La guerra e le bandiere

Nella via dove abito c’è un balcone dal quale sventolano due enormi bandiere una accanto all’altra: la bandiera italiana e quella americana. Ognuna ritta sul suo bel pennone (non sono attaccate alla bell’è meglio con cordini o incastrate tra le finestre).

Queste bandiere hanno fatto la loro comparsa nel lontano 2003, quando la mia via, come quelle di molte altre città italiane, fu infestata dalle cosiddette bandiere della pace. Mia sorella fu la prima a esporne una (nonostante la resistenza di mia madre, secondo la quale la bandiera arcobaleno sventolante dal balcone era antiestetica). Ben presto anche altri seguirono questa nuova tendenza e così la nostra via divenne un tripudio di queste bandiere colorate.

Fu in tutto ciò che un giorno apparvero le due bandiere succitate; sventolando orgogliose nella loro solitaria diversità erano per tutti gli idealisti della zona un severo monito che ricordava loro la dura realtà dei fatti, rimetteva le cose al loro posto.

Passarono i giorni, le settimane, i mesi.

La guerra infuriava, esplodevano bombe, cadevano teste; le bandiere arcobaleno penzolavano sempre più stanche, flosce, i bei colori brillanti rivestiti da una patina grigia e sporca, proprio come i sogni di cui erano intessute.

A poco a poco, a una a una, le bandiere vennero ritirate. I balconi tornarono spogli dei vessilli che tanto a lungo li avevano addobbati.

Solo le bandiere “alternative” continuarono a ergersi nella loro solitudine ed enormità. Tra l’altro, nonostante fossero sempre appese, non erano né sporche né sbiadite, e non lo sono tuttora. Che il loro proprietario ne possieda un intero stock e le sostituisca regolarmente con bandiere pulite mentre fa una bella lavatrice delle altre?  

Solo la scorsa estate, in occasione dei mondiali di calcio, la bandiera statunitense è stata ammainata, per lasciare l’intera scena a quella italiana. Ma ora è ricomparsa e non credo ne saremo privati a breve termine.

E così, ogni volta che, tornando a casa, svolto l’angolo e mi ritrovo nella mia via, mi trovo a passare sotto questi simboli così fieramente esibiti, di questi tempi più che mai (credo che questo signore sarebbe felice di avere una base americana nel suo stesso appartamento, se fosse possibile).

E ogni volta mi chiedo perché qualcuno debba ostentare dei simboli in cui tutti potremmo/dovremmo  riconoscerci (almeno in uno) come se fossero solo i suoi.

Capisco bene che senso hanno quelle bandiere, ma l’esporle in quel modo polemico lo trovo comunque un fatto che sotto sotto manca di logica. E questo, non il simbolo, mi dà un certo fastidio (perfettamente sopportabile, comunque…).


14 commenti on “La guerra e le bandiere”

  1. clandestino1 ha detto:

    Spesso ciò che pensiamo, equivale al modo che hanno quelle bandiere di sventolare, vogliamo rendere evidente a tutti il nostro modo di vedere le cose. Operazione interessante quando realmente sappiamo usare la testa e i pensieri sono i nostri. A volte però il dialogo tra gli umani sembra uno sventolare di bandiere reciproco che non si incontreranno mai neanche un momento. Simbolicamente triste.

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  2. flalia ha detto:

    Sì, spesso preferiamo nasconderci dietro simboli (di cui a volte non comprendiamo neanche la reale portata) lasciandoli parlare per noi…
    Ciao.

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  3. flalia ha detto:

    Sì, spesso preferiamo nasconderci dietro simboli (di cui a volte non comprendiamo neanche la reale portata) lasciandoli parlare per noi…
    Ciao.

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  4. Mah, in fondo ‘sto personaggio lo capisco (anche se non lo imiterei in nessun caso). A un angolo del giardino di casa dei miei zii, per anni (e forse ancor oggi) ha sventolato, ben ritto sulla sua asta, il Jolly Roger. Forse perché a mio zio Carlo, anarchico individualista (nonché ufficiale di marina mercantile), la bandiera pirata è sempre parsa simbolo di libertà.

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  5. flalia ha detto:

    Anch’io lo capisco questo signore, se appendere ‘ste bandiere lo fa star bene, che le appenda.
    Però che invidia per il Jolly Roger! (Quasi quasi, da amante dei pirati – letterari – ci faccio un pensierino!)
    Ciao!

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  6. flalia ha detto:

    Anch’io lo capisco questo signore, se appendere ‘ste bandiere lo fa star bene, che le appenda.
    Però che invidia per il Jolly Roger! (Quasi quasi, da amante dei pirati – letterari – ci faccio un pensierino!)
    Ciao!

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  7. Se sei amante delle storie di pirati, btw, ti consiglio caldamente “La vera storia del pirata Long John Silver”, di Bjorn Larsson, pubblicata da Iperborea; e la “Storia generale dei pirati” (a firma “capitano Johnson”) pubblicata dall’editore Cavallo di Ferro.

    (non so trattenermi dal dare un consiglio di lettura, se appena ne ho l’occasione)

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  8. Se sei amante delle storie di pirati, btw, ti consiglio caldamente “La vera storia del pirata Long John Silver”, di Bjorn Larsson, pubblicata da Iperborea; e la “Storia generale dei pirati” (a firma “capitano Johnson”) pubblicata dall’editore Cavallo di Ferro.

    (non so trattenermi dal dare un consiglio di lettura, se appena ne ho l’occasione)

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  9. flalia ha detto:

    E io accetto molto volentieri i consigli di lettura. Il primo l’ho letto (sono molto innamorata di Long John Silver), il secondo invece non lo conosco, grazie!

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  10. E’ un libro molto bello (sotto lo pseudonimo “capitano Johnson” si cela, con ogni probabilità, Daniel Defoe)

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  11. commediorafo ha detto:

    Ricordo che durante il servizio militare c’era uno scagline, il quarto, formato per la maggior parte da ragazzi napoletani. Il giorno del congedo hanno sostituito il tricolore con la bandiera del Napoli…
    Massimo

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  12. commediorafo ha detto:

    Ricordo che durante il servizio militare c’era uno scagline, il quarto, formato per la maggior parte da ragazzi napoletani. Il giorno del congedo hanno sostituito il tricolore con la bandiera del Napoli…
    Massimo

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  13. flalia ha detto:

    @ Massimo: eh eh! A ognuno la sua bandiera! 😉
    @ “Poeta”: ok, l’ho già messo in lista!

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  14. flalia ha detto:

    @ Massimo: eh eh! A ognuno la sua bandiera! 😉
    @ “Poeta”: ok, l’ho già messo in lista!

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