Olga
Pubblicato: 8 dicembre 2006 Archiviato in: morte, persone Lascia un commentoNell’ultimo periodo ha fisicamente sofferto tantissimo, il suo corpo si era ricoperto di piaghe. E ora è morta.
L’ho tanto amata e la amo tanto. Ha rappresentato per me una figura materna particolare, un po’ scomoda, nel senso che probabilmente non mi sarebbe piaciuta averla come mamma vera, era molto diversa da me, molto vanitosa, elegante, teneva tanto al lusso e all’apparenza, ma aveva al tempo stesso dei valori profondi, e soprattutto un cuore buono.
Olga, ti voglio bene. Anche se non potevo più parlare con te non ho mai smesso di pensarti. Sei nei miei pensieri e nei miei ricordi. Tutti ti hanno sempre considerato una donna altezzosa, dura e troppo vanitosa, ma sono certa che chi, come me, ha potuto conoscerti più a fondo, ha assaporato la tua dolcezza e la tua bontà d’animo, la tua capacità di donare affetto e di commuoverti mantenendo il tuo contegno. Non dimenticherò mai tutto il tempo che hai dedicato a me e ai miei sproloqui adolescenziali, i tuoi abbracci, i tuoi baci. La gita in pedalò, quando tu mi hai aperto il cuore e io il mio. Tutti i giorni in cui sono corsa da te in lacrime, spesso per motivi futili e a volte per motivi drammatici, e tu hai sempre saputo accogliermi e a volte hai pianto con me. Quando la sera fissavo ansiosa l’imbocco del vialetto attendendo il momento in cui tu saresti apparsa sulla tua bicicletta nera (nello scendere mi avresti salutata con un sorriso e un bacio). Quando, con tenerezza e orgoglio, mi chiamavi “la mia Ilaria” (facendo ingelosire la zia Nena che poi se la prendeva con me). Quando mi raccontavi della tua infanzia povera e della tua scalata sociale (con metodi non sempre del tutto ortodossi, e io te lo facevo notare e tu inventavi giustificazioni ancor meno ortodosse). Quando mi parlavi di tuo marito e dei tuoi numerosi amori (e con pochi, misurati, accenni schiudevi, a vantaggio della mia immaginazione, tutta una vita da donna adulta, che mi intimoriva e mi faceva sognare), delle tue delusioni e preoccupazioni.
Non dimentico niente e conservo tutto nel mio cuore. Pregherò sempre per te. Ti amo tanto e ti ringrazio.
Avrei voluto poterti stare accanto negli ultimi momenti. Non riesco a immaginarti cieca, muta, paralizzata, con un pannolone e piena di piaghe.
Allora ti ricorderò sempre nel tuo massimo splendore riccionese, quando, come tu desideravi, sulla spiaggia era impossibile non notarti. Con la tua bellezza e la tua eleganza svettavi su tutte le altre, sicura di te, sempre sorridente. Sono contenta di essere sempre riuscita a dirti quanto ti volevo bene.