La responsabilità [La ruga sulla fronte]

Oggi, di nuovo posizionata sul mio strategico e comodo divanetto a Palazzo d’Accursio, osservo i passanti, tutte persone (uomini) impegnate, che sono lì per incontrare il sindaco o qualche assessore, con cui discutere di vari affari. Ognuno col suo telefonino attaccato all’orecchio, mi passano davanti o si siedono vicino a me o, in un momento di pausa tra una telefonata e l’altra, parlano tra loro o meglio borbottano in una strana lingua preoccupata. Alcune parole colte al volo: accordo scellerato, situazione criticissima, era così arrabbiato che tra un po’ gli saltava un’arteria… Cose così. La più rassicurante è stata: Non mi scappa, vado ad appostarmi al Circolo della Caccia (dato che di questi tempi sono immersa nella lettura di Mistero etrusco  mi si è subito drizzata un’antenna di sospetto).
Questi, i discorsi. E le facce? Tese, con i lineamenti contratti; uno aveva una ruga di tensione così profonda in mezzo alla fronte che mi veniva una voglia di andargliela a spianare in qualche modo, prima di tutto buttandogli via il malefico cellulare.

Questo è un impulso che ho sempre, io potrei fondare il Comitato di distensione delle rughe di concentrazione, perché appena ne vedo una, magari in un individuo evidentemente stressato, mi viene subito un desiderio di fare qualcosa per lui (e non pensate male).

Insomma, il potere, la responsabilità, sarà anche una bella cosa ma nuoce gravemente alla salute e all’estetica, soprattutto se si tratta di uomini. Io delle donne di potere (quelle poche che ci sono) così distrutte non le vedo mai. Mia zia, che è una superdirigente, piena di incarichi e di lavoro, non ha mai un lineamento fuori posto, non è così contratta neanche quando lavora e insomma non subisce questa metamorfosi da tensione. Chissà perché, questa differenza (l’avevo già notata anche qui).

Poi un’altra cosa che ho notato è che a chi osserva da fuori pare che gran parte del lavoro di chi ha incarichi dirigenziali consista in realtà nel passare la maggior parte del tempo al telefono, magari parlando in tono concitato o preoccupato o imperioso.    

Sul mio divanetto io sto comodissima e rilassata, senza rughe sulla fronte; l’ideale sarebbe avere qualche amico con cui “fare salotto”, ma i miei amici di pomeriggio lavorano tutti anche loro, altrimenti sarebbe perfetto.


15 commenti on “La responsabilità [La ruga sulla fronte]”

  1. OzzyRotten ha detto:

    Mi piacerebbe molto poterla pensare come te.
    Io che mi sono fatto pure un periodo di riabilitazione dallo stress, mi piacerebbe potermi sedere quando voglio e leggere i miei libri o ascoltare la mia musica.

    Forse pure per questo odio i telefonini più di qualsiasi altra cosa al mondo.

    Dal Buio

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  2. PaoloFerrucci ha detto:

    E’ vero, Ilaria. La tirannia del telefono e dei problemi quotidiani da risolvere l’ho subita anch’io per molti anni, e so che ci si abbrutisce e si rischia di ammalarsi.

    Nel lavoro, per troppo tempo sono stato “quello che risolve i problemi”; e, siccome avevo l’abitudine di risolverli, tutti si aspettavano che io lo facessi sempre e comunque, senza eccezioni. E se rischiavo di non farcela triplicavo gli sforzi e mi assalivano i sensi di colpa.
    Ero diventato una macchina, non più un uomo, e stavo perdendo l’anima.
    Per fortuna mi sono salvato.

    Ti auguro di avere al più presto un amico con cui fare salotto, lì a Palazzo d’Accursio.

    ciao e sogni d’oro :-***

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  3. flalia ha detto:

    Paolo: rischiavi di diventare così?
    Alcuni professionisti con cravatta e cartella di pelle uscirono discutendo da uno dei pesanti portoni scuri e, quando lo videro, tacquero interdetti. Fazzini orientò le antenne verso di loro, cercando di captare vibrazioni umane, ma non registrò nulla.
    Meno male che ti sei salvato. La posso, credo, intuire la schiavitù del “risolvere i problemi”. Meno male che ne sei uscito; l’immagine di te come di una persona che dà sicurezza secondo me si percepisce anche attraverso il blog, assieme anche ai lati “fragili”, però (per fortuna).

    Be’, per ora il mio amico di divano è Mistero etrusco, non è male come compagnia… grazie a te.
    Ciao, buonanotte e una carezza (sempre baci ti do…) ;-D

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  4. flalia ha detto:

    OzzyRotten: Mi dispiace… Allora dedico a te l’immagine che Paolo ha inserito nel suo commento. Ti piacerebbe poterti rilassare così e dimenticare (almeno per un po’) lo stress, vero?
    Ciao, e benvenuto da queste parti 🙂

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  5. diegodandrea ha detto:

    Quindi quando indosso la cravatta e ho la cartella di pelle non ho più vibrazioni umane? Mmmhh… chi lo sà 😉 … a me la “pressione” piace, e molto direi… ma c’è un trucchetto… la Passione… se c’è Lei a tenermi compagnia in ciò che faccio, tutto il resto, rughe incluse, sono baci e carezze con cui la nutro… io Amo la mia Passione (ovunque e comunque si manifesti).
    Saluti D

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  6. Purtroppo, non hai sbagliato. Gran parte del lavoro di chi ha incarichi dirigenziali, o comunque direttivi, consiste in realtà nel passare la maggior parte del tempo al telefono.

    Io vivo così ormai, da quando ho smesso di fare l’addetto stampa per essere promosso responsabile dell’ufficio stampa, il che è avvenuto circa due anni fa: passo la mia giornata al telefono e a scrivere email. Non scrivo più comunicati, veline, redazionali, niente: anche se passo al pettine le cose che scrivono i miei collaboratori per correggerli e redarguirli se fanno/scrivono stupidaggini (il che purtroppo accade spesso, ma sto scontando il fatto che diversi giornalisti “veterani” sono andati in pensione tra ott. 2006 e marzo 2007, e me li hanno rimpiazzati con ragazzini/e 24-27enni, neolaureati perdipiù).

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  7. lauraetlory ha detto:

    Hai notato che, nonostante lifting e capelli tatuati in testa, da qualche anno a questa parte il povero Silvio ha avuto un crollo? Andreotti dice che il potere logora chi non ce l’ha, ma lui è come Gollum che si accarezza il suo tesssoro e quindi non fa testo. Lo noto anch’io, nel mio lavoro. Ci sono colleghi che l’ansia da video stressa terribilmente. Partono, tornano, intervistano, inseguono, montano servizi, organizzano dirette, sono dappertutto, compaiono in video (nel corso di una sola puntata della nostra trasmissione) anche tre-quattro volte. E’ la loro vita, la Passione di cui parla Diego? Oppure è cieca ambizione e la necessità di “apparire quindi essere”? Per lo più queste persone sono divorziate oppure single da sempre, alcune dormono con il proprio cane, altre con il palmare e l’i-pod, altre ancora non dormono proprio perché sono troppo impegnate a salire e scendere dagli aerei e ad accumulare denaro che poi non riescono a godersi. Il prossimo anno credo mi si porrà un dilemma: diventare come loro (accettando un contratto più prestigioso e stressante), oppure restare come sono? Io non voglio vivere per lavorare, preferisco ritagliarmi i miei spazi, scrivere, leggere, chiacchierare sul blog e non avere rughe da concentrazione. Insomma, “relax, take it easy” (che poi è il titolo di una bellissima canzone di Mika, te la consiglio.)
    Un bacio a te Ilaria e buona giornata. Venendo io da una serie di scambi piuttosto collerici sul blog di Dillatutta circa l’uso del dialetto romano (aborrito a quanto pare da molti) e circa la liberazione di Mastrogiacomo, tu sei la mia isola di serenità. :-*
    Laura

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  8. flalia ha detto:

    Diego:
    Quindi quando indosso la cravatta e ho la cartella di pelle non ho più vibrazioni umane?
    Non credo che tu corra questo pericolo! (Non è mica automatico!) 😉 Perché tu parli di passione ed entusiasmo, cose che impediscono la disumanizzazione… Io in tante persone potenti, la passione vitale spesso non la vedo. In altre sì (es. mia zia). E poi tu non vivi solo di/per quello, no?
    Ciao, buona giornata! 🙂

    Davide:
    Ah, allora non è solo una mia impressione… 🙂

    Laura: che bella l’immagine del mio blog come un’isola di serenità! Ho notato che un’elevata percentuale di miei lettori/commentatori sono romani (ma sui blog l’accento non si sente…).
    Sì, anch’io ho notato il crudele e inesorabile crollo del “povero” Silvio… e ogni volta penso: “Ben gli sta! C’è (un po’ di) giustizia a questo mondo!”.
    Giusto distinguere tra passione autentica e pura ambizione di carriera. La prima dà vita e ti sostiene anche quando fai cose che magari non vengono neanche premiate, la seconda si nutre di competizione e crea sicuramente ansia, col rischio di venirne divorati.
    E’ duro il tuo dilemma. Se pensi di riuscire a mantenere comunque un equilibrio lavoro/vita privata, scrittura, amore ecc., certo sarebbe bello accettare. Ma anch’io, e ne parlavo con un’amica tempo fa, non sarei disposta a rinunciare alla mia vita affettiva per fare carriera (cosa m’interessa arrivare tanto in alto se poi mi ritrovo senza amici – o senza poterli vedere – e torno in una casa vuota senza amore?).
    Ciao, Laura, buonissima giornata anche a te 🙂

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  9. silvii ha detto:

    E chi di noi è così fortunato da non avere responsabilità? Non parlo solo di quelle lavorative, ma a casa? A me la ruga sulla fronte viene spesso: i figli sono la responsabilità più grande che ci possa essere: fare in modo che crescano in modo “diverso” da quello che vorrebbe la società di oggi, senza però farli sentire “diversi”! Che fatica tutti i giorni, altro che ruga sulla fronte: sono tutta una ruga!!!! Non è lavoro anche questo? Salutoni
    silvia

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  10. OzzyRotten ha detto:

    Bhe, diavolo, sì certamente.
    Se magari anziché sedermi a terra potessi poggiare il mio nobile culo su un bel divano di pelle però sarebbe meglio…:-))

    Benediko.

    Dal Buio

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  11. biancac ha detto:

    Ho occupato un ruolo dirigenziale fino a dicembre del 1999. poi ho deciso di regalarmi la libertà.

    Non cambierei la mia vita di adesso con quella di allora, però amo le mie rughe, tutte… anche quella tra le sopracciglia, che sicuramente è la più profonda… Non credo siano le rughe che ti manifestano evidente la tensione degli altri, bensì l’espressione del viso e lo sguardo…
    😉

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  12. Ellee ha detto:

    Uhm.. le donne stressate non avranno le rughe rivelatrici sulla fronte, ma in compenso hanno una bella sindrome pre-mestruale che le compensa tutte! ;-))

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  13. latendarossa ha detto:

    Il lifting del futuro consisterà in una ruga sulla fronte posticcia (la ruga, non la fronte) per potersi dare arie da altissimo dirigente? :))

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  14. cappelliavolute ha detto:

    Si vede che le donne se la cavano meglio con il make-up! =)) A parte le sciocchezze, sono anch’io convinta che negli uomini l’espressione corrucciata-ansiosa-preoccupata si veda di più, ma in fondo le donne sono tendenzialmente più pazienti e reggono meglio il dolore (basti pensare a cosa devono soffire una volta al mese dall’età della ragione fino alla menopausa!!)…questo secondo me le aiuta anche ad affrontare le difficoltà con un volto, almeno apparentemente, più disteso e a fare comunque buon viso a brutto gioco, anche se magari sono stanche o nervose o stressate (beh, sempre con le dovute eccezioni, ovviamente!!)!

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  15. flalia ha detto:

    Silvia: avere responsabilità è bello. Io però mi riferisco a quelle situazioni, soprattutto lavorative, in cui la responsabilità (il potere) ti corrode, lasciandoti a volte una maschera di tensione al posto del viso (e a volte anche l’anima ne risente). Secondo me essere mamma è una grande responsabilità, ma credo sia meno logorante e più bello dell’essere un manager distrutto dal lavoro… Ciao 🙂

    Ozzy: Eh eh, che pretese! Intanto accontentati del pavimento e dell’atmosfera… ;-)))

    Bianca: sì, certo, la ruga sulla fronte è forse l’aspetto più evidente, più “simbolico”, di un’espressione generale… Ciao 🙂

    Ellee: 😀 In effetti, solo che l’isterismo è meno evidente (tranne quando si manifesta in modo eclatante…) ma non meno corrosivo…

    Marcello: 😀 E’ vero… interessante questa ipotesi! ;-)) Ciao!

    CaV: sì, poi molte donne sono meno “carrieriste” degli uomini, e spesso hanno più capacità di adattamento (tranne parecchie “eccezioni”…)
    Ciao 🙂

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