contributo, ma penso che non citerò né l’una né l’altra… ;-D

    Massimo: Be’, dato l’argomento, non potevo non mettere questo titolo! 😉
    Il riferimento mi sa che non l’ho capito… è Trottolino amoroso? Oppure C’era un ragazzo? Non lasciarmi troppo sulle spine!

    Diego: il tono del post voleva essere scherzoso infatti(forse non lo sembra, però), non severo… è che proprio mi fa ridere come, pronunciando questa particolare frase, il “risultato” è garantito!
    La visione degli italiani all’estero che si entusiasmano però sarebbe forse troppo per me… mi guarderò bene dal ripetere l’esperimento fuori dal patrio suolo… :-))

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  12. diegodandrea ha detto:

    Melchisedec: ti invidio!!! :-))

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  13. commediorafo ha detto:

    No, per quanto riguarda la severità non mi riferivo al tono del tuo post, anzi… mi riferivo a tutti quelli che, di solito, davanti al tormentone “inorridiscono” addirittura (e almeno a parole, non sono pochi)… è chiaro che un tormentone è quello che è, ma forse è sufficiente non prenderlo (e non prendersi) troppo sul serio… 😉
    Ciao D

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  14. OzzyRotten ha detto:

    Era un semplicissimo
    tattaratatta… tattà!
    (Ammazza la vecchia… col flit!)
    Massimo

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  15. Decano ha detto:

    Non esagerare.
    Paragonare il Vate con Cutugno è come accostare il sapore di un cabernet con quello di un aceto balsamico (può pure piacere, per carità, nulla da dire. Ma io preferisco il primo, e mi riferisco al vino, non a Cutugno).

    E comunque simili accostamenti li constato pure io. Ritengo che facciano parte della stupidità generalizzata della gente: in fondo, che cosa ci si può aspettare da una canzone stupida come quella? Che venga cantata da gente stupida, no?

    Benediko.

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  16. utente anonimo ha detto:

    prova a dire “Anima mia”: subito te la cantano in falsetto e ti viene in mente un bel faccione paffuto e parruccato (che andrebbe sicuramente bullato!) Ahahaha! 🙂 *

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  17. flalia ha detto:

    Anch’io dico spesso voglio andare a vivere in campagna, magari durante un’intensa giornata di lavoro, e allora per ironizzare, chi mi sta vicino si mette a cantare il ritornello della canzone di Cutugno, ed io mi sto zitto, perché è impossibile continuare a brontolare con quella musica che ti entra in testa, devi per forza ridere.
    In fondo il buon Toto ci ha fatto un favore, dandoci un piccolo aiuto per smettere di lamentarci. 🙂
    Jedredd

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  18. Ipofrigio ha detto:

    Diego: hai ragione, quel tipo di snobismo non piace neanche a me… 🙂

    Massimo: Aaah! Eh be’, senza musica non c’ero arrivata… Ho notato che molti, tra cui anch’io in passato, usano il ritmo di quel ritornello per suonare il campanello!

    Ozzy: be’, ovviamente era una provocazione… 😉
    Ma forse più che stupidità è assuefazione, o una certa pigrizia mentale che in parte è naturale e fisiologica, basta non esagerare… cioè, sai, secondo me ci sono alcuni che vivono col “pilota automatico” perennemente inserito e questo mi dispiace… 🙂

    Decano: hai ragione, anche quello è un tormentone, e in effetti sarebbe anche il caso di “bullare” un po’ chi lo usa… (vedi che tutto torna utile, anche un verbo assurdo?) :-))

    Jedredd: ma sì, ormai poi ne sentirei quasi la mancanza se nessuno me lo cantasse più… è quasi consolatorio, ormai! 😉

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  19. flalia ha detto:

    se dico che voglio andare a vivere in campagna, qual è la prima cosa che vi viene in mente?

    Una raccolta di poesie di Giovanni Giudici titolata Se sia opportuno trasferirsi in campagna, poi un romanzo di Achille Campanile, In campagna è un’altra cosa e infine, per estensione, il titolo italiano di uno dei romanzi più divertenti di P.G. Wodehouse, L’amore fra i polli.

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  20. cappelliavolute ha detto:

    Ipofrigio: non ne dubitavo, sai? Anzi, intendo raccogliere i tuoi suggerimenti e continuare a non ascoltare Toto Cutugno 🙂

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  21. GiacominoLosi ha detto:

    Mi ha fatto ridere questo post!! è vero che a volte succede! Ma a me personalmente non con questa frase…devo confessarti che non ho mai mai mai sentito quella canzone… In compenso tutte le volte che in casa mia si sente “essere o non essere”, si parte con l’imitazione a gran voce di Jerry Louis!! MI sa che siamo messi peggio noi… =D

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  22. flalia ha detto:

    aggiungerei anche uno dei romanzi meno divertenti di Jerome K. Jerome, ma comunque molto divertente: “Loro e io”.
    Complimenti per “L’amore tra i polli”.

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  23. Anonimo ha detto:

    CaV!: sei un esemplare rarissimo! Non conosci quella canzone! Preservati perché se la senti una volta è la fine… 😉

    Giacomino: non conoscevo questo libro di Jerome! 🙂

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