Madama Ironia

Sono stanchissima, ma oggi la signora Ironia mi si è manifestata in tutto il suo splendore e non posso non parlarvene.

Come ormai saprete, oggi è iniziato questo benedetto Festival internazionale del fumetto, organizzato dall’associazione presso cui sto facendo uno stage. Il festival comprende un convegno e una mostra su Magnus più mostre, incontri ed eventi vari dedicati a svariati autori italiani e stranieri (con la presenza degli stessi).
Ora, penso che tutti noi ogni tanto visitiamo mostre, partecipiamo a convegni, assistiamo a incontri con autori amati. Ma quanti di noi pensano a quello che c’è dietro? Cioè a tutto il faticoso lavoro di organizzazione di tali eventi? Io confesso di avere sempre sottovalutato questi aspetti. Li ho rivalutati però negli ultimi tempi, dato che da almeno due settimane pedalo per tutto il centro di Bologna, da un ente all’altro, da un museo a una libreria per consegnare manifesti, locandine, inviti eccetera. E quando non pedalo, piego manifesti, svuoto o riempio scatoloni, prendo misure e così via.
Oggi poi, dalle nove del mattino fino a sera abbiamo dovuto allestire le mostre, che saranno inaugurate venerdì mattina. L’emozione di trovarmi tra le mani i disegni originali di un autore amato o di vedere in anteprima le tavole inedite di un altro è stata messa a dura prova dalla fatica fisica dovuta al posizionamento dei quadri (con tutte le complicazioni e i piccoli imprevisti del caso) ma non è stata certo sconfitta: sono felice della fatica che abbiamo fatto e dei risultati ottenuti. È bello vedere come dal niente (o quasi) si riesca a creare qualcosa di bello e finora soltanto sognato. Anche le mani sanguinanti ti sembrano belle, dopo tutto.

Un’altra cosa che ho notato è come certe occasioni siano particolarmente propizie alla materializzazione del Qualunquista spocchioso (e un po’ reazionario) che c’è in noi. Non so se vi capita a volte, quando siete parecchio indaffarati, di guardarvi intorno con l’impressione che gli altri non abbiano niente da fare dalla mattina alla sera. Questo pensiero mi ha colto mentre, con un carrello a due ruote di quelli da facchino, portavo dei pesanti scatoloni alla libreria Feltrinelli (e io non sono propriamente un tipo muscoloso) e intanto incrociavo lungo il percorso, venendone ostacolata: una manifestazione di studenti fuori sede (a Bologna c’è quasi una manifestazione al giorno, dei più disparati soggetti sociali); un corteo di gente in festa che attorniava un tipo chiaramente ubriaco con una corona d’alloro in testa (un novello laureato) cantando una nota canzone molto volgare; varie persone sedute ai tavolini dei bar o a passeggiare per strada. E borbottavo dentro me che mi sembrava di essere l’unica o quasi a lavorare. Dopo mi sono accorta della grettezza di tale pensiero e mi è tornato il sorriso nonostante il peso degli scatoloni.

Però questo pensiero che a Bologna viviamo in modo molto rilassato rispetto ad altre città non ce l’ho mica solo quando sono alterata; un po’ lo penso davvero…

E infine, l’ultima ironia della giornata: è da giorni che aspettavo le 18 di oggi per assistere all’incontro con Antonio Faeti.
Antonio Faeti è il mio idolo. Il mio teen-idol e anche adult-idol. È da quando andavo alle medie che amo e venero quell’uomo, professore per tanti anni di Letteratura per l’infanzia all’università e ora di Grammatiche della Fantasia all’Accademia di Belle Arti. Ho divorato e divoro tutti i suoi saggi, i suoi articoli, i suoi romanzi (be’, i romanzi solo per amore perché sono obiettivamente orrendi). C’è tanto di lui nel mio modo di pensare e anche di scrivere.
Insomma, all’epoca in cui le mie amiche si appendevano in camera il poster dei Take That, io mi appendevo nella testa e nelle pareti collose del cuore l’immagine del mio grande Ispiratore.

Ogni occasione che ho per ascoltarlo parlare (e comunque ne ho molte, ma mai abbastanza) mi dà vita.
E oggi invece mi ha dato sonno.

Dopo aver passato otto ore a lavorare sono arrivata all’incontro con forte ritardo (disperavo ormai di riuscirci). Mi sono finalmente trovata in posizione seduta e praticamente mi sono addormentata.

Domani poi non potremo ascoltare il convegno perché dobbiamo finire di allestire le mostre.

Morale ironica della storia: gli organizzatori di un Festival sono gli unici che non avranno il bene di assistere a quel meraviglioso evento che hanno creato con tanta fatica.

Io però Venerdì, crolli il mondo, all’incontro con Toffolo ci vado.

 

[Amici, se fossi in condizione di intendere e volere questo post sarebbe stato più sintetico e scritto meglio. Ma da qui fino a domenica credo che la qualità della scrittura sarà l’ultima cosa esistente su questo blog. Spero almeno ci sarà qualche pensiero decente]


6 commenti on “Madama Ironia”

  1. PaoloFerrucci ha detto:

    Ilarietta, a leggerti mi si apre il cuore. Sei eroica e indefessa.

    ciao, e buon sonno ristoratore.

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  2. flalia ha detto:

    Grazie! proprio adesso ti ho lasciato un insonnolito commento sul tuo blog e ora vado proprio a nanna. Buonanotte, caro Paolo 🙂

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  3. Masso57 ha detto:

    beh, una antica regola scritta da Marcello Marchesi diceva che in Italia uno lavora mentre due lo guardano, due lo criticano ed altri due assistono impotenti: direi che sei nella media.

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  4. MariaStrofa ha detto:

    La secchia rapita? Tu bologna e io modena. Vabbe’ un giorno vengo a vederti pedalare 🙂

    ciao

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  5. biancac ha detto:

    A me sembra scritto benissimo e mi apre il cuore il tuo modo di essere…

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  6. flalia ha detto:

    Masso: non la conoscevo questa “regola”… be’, mi sembra perfetta (purtroppo)! Ciao!

    MariaStrofa: Eh, vecchia questione quella della secchia, ma a me non me ne importa niente… perciò saresti il benvenuto! Ciao, e grazie 🙂

    Bianca: grazie davvero… a me apre il cuore leggere certi commenti. Ciao 🙂

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