L’amor io canto…

Vi dico solo che ieri ho passato buona parte del pomeriggio cantando madrigali amorosi cinquecenteschi a quattro voci, di un autore fiammingo di cui non ricordo il nome (è il classico autore sconosciuto che la musicologa che ci ospitava dice di avere scoperto, o quasi. Ma perché i musicologi devono per forza scoprire qualcuno, non lo so. Forse lo sa Giacomino).

Cosa ci facessi io lì, in quel bell’appartamentino in centro, in mezzo a giovani musicofili a me sconosciuti, è difficile da spiegare. So solo che, varcata la soglia in compagnia di un’amica, mi sono ritrovata uno spartito in mano, mi è stata saggiata la voce, ho ricevuto l’etichetta di contralto e mi sono poi ritrovata in cerchio a sfoggiare le mie (inesistenti) doti canore. Da un certo punto di vista era una situazione meravigliosa, il mio ideale, perché amo la musica rinascimentale; in particolare i madrigali (composizioni polifoniche su temi amorosi o naturali) venivano cantati nelle corti rinascimentali o nelle famiglie borghesi come momento ricreativo e gioioso, e io adoro questo genere di attività in cui si unisce il piacevole al bello. Solo che avrei preferito assistere seduta su un divano. A un certo punto, presa dalla disperazione, ho provato pure a “cantare” in playback (anche perché ogni voce in realtà era costituita da una coppia di voci), ma sono stata inesorabilmente scoperta e rimproverata da uno spione che mi stava a fianco. Alla fine ci siamo gustati tè e pasticcini ma anche lì non capivo niente perché essendo tutti musicologi parlavano in gergo stretto e mi sembravano una setta di gente piuttosto inquietante.

Uscita di lì, però, pedalando verso casa nell’aria tiepida della sera, ho ripetuto quei canti nella mente e in effetti ero bravissima…


13 commenti on “L’amor io canto…”

  1. diegodandrea ha detto:

    Ecco, vedi? Io posto un’idiozia (profonda) sul Festival e tu te ne esci coi madrigali fiamminghi… che tra l’altro sarei disposto a cantare solo con abiti d’epoca e oportunamente imparrucato 😉
    Ciao D

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  2. PaoloFerrucci ha detto:

    Sei tenerissima, Ilaria.
    Che altro dire?

    :-*

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  3. maggicatrippy ha detto:

    mmm…fiammingo…
    Verdelot? Arcadelt?

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  4. edi ha detto:

    non so neppure cosa sia un madrigale, ma questo post mi piace un sacco.

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  5. Baggins ha detto:

    Gli esperti formano sempre strane sette, che si parli di madrigali, di fisica quantistica o di Star Trek. Ma te la sei cavata splendidamente, direi 🙂

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  6. melchisedec ha detto:

    Che splendida performance avrai fatto! Complimenti, Flalia. E la pedalata? Avrà conciliato la memoria dei madrigali!
    🙂

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  7. flalia ha detto:

    Diego: eh, magari ci fossimo pure vestiti secondo la moda dell’epoca! Sanremo non l’ho ascoltato, tranne la canzone vincitrice. Adesso vado a leggere il tuo post!

    Trippy: no… aveva un nome breve e finiva con y, mi pare…

    Paolo: grazie, caro Paolo, e un bacio anche a te (mi sei un po’ mancato…).

    Ciao Edi, grazie!

    Baggins: hai ragionissimo sugli esperti… ciao 🙂

    Grazie, caro Mel. Pedalare concilia il pensiero e i ricordi, in effetti…

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  8. maggicatrippy ha detto:

    Dufay.
    e l’accendiamo.

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  9. flalia ha detto:

    Può darsi, mi sa che hai ragione, Trippy. Non so perché non m’è rimasto impresso ma probabilmente sarà lui… 🙂

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  10. GiacominoLosi ha detto:

    secondo me era Paolo Mengoly, scritto alla francese.

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  11. flalia ha detto:

    :-)))))))
    Forse un suo antenato, data la tematica sentimentale… 😉

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  12. Masso57 ha detto:

    Paolo Mengoly? :))
    Quello di “Cur, tu fecisti?”

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  13. flalia ha detto:

    “Cur tu fecisti” è il massimo! Ma come ti vengono in mente? Adesso poi mi vien voglia di tradurla sul serio…

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