Il pensiero dominante [La storia di Rata, diventata Rita]

Il pensiero dominante per Leopardi era l’amore, per molti, oggi, è la paura.

Conosco una persona che è convinta di avere un buco in testa. È anche convinta che sua madre complotti con non ben identificati santoni perché le facciano dei malefici (per evitare questo ha nascosto tutte le fotografie che la ritraggono ed evita di farsi fotografare; inoltre controlla ogni movimento della madre). È convinta di avere un corpo così fragile che basta toccarlo per deturparlo orribilmente. Per questo non andava dal dentista anche se ne aveva bisogno e quando l’ho costretta ad andarci (prendendole io l’appuntamento e accompagnandola di persona) si è convinta che il dentista le avesse fatto un buco in gola.

Se le faccio notare con argomenti razionali che non ha un buco in testa (né in gola) lei mi dice che sono pazza, oppure che complotto con i suoi genitori (che non conosco neanche) per farle del male.
Una volta l’ho vista al supermercato, da lontano. Si grattava ininterrottamente la testa; la gente che passava la evitava con disgusto, ma io sapevo perché lo faceva: cercava il buco.

I nostri rapporti sono sempre stati quasi esclusivamente telefonici.
Questa giovane donna, che ha trentatre anni, è un’ex alunna di mia madre. Qualche anno fa – mia madre non era più sua insegnante da parecchi anni – le ha telefonato e ha cominciato a parlarle di questo buco in testa. A volte veniva a suonare il nostro campanello (quando abitavamo nella casa vecchia e avevamo il videocitofono): dato che aveva una capigliatura riccia simile a quella di mia madre, è capitato che spesso distrattamente le aprissi la porta e me ne tornassi in camera mia; dopo un po’, non sentendo la solita confusione che fa mia mamma quando entra in casa ma un gelido silenzio, andavo in salotto a controllare e trovavo lei, Rita, seduta sul divano, rigida e muta, che mi fissava: una situazione da incubo.
Dopo un po’ mia mamma si è stancata di stare al telefono con lei; le faceva perdere tempo, diceva, e le faceva anche paura. Io invece, pur malvolentieri, non ho smesso di ascoltarla, così lei ha iniziato a non cercare più mia madre ma me, nonostante io in realtà la rimproverassi spesso, non le dessi mai ragione su niente e le ripetessi chiaro e tondo che doveva andare da uno psicologo. Mi è sempre stata antipatica, questa Rita, e infatti ho cominciato, dentro me, a chiamarla Rata (la mia rata per il paradiso, ironicamente parlando); non per la malattia, ma per il suo modo di fare, per il suo parassitismo innato, per il suo eterno vittimismo che va ben oltre la malattia e anche per le sofferenze causate ai suoi genitori.

Una volta però ho ricevuto una sua telefonata particolare: aveva la voce strana, impastata, più ottusa del solito (già normalmente ha una voce d’oltretomba; se fossi un tipo impressionabile, basterebbe questo a spaventarmi). Mi telefonava dal reparto psichiatrico dell’ospedale: TSO (trattamento sanitario obbligatorio). Aveva dato in escandescenze a casa scagliandosi contro i suoi genitori che avevano chiamato i soccorsi; in seguito a questo episodio era stata ricoverata contro la sua volontà (il suo più grande terrore era stare in un posto che non fosse casa sua, dove pure sta male) e imbottita di farmaci: a ciò si doveva la voce impastata e un certo tono rassegnato; non era più convinta di avere un buco in testa, ma non voleva più uscire dall’ospedale. Finito il periodo di ricovero obbligatorio ha voluto restare lì.
Imprecando contro non so chi e cosa, ho preso la bicicletta e sono andata a trovarla, benché ogni fibra del mio corpo  e del mio spirito si ribellasse all’idea. L’ho vista, con l’aria ebete più del solito, odiosa più del solito, vinta più del solito. Non ho provato pena né compassione né simpatia. Solo un senso di rivolta che mi partiva dalla punta dei piedi, mi incendiava il cuore e mi pizzicava il cervello; non riesco ad accettare di vedere un essere umano ridotto così, anche se è il più antipatico della terra.
Tornata a casa, ho navigato un po’ su internet cercando informazioni. Ho letto siti e interminabili e iperdeprimenti forum in cui persone malate vomitavano le loro paranoie; ne sono uscita angosciata e un po’ paranoica anch’io, ma con un’informazione utile: il titolo di un libro miracoloso, a giudicare dall’esperienza di tanti ex fobici che che l’avevano letto: si intitola Il cervello bloccato, l’autore è J.M. Schwartz.
Nel frattempo Rata era uscita dall’ospedale e non prendendo più le medicine le erano tornate le solite fobie: da una gabbia all’altra.
Ho letto quel libro: molto interessante ma, come capita in questi casi, quando lo si legge ci si convince di soffrire di tutte le fobie descritte (e al massimo livello). Quello che conta è, però, che contiene una serie di indicazioni, di carattere eminentemente pratico, che sembra funzionino per tenere sotto controllo la fobia (si rifanno ai principi della psicoterapia cognitivo-comportamentale). Dato che Rata non voleva vedere psicologi e che peggio di così non poteva stare (secondo me) ho iniziato a suggerirle io, adattandole a lei, alcune di queste utili regolette. Poi abbiamo letto insieme alcune esperienze raccontate nel libro (quelle simili alle sue, ma non le più gravi affinché non si spaventasse ancora di più).
Confermo, amici: quel libro fa miracoli. Piano piano, l’ansia di Rata è un po’ diminuita, quel tanto da convincersi ad andare da uno psicologo. Ho riconsultato i forum disperati (un’esperienza che sconsiglio, fa stare veramente male: la paura risucchia la personalità di un individuo e la riconduce solo ed esclusivamente a un eterno pensiero ossessivo), ho chiesto in giro, ho trovato una psicologa: dopo mille titubanze e ripensamenti Rata ha iniziato ad andarci. Senza prendere medicine, ha cominciato a migliorare. Mi ha telefonato poco fa per dirmi che ha trovato lavoro come commessa, lei che aveva il terrore di mettere un piede fuori di casa e di affrontare le persone.

È ancora convinta di avere il buco in testa; ma si è anche convinta che si può convivere con un buco in testa. E io penso che questa sia una cosa fantastica. Mi sta quasi simpatica, questa Rita.


26 commenti on “Il pensiero dominante [La storia di Rata, diventata Rita]”

  1. PaoloFerrucci ha detto:

    Flalia, tu mi sorprendi sempre di più. Ogni giorno scopro di te cose straordinarie.

    Credo che non smetterò mai di leggerti.
    :-*

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  2. flalia ha detto:

    Paolo, più che io, sono le tue immagini a essere straordinarie… Io in questo post non faccio una gran bella figura…
    Ma grazie per leggermi, mi fa un gran piacere!
    Buonanotte! :-**

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  3. diegodandrea ha detto:

    Questo post è un piccolo capolavoro!
    Notte D

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  4. biancac ha detto:

    TRovo che questo sia uno dei post più belli che io abbia mai letto.
    È intenso, intelligente, empatico, profondo, stimolante.
    Grazie, Flalia.

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  5. MariaStrofa ha detto:

    Un altro libro moolto bello anche se non strettamente medico benché scritto da un grande psichiatra è

    *La cura Schopenhauer* di D.Yalom (neri pozza editore)

    ciao

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  6. lauraetlory ha detto:

    Ilaria, mi lasci senza parole per il coraggio, per l’abnegazione, per la costanza che io non avrei mai avuto. I “matti” mi fanno paura, non riesco a relazionarmi con una persona come quella che descrivi, non so cosa dire, non come entrare nel suo mondo. Perché un mondo c’è, dietro quel buco nella testa, ed è probabilmente un mondo che vale la pena conoscere, amare, salvare come stai cercando di fare tu. Avevo ragione quando ti immaginavo come una piccola fatina fragile e con le ali d’argento. Semrbi quasi irreale per come appari dalle parole che scrivi e insisto nel dire che tra tutti coloro che ho incontrato grazie al mondo dei blog, tu sei l’incontro migliore in assoluto (gli altri non si offendano, perché credo che siano d’accordo con me). Mentre leggevo le tue parole ho ascoltato dentro di me la canzone di Cristicchi “Ti regalerò una rosa”, ma le parole erano diverse perché Rita ha una malattia mentale ma ha incontrato sulla propria strada qualcuno che le ha cercato una cura. Direi che la tua “rata” per il paradiso puoi considerarla pagata, anzi, hai proprio estinto il mutuo!
    Laura

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  7. Ellee ha detto:

    Bellissima l’esperienza che ci racconti! Hai davvero un carattere forte 🙂
    un caro saluto

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  8. utente anonimo ha detto:

    Ilaria, mi lasci senza parole

    Mica vero, va’ che spataffiata

    non riesco a relazionarmi

    “Relazionarmi”? Ma che, lavori nel markeTTing? Fai la Pi-Erre? Fai la giornalista?

    ed è probabilmente un mondo che vale la pena conoscere, amare, salvare

    E più probabilmente no, se non dov’è il merito?

    una piccola fatina fragile e con le ali d’argento.

    Giornalista, giornalista…

    Semrbi quasi irreale per come appari dalle parole che scrivi

    Urca, che stoccata, e subdola, anche. Non me l’aspettavo. No, io invece non credo che racconti balle, ma chi può saperlo, poi.

    e insisto nel dire che tra tutti coloro che ho incontrato grazie al mondo dei blog, tu sei l’incontro migliore in assoluto

    Beh, capirai, il mondo dei blog…

    Mentre leggevo le tue parole ho ascoltato dentro di me la canzone di Cristicchi

    Ah, si citano i classici. Giornalista, giornalista.

    Direi che la tua “rata” per il paradiso puoi considerarla pagata, anzi, hai proprio estinto il mutuo!

    E di quelle in gamba, anche!

    Cigolino

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  9. flalia ha detto:

    Diego: grazie, Diego. Detto da te, dopo il tuo post che mi è piaciuto tanto… Un bacio :-*

    Bianca: grazie a te, ma… forse hai esagerato con i complimenti! 😉

    Maria: conosco quel libro, molto interessante. Ma non adatto a Rita, credo. Quello di Schwartz è più pratico ed efficace per i suoi problemi. Ma in un secondo momento, chissà. dopo la telefonata di ieri penso che siamo su un’ottima strada! Grazie 🙂

    Cara Laura, sei tu che mi lasci senza parole. Troppo gentile. In realtà non mi sembra di fare una bella figura nel post, perché non provavo simpatia per questa persona e anche chiamarla “rata” (benché per scherzo e senza cattiveria) non è una gran bella cosa. Io, al contrario di te, con i “matti” mi sono sempre trovata bene (forse devo preoccuparmi?); mi trovo bene in generale con le persone diverse da me (anche non matte, eh?).
    Sai cosa penso (e sono convinta di questo)? Che l’importante non è essere per forza sani o perfetti, ma essere capaci di mantenere le proprie particolarità riuscendo però anche a integrarsi nella società quel tanto per vivere bene (per sè e per gli altri). Per questo trovo meraviglioso che Rita creda ancora di avere il buco in testa ma creda anche che questo non le impedirà di fare quello che deve e che vuole. Perché con le medicine che prendeva, aveva smesso di credere al buco, ma non era più lei. E questo vale per tutti, anzi è un discorso che parte da me: io so di avere per certi versi un carattere “strano” (sono un po’ ingenua per esempio e a volte ragiono in modo diverso dalla maggior parte degli altri, senza farlo apposta) ma non voglio rinunciarci. Voglio riuscire a vivere bene nella società senza dover rinunciare ai miei lati deboli. Altrimenti sarei forse un po’ più rilassata ma meno libera…
    Ciao (anch’io sono felice di avere trovato te!)

    Ellee: un caro saluto a te, Ellee. Non mi sento tanto forte, però! 😉

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  10. flalia ha detto:

    Cigolino: tu sei il benvenuto su questo blog, come tutti. Però non capisco perché devi usare i miei commenti per attaccare Laura… forse la conosci? Per favore, non farlo più. Non cancello il tuo commento perché dovrei farmi una violenza. Ma difendo Laura. Vedi, non penso che tu possa attaccarla come giornalista (cosa che fai nel tuo commento). Lei qui, e in genere sul blog, non scrive come “giornalista”, ma come “Laura”, semplicemente. Non puoi criticarla per il suo lavoro. Sai, a me i suoi commenti piacciono perché fin dall’inizio sono sempre stati e sono dei commenti che arricchiscono i miei post, perché sono pensati e sono sinceri. Perché dimostrano che legge veramente quello che scrivo e dice la sua come io faccio con lei, dato che il suo blog è uno dei pochi che leggo e commento ogni giorno. Potrà non piacerti quello che scrive, ma se ci mettessimo a criticare parola per parola tutti i commenti che non ci piacciono nei vari blog, non basterebbe una vita… non credi?
    E comunque, per inciso, anche come giornalista Laura mi sembra molto in gamba…
    Ciao 🙂

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  11. estivaneve ha detto:

    il post è notevole, ma il tuo ruolo in questa storia è la cosa più bella. l’hai aiutata malvolentieri? ancora meglio. ha avuto fortuna a incontrarti Rita-Rata! 🙂

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  12. utente anonimo ha detto:

    Però non capisco perché devi usare i miei commenti per attaccare Laura… forse la conosci?

    Non la conosco e mi compiaccio nell’averne indovinato la professione (non era difficile).

    Non cancello il tuo commento perché dovrei farmi una violenza.

    Tu sei un essere umano meraviglioso, come il tuo blog illustra per il lungo e per il largo.

    Vedi, non penso che tu possa attaccarla come giornalista

    Non hai capito niente. Io ho detto che mi pare perfettamente equipaggiata a scrivere sui giornali italiani. Io non ci riuscirei mai.

    E comunque, per inciso, anche come giornalista Laura mi sembra molto in gamba…

    Facci caso, è proprio quello che ho detto io.

    Cigolino

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  13. melchisedec ha detto:

    A volte uno dei modi meno indolori per combattere un male è imparare a conoscerlo attraverso la convivenza con esso, che non è accettazione supina, ma capacità di trarre forza per andare avanti. I pensieri dominanti sono soffocanti e pericolosi. Per Tutti.
    🙂

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  14. Titolare ha detto:

    Oggi ti ammiro un po’ più di ieri…
    Massimo

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  15. flalia ha detto:

    Estivaneve: grazie… 🙂

    Cigolino: allora diciamo che non sei un estimatore dei giornalisti italiani, giusto? 😉 Su questo siamo abbastanza d’accordo, ho dedicato anche un post all’argomento qualche settimana fa. (Ma non facciamo di tutta un’erba un fascio, però…).
    E riguardo ai tuoi “cigolii” (non so se il tuo nickname sia volutamente onomatopeico, ma suona bene) ti ribadisco che sono i benvenuti. Ciao 🙂

    Melchisedec: esatto, imparare a convivere in senso positivo anziché volere a tutti i costi estirpare con violenza. E riguardo ai pensieri dominanti, certo, ce ne sono di tanti tipi e possiamo esserne facilmente succubi… Ciao, grazie 🙂

    Massimo: grazie. Ma qui la persona da ammirare è più che altro Rata/Rita (e anche il prof. Schwartz!). Ciao 🙂

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  16. utente anonimo ha detto:

    Sono rimasto senza parole…hai davvero avuto del nobile coraggio (mi immagino non sia facile aiutare una persona che ha paura e che non vuole essere aiutata)…ribadisco che sei una stellina!
    (e se mi permetti la battuta) si, mi sa adesso puoi fare tutti i peccati che vuoi … tanto hai un credito illimitato per il paradiso 😉
    Ciao

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  17. Ecco, di nuovo mi hai un po’ commosso.

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  18. biancac ha detto:

    no, non credo di avere esagerato.
    sono amplificativa, a volte, ma solo quando ironizzo.
    Ti assicuro che non è questo il caso 😉
    Bacioni

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  19. latendarossa ha detto:

    Sei davvero speciale. Credo che tu abbia compiuto un’azione che non è da tutti. Non avere paura, ma anzi cercare di capire. E quindi senza che nessuno te lo chiedesse sei andata a leggerti quel libro e quei forum. Se un giorno dovessi convincermi di avere un buco in testa, vorrei che accanto a me ci fosse una persona amica come te 🙂

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  20. silvii ha detto:

    Non posso che unirmi al coro di complimenti a te, che mi sembri davvero una persona fuori dal comune, ma anche a Rata-Rita che finalmente, senza dubbio grazie a te, forse riesce ad accettarsi per quello che è! Brava e complimenti ancora
    Silvia

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  21. agomast ha detto:

    Un mio compagno di clase al liceo era schizofrenico. Finito il liceo comincio a raccontare di voci che lo perseguitavano e di visioni terribili di gente che voleva ucciderlo.
    Dopo decenni volle rincontrare tutti i compagni di liceo ed organizzo’ un bell’incontro in un ristorante, anzi lo affitto’con i suoi soldi, unicamente per noi. Prese un ‘orchestrina e volle cantare, raccontare barzellette, abbracciare, ridere, parlare di se.
    E quando gli chiesi se si sentiva meglio, se le cose miglioravano, ebbe a dirmi una cosa che mi lascio’ di stucco : caro Ago, la malattia mentale e’ la cosa piu’ brutta che ci sia. Perche’ non ti abbandona mai, nemmeno un istante.
    Oggi Carlo non esce mai di casa ,ed e’ notizia di stamattina, non vuole vedere mai nessuno.
    Non vado oltre, il post e’ Tuo, ma voglio aggiungere che qualche anno fa apparve su repubblica, in prima pagina, una lettera di un padre che descriveva l’inefficenza dei soccorsi prestati a sua figlia, una bambina, che aveva avuto un grave necessita’ a Capri.
    Fu pubblicata in prima pagina perche raramente si era letto qualcosa di tale bellezza. Civile,puntuale, delicato e che raggiunge.
    Come questo post.
    Stavolta non scherzo.

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  22. flalia ha detto:

    Stefan: grazie! Un bacio :-*

    Davide: be’, almeno stavolta c’è il lieto fine 🙂 Grazie.

    Bianca: allora veramente grazie. Bacioni a te e buona domenica!

    Marcello: in effetti è bello vivere nel mondo sapendo che a qualcuno interessa di noi. Non ti aufuro certo di diventare matto ma di avere amici speciali sì! 😉 Ciao!

    Silvia: grazie Silvia, ma ribadisco che qui i complimenti vanno veramente fatti a Rita e al magico libro del prof. Schwartz!

    Agomast: benvenuto, e grazie per avere arricchito il mio post con le esperienze che racconti. Sono d’accordo con te, la malattia mentale accompagna sempre chi ce l’ha. Io ne ho parlato qui raccontando il suicidio di un amico: http://dienebensonnen.splinder.com/post/10994946, e paragonandola alla legione straniera. Ma i motivi per cui permane sono appunto di diversa natura: parte insiti nella malattia stessa, parte nella società (e qui si potrebbe fare molto). Secondo me, ovviamente; mia umile opinione.
    Grazie e ciao 🙂

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  23. dalloway66 ha detto:

    Anche se è un po’ ripetitivo trovo anch’io molto bello il racconto di questa esperienza. E’ verissimo che Rita ha avuto molta fortuna ad incontrare una persona che si è occupata di lei, però credo che anche tu abbia avuto fortuna occupandoti di lei. La malattia mentale è una cosa tremenda e viverla in solitudine non può che peggiorarla. Il tuo gesto è stato ammirevole. ciao

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  24. flalia ha detto:

    Dalloway: certo che ho avuto fortuna. Ogni incontro che ci spinge a uscire dal nostro piccolo guscio sicuro per conoscere qualcosa di nuovo o di diverso è una crescita. Grazie! 🙂

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  25. utente anonimo ha detto:

    Ciao, spesso le paure ti fanno fare cose strane…come mischiare farmaci e sentire gli effetti collaterali…c’è chi
    ci ride sopra tipo andrea perroni sul suo blog:http://www.showfarm.com/andreaperroni/

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  26. edi ha detto:

    ma quanto m’è mancato questo blog.

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