L’amara pillola
Pubblicato: 25 novembre 2004 Archiviato in: calamità ilariesche, malanni, ospedale, uomini al lavoro 1 CommentoE così ingoierò l’amara pillola. Avere un medico così incredibilmente sexy è una vera sfortuna: potrebbe convincermi a sottopormi a qualunque tortura solo obnubilandomi con quella sua espressione maschia e ipnotizzandomi con quella voce bassa e potente e incredibilmente calda e rassicurante. Peccato che probabilmente io per lui non sia altro che un intestino come tanti (malato, per giunta). E poi è un tipo collerico, un po’ come me. Quasi ogni volta si infuria con la sua segretaria e i suoi collaboratori. Anche oggi, urlando come un forsennato, minacciava di licenziarli tutti (“Entro stasera vi sbatto tutti fuori”) scaraventando sul tavolo pile di cartelle cliniche e percuotendo innocenti ante di mobiletti. Ecco, mi piacerebbe essere la sua segretaria e ricevere tali sfuriate. E così mi sono ritrovata fuori dall’ambulatorio con un sorriso ebete sul volto e una pessima notizia ricevuta, della cui portata mi sono resa conto solo dopo, quando, tornando a casa in bici, numerose sferzate di aria gelida hanno risvegliato la mia mente dal suo torpore da infatuamento. Dovrò prendere una schifosa medicina per qualche ANNO. Un immunosoppressore che, se da un lato mi proteggerà dall’infame morbo che mi ha colpito, dall’altro mi esporrà maggiormente ad altre potenziali malattie. E non ho scelta, non ho alternative, prendere o crepare. La malattia non è pluralista, non è democratica, è palesemente dispotica e totalitaria. Ma con un medico affascinante la si affronta meglio, mettiamola così.
bella lì
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